di Erika Noschese
Fulco Pratesi non è più. Il fondatore del Wwf Italia è stato legato alla provincia di Salerno, in particolare grazie alla creazione di una delle cento oasi Wwf in Italia, quella di Serre Persano. A ricordarlo e celebrarlo è Remigio Lenza, che dell’oasi Wwf di Persano ne è responsabile.
Ci saluta una grande personalità.
«Anche con la sua età, fuori dai momenti salienti del Wwf, Fulco era sempre tenuto in grande considerazione. Lui è stato il fautore delle oasi. Il Wwf è presente in molte nazioni al mondo, ma l’unico che ha un sistema di oasi è solo il nostro Paese, l’Italia. Grazie all’idea di Pratesi abbiamo un sistema Oasi, altrimenti non ci sarebbero state».
Un’idea importante per valorizzare la natura.
«È stata una rivoluzione, in particolare quella di avere una nostra oasi, nonostante facciamo grandi sacrifici. Io lavoro qui all’oasi di Persano dal 1985: ho collaborato per 5 anni da volontario e poi sono stato assunto nel 1990. Ma non ho fatto un concorso: sono diventato un dipendente del Wwf perché mi sono calato in questa veste che oggi pochi fanno o vogliono fare, cioè, prestare l’attività di volontariato gratis al Wwf. Io venivo qui perché mi sentivo gratificato, mi faceva piacere. Poi sono statio premiato perché si è fatto sì che la mia passione diventasse il mio lavoro. Grazie a Pratesi ho avuto quest’opportunità».
Quanto ha inciso la figura di Pratesi per realizzare l’oasi di Serre Persano?
«Pratesi è stato fondamentale. Le oasi nascevano su questa modalità: sul territorio c’erano già persone che lavoravano alla ricerca di territori da tutelare e da porre all’attenzione del Wwf per creare un’oasi, un’area protetta. Lui qui, sentiti alcuni responsabili del Wwf di Salerno, al cui interno ci lavoravano persone molto motivate e serie, sapeva della possibilità di creare un’oasi e quindi prendeva in mano la situazione e si occupava della parte “politica” della vicenda».
Di chi è la competenza politica dell’oasi Wwf di Persano?
«La maggior parte delle oasi sono proprio gestite dal Wwf: quella di Persano è un’area protetta ma di proprietà dello Stato, si trova sul fiume Sele ed è data in concessione al Consorzio di bonifica Destra Sele. Il Sele forma un lago artificiale, e quest’acqua viene utilizzata per scopi irrigui. L’oasi è diventata del Wwf grazie a una convenzione tra Wwf Italia, quindi grazie a Pratesi, e il Consorzio di bonifica Destra Sele. Il consorzio si occupa dell’approvvigionamento idrico, mentre il Wwf garantisce strumenti di tutela e salvaguardia del territorio. I due presidenti si sono intesi, ma noi avevamo già creato le basi perché questo avvenisse. Pratesi è stato artefice della nascita di quest’oasi. Lui poi veniva spesso qui».
Cosa avete dovuto attenzionare, dal momento in cui l’area è stata definita oasi?
«Nei primi anni dell’oasi abbiamo garantito prima di tutto la vigilanza e la salvaguardia, perché la zona era aperta alla caccia e abbiamo dovuto aumentare la sorveglianza per evitare che ci fosse presenza di cacciatori, ma poi siamo passati allo step successivo, cioè la realizzazione di strutture che consentissero all’oasi di essere visitata da chiunque». Quando venne Pratesi a Salerno, la prima volta?
«Nel 1990 ricordo ancora che abbiamo inaugurato, grazie alla Soprintendenza di Salerno e Avellino, strutture, percorsi, palafitte e capanni di osservazione e Pratesi venne all’inaugurazione. Poi veniva per lunghe passeggiate, da noi. Lui era cacciatore, ma poi la veste di naturalista ha preso il sopravvento, assumendo il ruolo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla natura».
Una figura rilevante, quindi, anche per Salerno.
«Assolutamente sì. Ogni volta che veniva qui, lo ricordo sempre, vedevamo sempre qualcosa di straordinario. Come se la sua presenza fosse quasi una calamita per il mondo animale che ospitiamo qui. Un giorno, ad esempio, stavamo insieme ad osservare gli animali in un capanno. Questo capanno affacciava sul canneto dove spesso ci sono uccelli. Una specie che ci ha colpito è il Martin Pescatore. Poi uscì fuori un tritone, anfibio molto raro nel territorio. Cose straordinarie che potevano capitare solo con lui. Tra l’altro, lui era sempre fornito di taccuino, su cui faceva le prime bozze degli acquerelli. Quindi subito si è seduto e ha immortalato la scena che aveva visto».Questo legame è rimasto invariato fino all’ultimo?«Lui da un bel po’ non veniva più qui, ma lo sentivo spesso tramite cellulare o tramite mail. Lui era molto interessato alla nostra realtà».





