Lettera aperta di un cittadino su una tranquilla domenica pre-carnevalesca a pochi mesi dalle elezioni. Riceviamo e pubblichiamo:
E’ quantomeno auto-ironico decidere di presentare le liste per le amministrative 2019 degli ostinati forzisti e indire le primarie Pd in un giorno così vicino a Carnevale. Tra i soliti politici in nuove maschere, sfilavano abiti di Arlecchino, Panzone, Super-eroi, principesse e tanti Pulcinella. In una piazza gremita di festoni e allietata da motivetti orecchiabili, per un po’ è sembrato che la musica fosse cambiata, ma è bastato vedere le stesse facce per capire che solo lo slogan è diverso. Dal “cambiamento” all’orgoglio, si è finiti alla “passione”. Che abuso di sentimenti?! Ma non sembra una passione viscerale, quanto piuttosto quella del martire, quella “janeaustiana” che vive di scenari e apparenze in stile british.
Da Grande a Viva, Scafati resta quella che è stata con i suoi rappresentanti discussi, discutibili e spesso anche imputati di non aver fatto le cose per bene.
Chi per dovere e chi per piacere, non mancava nessuno nella parterrè dei citati nello scioglimento per camorra: anzi, uno era assente, ma è solo questione di tempo. Non basta un dottore per curare certe ferite, nemmeno un chirurgo estetico potrebbe cambiare certe facce. Bronzee, come le maschere del Carnevale veneziano.
Nella stessa città, ma dalla parte opposta di quel ponte, c’erano le primarie Pd. Se quel ponte potesse parlare, di certo non direbbe poesie né frasi intellettuali come alcuni dem altolocati e radical chic della “Scafati bene”. Bene sì, ma non benissimo. Soddisfatti delle “file” come una sfida tra pizzerie in un sabato sera invernale, i dem hanno iniziato questa battaglia elettorale con chi ha vestito più maglie di Ibrahimović con la differenza di non essere mai sceso in campo in prima persona e di non aver mai vinto una partita. Nè burattino, né burattinaio: personaggi da commedia dell’arte, appassionati di vecchi giochi da feste, come quello della sedia. La corsa, prima che la musica finisca, a sedersi.
Un teatro, un Carnevale. Timidi gli scafatesi oggi hanno rivissuto la Piazza tra giochi e feste: quasi increduli per quel clima così sereno e solare di chi vuol dimenticare per un attimo lo scioglimento per camorra, le bombe, i furti, la “munnezza”, il fiume, il fu ospedale, le promesse, le liti social, le minacce, la camorra, il “ma chi si candida?”, il traffico, la 268 che non apre ancora, i carri che non escono, i bar chiusi e il parcheggio a pagamento.
Oggi è festa. Nemmeno la “passione” ostinata o l’intellettualità troppo ostentata hanno rovinato la scena a chi, grande o piccino si è mascherato ed è sceso in Piazza.
Mercoledì, però, le maschere saranno riposte nuovamente nel cassetto, i coriandoli – si spera – saranno spazzati via, la lasagna sarà finita e resteranno in pochi ad avere ancora in mano la “polpetta”. Probabilmente gli stessi. E questo è un rischio che non si può correre, uno scherzo che non vale nemmeno oggi.
Carmine Pisacane