di Erika Noschese
L’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno scende in campo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. E lo fa unendo ricerca, sperimentazione e analizzando gli esiti dei tamponi, in tre diversi laboratori. Uno di questi, nei prossimi giorni, sarà attivo anche in provincia di Salerno, precisamente ad Eboli presso l’ospedale di classe 3 che avrà non solo il compito di analizzare i vari tamponi che giungeranno ma anche attività di sperimentazione e di ricerca, con il Pascale, Tigem e Ceinge. A confermalo Antonio Limone, direttore Direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
Direttore, anche l’Izsm scende in campo…
««Sì, siamo già scesi in campo. Ieri (mercoledì per chi legge ndr) abbiamo iniziato ad analizzare i primi 200 campioni e abbiamo fornito le risposte e i risultati. Abbiamo messo su un laboratorio a Portici, non appena il Ministero della Sanità ce lo ha autorizzato il giorno dopo era già funzionale; siamo entrati nella piattaforma che la Regione Campania ha predisposto, abbiamo ricevuto i campioni, fatti gli esami e fornito i risultati».
Una task force per fronteggiare l’emergenza Coronavirus…
«Abbiamo messo su nel nostro laboratorio di classe 3 a Portici tutto il personale a cui – e ci tengo a sottolinearlo – va il mio encomio a tutte quelle persone che, al di là di quest’espressione che spesso viene utilizzata mi compete o non mi compete hanno pensato di mettersi a disposizione, c’è un grande spirito di solidarietà all’interno dell’istituto e terremo aperti anche il sabato e la domenica e questo va a totale merito e onore dei dipendenti dell’Istituto che hanno offerto una grande disponibilità, sia i tecnici di laboratorio che i dirigenti che l’amministrazione di cui l’istituto può esser fiero e io lo sono per primo. Poi, mi ha molto colpito questa disponibilità, non ci siamo sottratti, siamo in trincea e stiamo dando una mano. Abbiamo attivato altri due laboratori: io ho avuto la disponibilità a titolo gratuito di un laboratorio a Casalnuovo, con cui abbiamo lavorato per la Terra dei Fuochi ed è il laboratorio che ha vinto la gara d’appalto per la campagna Trasparenza per il nostro progetto e che ci hanno messo a disposizione la struttura. Con questa collaborazione abbiamo tirato su un’attività per fare i campioni e da domani mattina (oggi per chi legge ndr) entra in azione questo secondo laboratorio, al netto di quello che ci manderanno perché stiamo aspettando i nuovi campioni che analizzeremo a Portici, come Istituto, e a Casalnuovo. Abbiamo attivato anche un terzo laboratorio, quello dell’ospedale di Eboli: grazie alla convenzione con l’Asl di Salerno abbiamo stabilito una collaborazione che ci dovrebbe consentire di utilizzare, con le nostre macchine e il nostro personale – in collaborazione con loro – questo laboratorio di classe 3 ad Eboli, all’interno dell’ospedale. Lì contiamo di fare anche attività di sperimentazione e di ricerca, con il Pascale, Tigem e Ceinge
Analizzerete anche i campioni di Salerno?
«Non so cosa succederà perché non abbiamo ancora attivato il laboratorio di Eboli per il semplice motivo che stiamo cercando di capire quale sarà il flusso dei tamponi per poi regolarci. Almeno in uno di questi laboratori un pezzo delle attività lo dovremo condividere con la ricerca perché nel frattempo stiamo cercando di mettere su un gruppo di ricerca che mette insieme il Pascale, il Cotugno, il Tigem, noi e Ceinge perché c’è un’attività di ricerca che non è da sottovalutare sulla condizione di una lettura immunitaria di questa malattia, sul farmaco di Ascierto».
Lei già in altre occasioni aveva ribadito che non era paragonabile ad una semplice influenza questo virus. In questo momento non è ancora stato raggiunto il picco ma com’è realmente la situazione in Campania?
«La realtà è che i dati che abbiamo non ci consentono operazioni matematiche certe perché la matematica si fa con i numeri e se questi non sono precisi non possono esserlo neanche le proiezioni. Io la possibilità di un aumento dei positivi non la escludo per niente, la ritengo una possibilità molto concreta perché in questa condizione bisogna leggerlo sempre in maniera retroattiva: ciò che accade oggi è il risultato di un fenomeno che si è verificato prima. In questa condizione è possibile che tutto ciò che è accaduto 15 giorni fa tutto quello che è stato una condizione più rigorosa introdotta nel sistema per condizioni di reclusione ci consentono di avere un risultato non favorevole; quello che abbiamo iniziato a fare di più serio lo dovremmo vedere in una proiezione differita. Se ci siamo comportati bene lo sapremo dai risultati che miglioreranno e se così non dovesse essere è perché queste restrizioni, pretese anche da De Luca, potrebbero non essere state fatte tanto seriamente. Questa battaglia si vince isolandoci, questo è il concetto e se non è stato rispettato è perché non è stato capito che il virus è molto più capace di noi a fare danni. La nostra parte doveva essere fatta nella misura in cui dovevamo isolarci e ogni giorno che passa, se ci siamo comportati male, dovremmo proiettarli in 15 giorni per avere dei risultati».
Crede che la sanità in Campania possa subire un collasso?
«Lei non può chiedere di oscillare così impunemente tra il bonaccione benaugurante e il corvo che legge con quella difficoltà che pure c’è la ipotesi di un tracollo. Io sono abituato a ragionare con dati alla mano secondo il metodo scientifico e i numeri mi convincono che la situazione è molto grave, che in Campania potremmo avere situazioni ancora più preoccupanti rispetto a quelli attuali ma ho visto molta buona volontà, impegno e abnegazione come ha fatto il personale del mio istituto e il mio plauso va a chi è in prima linea perché nessuno si è sottratto. Questo sforzo ha un valore e un significato ed è anche per attenuare gli effetti devastanti di questa tragedia perché noi possiamo arginare questa tragedia che ci è caduta addosso».