Questa sera, alle ore 19, l’Area Archeologica di Fratte ospiterà la presentazione dell’antologia di racconti noir a cura di Cristina Marra, “Crimini Sotto il sole” e la performance del Quintetto d’archi de’ “I Cameristi di Salerno”
Di OLGA CHIEFFI
Dopo l’omaggio al clarinetto con il Weird Clarinet Quartet capitanato da Gaetano Falzarano e Giovanni Liguori, protagonisti insieme a Roberto De Caro, Bruno Fierro, Francesco Abate e Vincenzo Cuomo di un concerto che ha spaziato da Percival a Weber passando per il song-book di Gershwin, Mendelssohn e Berlin, moto gradito dal pubblico che con il suo caldo applauso ha chiamato diverse volte al proscenio gli strumentisti per il bis, questa sera, i cancelli dell’area archeologica di Fratte si apriranno alle ore 19 per la presentazione dell’antologia di racconti noir a cura di Cristina Marra, “Crimini Sotto il sole” (Editore Novecento, Collana Calibro 9), il primo dei due volumi che impreziosiranno la XVIII edizione dei “Concerti d’estate di Villa Guariglia in tour”, il festival organizzato dal Cta di Vietri sul Mare, nella persona di Antonia Willburger, con interventi di Piera Carlomagno e Brunella Caputo e le Letture di Davide Curzio. A seguire, il concerto dei “Cameristi di Salerno”, un quintetto composto da Annalaura Tortora e Natalia Aleksandra Dubiel al violino, Francesco Venga alla viola e M.Cristiana Tortora e Francesco D’Arcangelo ai violoncelli. Il programma principierà con l’Adagio e Allegro in Fa minore KV 594, una trascrizione della Fantasia per organo meccanico composta nel 1790 da Wofgang Amadeus Mozart. Nella vasta e multiforme attività musicale mozartiana non potevano mancare i pezzi per organo, o strumenti consimili, anche se queste composizioni, che sono soltanto tre non considerando il frammento dell’Adagio K. 617, non presentano elementi di grande importanza sotto il profilo dell’originalità creatrice. Definita da Mozart come “Adagio pour l’horloger” la Fantasia K. 594 inizia con un tempo in tre quarti di tono meditativo e di stile severo in un gioco di armonie e di modulazioni man mano sempre più audaci. Il successivo Allegro in fa maggiore ha l’andamento di un fugato dal ritmo nervoso e spigliato, di impianto sonatistico, che apre poi la strada al clima espressivo già ascoltato nel discorso sonoro introduttivo. Seguirà il Quintetto in do maggiore op. 30 n. 6 G. 324 meglio conosciuto con il titolo “La musica notturna delle strade di Madrid”, composta da Luigi Boccherini nel 1797. Questa composizione racconta in modo accattivante i suoni e la musica che si può udire durante la notte per le strade della capitale spagnola: a partire dal suono dell’Ave Maria (dove gli strumenti imiteranno il tocco delle campane) si prosegue con l’Ave Maria del Quartiere (nel quale il primo violino imiterà il tamburo del Quartiere dei Soldati) per poi ascoltare il Minuetto dei cechi, da suonarsi “sguaiatamente e con mala grazia”, il Rosario, un corale di ritmo libero, Los manolos la passacaglia dei cantanti di strada e, in cocnlusione, le popolari Variazioni sulla Ritirata Notturna di Madrid, a tempo di Marcia. Seconda parte della serata dedicata completamente al Franz Schubert del quintetto in Do maggiore d.956, datato 1828, un vero e proprio testamento spirituale. Elemento peculiare dell’ultimo Schubert è la dilatazione della forma, l’ingrandimento dall’interno delle strutture compositive, che porta l’intero Quintetto a dimensioni monumentali, con una durata che sfiora l’ora di ascolto. La partitura infatti compendia e riassume tutti i principali tratti dell’estrema fase creativa schubertiana, e costituisce probabilmente la composizione più astratta e “metafisica” del compositore. Il Quintetto, si riallaccia agli ultimi quartetti per archi del 1824-26, dove ritroviamo lo stemperamento nostalgico della dialettica classica, la tendenza verso il canto puro, la strumentazione che allude a colori orchestrali. A questa altissima sintesi si somma un tratto del tutto peculiare, quello dell’organico a cinque, che, per la presenza di due violoncelli, non ha praticamente confronti nel classicismo viennese (se non con l’opera 4 di Beethoven, che è però una trascrizione da un Ottetto ed è considerata un’opera “minore”). I sei Quintetti per archi di Mozart e l’opera 29 di Beethoven prevedono infatti due viole nell’organico. La scelta dei due violoncelli consente una contrapposizione espressiva fra due differenti “cori” (in cui la viola si “allea” con i due violini o con i due violoncelli); ed è proprio da questo abilissimo gioco che scaturisce con naturalezza la complessità del contenuto musicale del brano. Quest’elemento sinfonico è particolarmente avvertibile nell’ampio allegro ma non troppo, così ricco di episodi e vario negli atteggiamenti. L’adagio è l’esempio più puro dell’abbandono lirico di Schubert, di quel suo continuo spaziare intorno al tema, dell’infinito amore con cui porta ad esaurimento un motivo lungamente caro, di quella variazione continua e quasi inavvertibile di un mondo sonoro in cui si esprime il continuo creare della sua fantasia. Dello Scherzo l’Einstein ha sottolineato il carattere tempestoso ed esuberante: gli fa contrasto il trio, un andante sostenuto in re bemolle maggiore, in cui i cinque strumenti suonano tutti nei registri più bassi. Il finale, dallo spirito gioioso e libero, si richiama a quello della Sinfonia in do maggiore.