Di Olga Chieffi
Nella giornata di ieri ci ha lasciato, solo fisicamente, Pietro Cerzosimo, uomo che ha scritto 98 anni di storia. Attraversare un così lungo lasso di tempo, calarsi ed accettare il cambiamento, significa lasciare un’eredità di affetti, saperi, di esperienza, di emozioni pesantissima, oggi nelle mani dei figli, Armando, Irene e Gerardina, dei nipoti, dei familiari e di quanti lo abbiano conosciuto. Vi è una cosa che nella storia non muta mai, ed è il cambiamento stesso. Ciò che si modifica da un’età alla successiva costituisce il ritmo, la velocità relativa del cambiamento. Alcuni periodi sono relativamente stabili, la forza della tradizione è abbastanza forte per far fronte ai nuovi modi di pensare che stanno combattendo per nascere. In altri, la società è in moto, nel lasso di tempo di una singola vita, hanno luogo modificazioni che in un’età precedente, avrebbero occupato molte generazioni. Pietro Cerzosimo ha realizzato nel suo piccolo, il suo disegno, consegnandoci un messaggio di onestà e fiducia nel futuro, di culto per il passato e solidarietà, quella straordinaria humanitas, che ha contraddistinto, come tratto luminoso, la sua indole. Una breccia sempre aperta la sua, attraverso il racconto, il ricordo, la memoria, l’esempio che oggi ci carica di una responsabilità in più, quella intergenerazionale. Ripensando all’amicizia concessaci da Pietro, lo pensiamo oggi quale rappresentante di una riconciliazione tra passato e presente, espressione della vita intera, ripensata e vissuta nella sua irripetibile pienezza. Sua la capacità di crescere nel cambiamento, di saper mediare tra periodi storici e contesti socio-culturali, spesso completamente differenti tra loro, di attuare una revisione continua delle proprie condizioni di vita e delle relazioni sociali e affettive ad esse connesse, che ha fatto del nostro Pietro quel saggio del quale dovremo continuare il racconto. “Homo sum humani nihil a me alienum puto” è l’Humanitas di Terenzio, dove “Umano” e “Umanità” assumono il significato di rispetto di sé e degli altri, di arricchimento e approfondimento di rapporti umani, attraverso quell’atteggiamento che coinvolge l’intelligenza e la sensibilità dell’uomo nel rapporto con gli altri uomini. Vivere secondo natura è stata, forse, la caratteristica maggiormente tangibile di Pietro Cerzosimo, quasi da stoico, “nec vero potest quisquam de bonis et malis vere iudicare, nisi omni cognita ratione naturae et vitae etiam deorum, et utrum conveniat necne natura hominis cum universa”, scrive Cicerone nel III libro del De finibus bonorum et malorum. Noi lo andremo a cercare lì, tra la sinestesia di una nuova terra d’amicizia e colloquio. Tutto cambia e tutto resta per noi, se la morte rompe i sigilli e la parte di vita ch’era stata trattenuta fluisce e torna a noi, per questo rimaniamo disorientati di fronte alle morti e come presi da rimorso. Pur, tuttavia, l’amicizia se resiste oltre la morte, se si apre a quelle notti di veglia, in cui lo sguardo è fisso verso l’alto, potrà accaderle di divenire ancora più forte, spirante e ispirante. Rinnoveremo commossamente il ricordo della figura di Pietro Cerzosimo nella celebrazione funebre che si svolgerà alle ore 12 nella chiesa dei Santissimi Apostoli Pietro e Paolo in Montecorvino Rovella.