Questa sera nell’anfiteatro della Fondazione Alario, alle ore 21,15, la celebre commedia di Aristofane, introdotta da Iole Fargnoli, Ordinario di Diritto Romano presso l’Università degli Studi di Milano e l’Universitàt Bern, sarà ospite del cartellone di Velia Teatro
Di OLGA CHIEFFI
“Dei vostri uomini che sono lontani in guerra non avete desiderio? So bene che ad ognuna di voi il suo uomo è lontano”. Questa è la chiave della commedia di Aristofane, che tratta con ironia un tema attuale e scottante: la posizione delle donne rispetto alla guerra ed il desiderio della pace. Stasera, alle 21,15, il teatro della Fondazione Alario, ospiterà la messinscena del testo greco aprendo, così uno spazio di riflessione sulla donna e sul proprio ruolo, anche attraverso l’intervento di Iole Fargnoli, ordinario di Diritto Romano presso l’Università degli Studi di Milano e l’Universitàt Bern. Atene, 431 a.C. non dimentichiamo questa data, la città-simbolo della libertà e della democrazia, desiderosa di affermare la sua supremazia, entra in conflitto con la sua storica concorrente, Sparta, e con le sue alleate, scatenando la lunga ed estenuante guerra del Peloponneso. Nel 411 a.C., sull’onda emozionale di questi eventi e mentre Atene è squassata da un colpo di Stato oligarchico, Aristofane porta sulle scene il geniale progetto di Lisistrata. Ateniese, nutrita degli ideali della pòlis, Lisistrata decide di porre fine al conflitto con lo strumento che dalla pòlis ha appreso: convoca un’assemblea. Ma non è un’assemblea qualsiasi: ad essere convocate sono solo le donne, le donne di tutta l’Ellade, le donne i cui uomini si fronteggiano da nemici in guerra e che la guerra priva dei mariti, dei figli, di una vita normale. Alle compagne – non più nemiche – e per il raggiungimento della pace Lisistrata propone una singolare strategia di lotta: astenersi dal sesso. Lisistrata, ovvero «colei che scioglie gli eserciti» e l’idea-azione dello sciopero dell’amore delle donne elleniche che ricattano gli uomini, negandosi sessualmente, perché mettano fine alla Guerra del Peloponneso Attraverso la chiave satirica Aristofane, primo nella storia della cultura occidentale, affronta la questione dell’emarginazione femminile, senza indurre al patetico conferma di una subalternità e senza offrire soluzioni giustificate dall’eccezionalità della personalità eroica. Ma piuttosto esprimendo una reale volontà di mutare i destini e di ergersi a soggetto in grado di determinare una storia. L’allestimento, che vedrà la regia di Maurizio Azzurro, con le scene Martina Picciola e le maschere Riccardo Ruggiano, si sofferma sull’età felice del matriarcato. Inserendo una pantomima in maschera, sia come omaggio alla commedia greca, sia come respiro ai serrati tempi comici della rappresentazione dal ritmo incalzante alla quale prendono parte ben diciassette attori Valentina Elia, Paola Maddalena, Giulia Navarra, Nuvoletta Lucarelli, Attilia Maurano, Giorgia Maria d’Isa, Francesca Satolli, Simona Barbarulo, Maria Cristina D’Orso, Allegra Azzurro, Viola Santoro, Maurizio Azzurro, Gennaro Di Colandrea, Peppe Romano, Pasquale D’Orso, Antonio Elia, Manuel Di Martino. Lisistrata è la prima eroina dell’emancipazione femminile, simboleggiata dall’ occupazione dell’Acropoli da parte delle donne che si impossessano del tesoro che serviva a finanziare la guerra. Di riflesso ci mostra un primo intrepido esempio di governo al femminile. Lisistrata è un’eroina ribelle che sferra un attacco ad un establishment. Lo fa con una motivazione precisa: far cessare una guerra in una società depauperata dai suoi contenuti. Aristofane sovverte e travolge ipocrisie e luoghi comuni, smascherando i contenuti grotteschi e mostruosi di ogni guerra e riconducendo il conflitto entro i connotati simbolici di un corpo a corpo ancestrale tra la fisicità, la forza, il prepotente bisogno di fare degli uomini e l’intuito, la vitalità, la consapevolezza lungimirante delle donne.