di Monica De Santis
Pia Giuseppa Santoro, è una 28enne, di Bellizzi, laureata in lettere classiche e specializzata sul Sostegno dopo aver vinto il Tfa presso l’Università degli studi di Salerno. Attualmente, è una felice, docente di sostegno presso l’Istituto Alberghiero Raffaele Viviani di Agerola e come tanti docenti fa la pendolare da Bellizzi ad Agerola. Alla stregua di molti docenti specializzati, vincitori a monte di un concorso formativo, purtroppo Pia Giuseppa è una delle tante docenti precarie e costrette a non garantire continuità didattica a quei discenti “dalla speciale normalità”. Per questo ed anche per altri motivi ha scelto di scrivere una lettera al ministro Bianchi. Una lettera nella quale racconta una storia, o meglio un’esperienza che spera possa avere riscontro nel cuore di molti suoi colleghi e di molte famiglie. La tematica affrontata nella sua lettera è, al momento, molto dibattuta politicamente ed è per questo che la giovane docente spera si possa trovare una sintesi che giovi in primis ai discenti “arcobaleno”. Nella sua nota al Ministro, Pia Giuseppa Santoro esordine presentandosi come “La professoressa dagli occhiali storti, ma Lei può chiamarmi semplicemente Pia. Sembra essere l’inizio di una gag comica, in realtà questo è l’appellativo datomi dal primo ragazzo “arcobaleno” che ha riempito le mie giornate tediate da una banale stereotipia! Ho intrapreso la mia carriera da precaria subito dopo il percorso di Laurea, Francesco (nome generico per privacy) è stato il mio sprone , il monito che mi ha permesso di capire quanto il mondo possa essere filtrato diversamente attraverso un paio di occhiali storti. Era il mio terzo anno di insegnamento e ,come molti docenti pendolari il tempo era spesso beffardo. Presa da mille pensieri, dopo due ore di macchina per raggiungere la scuola, aprii l’ombrello per riparare me ed il piccolo Francesco che stava per correre sotto la pioggia al fine di raggiungere i suoi compagni pronti ad accingersi all’ingresso dell’istituto. Il movimento celere mi fece scivolare gli occhiali rompendone l’asticella e deformandoli ai lati. Durante tutte le ore di lezione Francesco mi guardava soddisfatto, con un sorriso che si confondeva con la sua forte attenzione e voglia di imparare. Il giorno dopo mi presentai senza occhiali, decisi di combattere la pioggia con un bel paio di lenti a contatto! Francesco mi guardò corrucciato in volto, mi chiedeva con insistenza di indossare quegli occhiali storti. Dopo qualche ora chiesi sorridendo: è tanto spaventosa la professoressa senza occhiali?. ‘No, ma sei come me con gli occhiali storti’. In quel momento capii che Francesco aveva un cromosoma in meno nel suo Dna, un cromosoma che aveva deciso di rendere più grande il suo cuore e di vedere il bello in ciò che, solo all’apparenza, sembrava essere diverso. Da quel giorno indossai gli occhiali dall’asticella rotta tutti i giorni e, a dirla tutta, ero io a non poterne fare a meno! Il distacco, egregio Ministro, è stato duro: sento ancora Francesco ma, come potrà immaginare, la continuità è un miraggio lontano per noi specializzati, è un’unione spezzata da leggi che ci logorano come persone, destrutturano la dignità di noi docenti danneggiando in primis i ragazzi. Sappiamo bene quanto Lei sia sensibile alle dinamiche dell’inclusione, sappiamo bene quanto ci tenga a mettere la scuola al primo posto. I problemi ci sono da anni e non si possono risolvere con una bacchetta magica o con dissapori evidenti rivolti al mondo del precariato. Gentilissimo Ministro Bianchi il nostro invito è quello di poter creare insieme dei colori diversi, una tavolozza di buoni propositi per questi precari specializzati che, difatti, hanno già superato dure prove concorsuali altamente selettive, ci siamo formati sul campo con anni di lavoro e tirocini in itinere previsti già a monte nel percorso formativo del TFA, oltre che ad esami e laboratori. I nostri tirocini ci hanno aperto altre porte dalla normale specialità. I numeri, le proposte, le sintesi di opinioni possono dare valore al lavoro, alla passione e all’amore che ognuno di noi nutre per questi discenti che diventano un unicum inscindibile di esperienza e realtà quotidiana. Stabilizzarci significa donare libertà di espressione e dignità a questi ragazzi ed alle loro famiglie che cercano, instancabilmente, continuità didattica volta ad una legittima autodeterminazione della persona. Gentile Ministro, indossi anche Lei ‘degli occhiali storti’: la prospettiva sarà diversa, ma Lei permetterà di apprezzare un orizzonte inclusivo, un mondo a testa in giù che trasporta in una realtà fatta di affetto e desiderio di autonomia”.