La presenza di un’assenza: omaggio al Grande Torino Ieri mattina il direttore organizzativo dei Granata del Nord, Alberto Barile, unitamente al direttore amministrativo della Salernitana Alessandro Milan, con Rino Avella e Piero De Luca hanno deposto dei fiori ai piedi della lapide cementata sotto la tribuna centrale del Donato Vestuti, dedicata a Renato Casalbore e agli Invincibili, da un’idea di Olga Chieffi
Era un giorno di pioggia quel 4 maggio del 1949, quando l’aereo su cui viaggiava la squadra del Torino, la allora nazionale italiana, con piloti, giornalisti e tecnici, alle 17,03 s’infranse contro la collina di Superga, era un giorno di pioggia quel 17 aprile del 1948, quando allo stadio Donato Vestuti di Salerno, la Salernitana fu battuta 4 a 1 dagli Invincibili, è stato un giorno di pioggia ieri, quando il Torino è ritornato in città, per scontrarsi con i Granata del Sud. Ieri mattina, alle 11, un raggio di sole illuminava la lapide dedicata a quella squadra leggendaria e al giornalista Renato Casalbore il fondatore di Tutto Sport che era con loro per seguire 3 maggio 1949 l’amichevole contro il Benfica, una partita che Valentino Mazzola aveva promesso, e che nonostante una brutta influenza che lo aveva fermato qualche giorno prima, andò a giocare, per onorare i patti, per rispetto alla parola presa, uscendone sconfitto per 4 a 3. Uomini di rara avis, quelli, il cui ricordo giungerà fino alla fine dei tempi e che ieri mattina sono stati onorati dal direttore Organizzativo del Torino Football Club Alberto Barile, unitamente all’Amministratore Delegato della Us Salernitana 1919 Maurizio Milan, all’onorevole Piero De Luca e al consigliere comunale con delega allo sport Gennaro Avella, da un’idea di Olga Chieffi, critico musicale di questa testata, specchio del suo ricco patrimonio affettivo e sportivo. “Il grande Torino è un mito credo nazional-popolare, è il simbolo dell’Italia che esce dalla Seconda guerra mondiale – ha affermato Alberto Barile – Il grande Torino e il Giro d’Italia erano i due sentimenti su cui si dimostrava tutta l’Italia. Essere qui per me è un grandissimo onore e un piacere rappresentare il club del Torino che ogni anno ricorda questa squadra di invincibili così come sono chiamati da noi perché vincevano sempre e hanno rappresentato l’Italia anche all’estero. Anche il fatto che in quel giorno la Salernitana in questo stadio lasciò giocare il Toro in maglia granata rappresenta ancora una volta quanto Salerno sia una città ospitale, una città che vive di emozioni. Quindi non posso che ringraziare la città di Salerno, la Salernitana e tutti voi per questo bellissimo momento”. “Alberto Barile ha paragonato anche il mitico Filadelfia con la sua curva Maratona al Vestuti e alla Curva Sud, due luoghi magici. “Gli invincibili sono stati qui in serie A a giocare contro la Salernitana”, ha ricordato Avella che sta lavorando intensamente per ridare dignità all’impiantistica sportiva cittadina e che diverrà il luogo della multidisciplinarietà, come d’altronde lo è sempre stato. Una grande fucina di campioni, dalla pugilistica, al rugby, alla lotta libera, alla grandissima squadra di scherma con la Nedo Nadi, fino all’atletica leggera che ha sfornato talenti e campioni tra cui anche Antonietta De Martino. Emozioni palpabili, ad iniziare dal calpestare la nuova pista di atletica leggera, gemma di un Vestuti che ridiventerà, nelle parole dell’onorevole De Luca, il regno degli sport “minori”, che tanto hanno dato e continuano ad offrire gloria alla città di Salerno, retaggio ancora di uno sport romantico, una memoria vivida che deve essere instillata nei giovani, che si avvicinano alla pratica di una qualsivoglia disciplina. Durante la cerimonia il Torino è stato omaggiato da una targa dalla società sportiva Valentino Mazzola di Coperchia. Alberto Barile, nel ringraziare, ha invitato tutti i presenti a vivere l’ascesa al colle di Superga per il prossimo 4 maggio, per vivere le emozioni del popolo granata: la “passione” sportiva, come quella per ogni arte e lavoro, non appartiene la cecità di lasciarsi prendere da un’urgenza, ma al pathire, cioè vivere profondamente e dare spessore alla storia, ponendo un freno al delirante correre, in modo da fermarsi a riflettere su noi stessi, poichè l’uomo è libero e vive in quanto trascende, con il proprio pensiero, la stessa vita immediatamente vissuta, e quindi, la morte, quando pensa la Vita. Antonio Senatore