Legge Varchi e i deputati salernitani - Le Cronache Attualità

di Peppe Rinaldi

«Gravidanza solidale», «utero in affitto», «gestazione per altri», forse qualcos’altro ancora tra le variabili linguistiche a disposizione. Ma puoi girarci intorno finché vuoi, convincendoti che si tratti di solidarietà, che sia addirittura un diritto perché «famiglia è dove c’è amore». Tutto si può dire, certo, le parole aiutano a muoversi tra strade e sentieri della vita, almeno finché non producano errori e orrori che si risolvono nell’esatto contrario della buona intenzione presunta. Non chiamatela in quei modi, perché se la neve è bianca e non nera, se due più due continua a fare quattro, se di giorno c’è luce e di notte buio, quella roba lì può essere chiamata solo in modo semplice: compravendita o commercio o traffico di esseri umani, tutto il resto è ideologia, mercato, fanghiglia culturale del gigantesco equivoco «progressista» che ha spinto fino alle estreme il vituperato capitalismo in cui l’uomo stesso si fa merce. Una grande «conquista civile», non c’è che dire. La logica dice che non può esistere un diritto fondato sulla mutilazione altrui e, se esiste, non si chiama così dal momento che non può essere un diritto il privare deliberatamente di uno o entrambi i genitori una persona che non ha alcuna possibilità di difendersi, scegliere, decidere. Novantadue minuti di applausi Follia, malafede, crimine con l’iperbolica aggravante del buon proposito. Ecco perché va salutata con i fantozziani novantadue minuti di applausi la decisione del Parlamento di rendere il cosiddetto «Utero in affitto» reato universale, perseguibile ovunque sia stato commesso da un cittadino italiano, in patria (si può dire patria?) o all’estero. Parliamo della legge Varchi, dal nome della parlamentare Carolina, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia della Camera, norma che modifica l’articolo 12 della legge n. 40 del 2004 e rende così vietata la pratica della gestazione per altri anche se compiuta all’estero. Il testo Varchi, approvato a Montecitorio nel luglio del 2023 con 166 sì, 109 no e 4 astenuti, riprendeva quello presentato da Giorgia Meloni nella precedente legislatura. La maternità surrogata, già vietata in Italia ma lentamente, subdolamente introdotta nel nostro Paese grazie ai famosi viaggi all’estero che si vorrebbero risparmiati agli opulenti clienti di questa borsa nera di neonati (ad esempio, la “martoriata Ucraina”, come la chiama il Papa, è una delle capitali mondiali di questa schifezza) come pure dalla solita giurisprudenza anarco-creativa, ora diventa reato universale, cioè perseguibile anche se praticata in paesi stranieri. A votare a favore del provvedimento le forze di maggioranza, Fdi, Fi e Lega; contro, il Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Quindi, finalmente carcere e multa per chiunque compravenda un essere umano, anche fingendo o illudendosi che sia un gesto caritatevole – si veda l’ultimo caso di due uomini emiliani beccati all’aeroporto di Buenos Aires mentre stavano espatriando con una neonata comprata in saldo per 5mila euro da una povera disgraziata di Rosario, i due si sono salvati giusto in limine mortis, cioè poche ore prima che entrasse in vigore questa sacrosanta norma -, una «carità» esibita e rivendicata come se ciò facesse la differenza per il neonato, unico punto di partenza e di arrivo di tutta la discussione. I parlamentari di Salerno che hanno votato contro la legge Da quel che risulta, i parlamentari salernitani che hanno votato contro la legge sono stati, alla Camera, Piero De Luca e, al Senato, uno dei 5 Stelle e uno di Avs, rispettivamente Franco Castiello e Francesco Mari, quest’ultimo di Sinistra Italiana, partito fondato e presieduto tuttora da un altro attempato signore occidentale di sinistra, un omosessuale pugliese già governatore di Regione che, di concerto con il proprio giovane «marito», ha comprato per circa 130mila dollari in Canada un bambino nato da chissà quale disgraziata o svalvolata indigena. In nome del «diritto» al figlio, ovviamente, così come dell’amore e di tante belle atmosfere iblee e zuccherose che si fanno, poi, pura distopia. Da pochi giorni, dunque, chiunque sarà beccato in quelle condizioni rischia il carcere fino a due anni e una multa fino a un milione di euro, pena anche lieve – a giudizio di chi scrive – considerata l’oggettiva gravità di una condotta configurabile come vero e proprio crimine contro l’umanità. Cos’altro è se non un crimine quello commesso da una coppia, peggio ancora se omosessuale, che programma la nascita di un orfano, totale o parziale? Dove e come nasce il diritto di qualcuno a cambiare il destino di un altro essere umano privandolo delle condizioni di partenza che sono uguali per tutti, recidendogli la catena del sangue, unico vero patrimonio di ciascuna persona? Ovvio che non esista da nessuna parte se non nella testa malata di gente sazia e disperata che – ed è ciò che li rende odiosi – strologano di diritti e delirano su sgangherati «progetti di famiglia» perché qualcuno ha ficcato loro nella testa, riuscendoci, l’idea che «famiglia è là dove c’è amore». La maggioranza di chi ricorre a questa pratica è, per ovvie ragioni statistiche, formata da coppie eterosessuali: naturalmente, per altrettanto ovvie ragioni, quelle omosessuali che vi abbiano ricorso o vi ricorrano colpiscono in misura maggiore i critici di questa tecnica. Più di tanto non è riuscito ad ottenere il Parlamento, luogo di mediazione per eccellenza, due anni di carcere sono pochi per una pratica tanto abominevole ma sono sempre meglio di nulla: si pensi che se fosse entrata in vigore la famigerata legge Zan (dal nome del deputato patavino Alessandro, ovviamente del Pd, ovviamente militante professionale dell’acronimo più comico e cervellotico del mondo, Lgbtq+), anch’essa collegata al sistema «arcobaleno», chi si fosse azzardato a metterlo in discussione, di carcere ne avrebbe rischiato fino a sei anni. Questo, tanto per fissare il livello di capovolgimento logico. Come con l’omofobia cosiddetta, un’altra gigantesca stupidaggine che realizza stigmi sociali ribaltati per chi ne venisse attinto. Guido Ceronetti, straordinario scrittore piemontese, in un altrettanto straordinario carteggio con un intellettuale come Sergio Quinzio, disse una cosa che oggi farebbe scandalo: “Hai ragione a vedere nell’omosessualità una parte di male” – dice Ceronetti a Quinzio -, hanno un bel volerla normale e alla luce del sole, ma è invece invasione della Tenebra, è pratica ctonia, necrofilia”. Piaccia o meno, è un’opinione. Ma quanti anni di carcere avrebbero inflitto a Ceronetti, oggi, i tribunali della Gaystapo? Invece, comprare neonati, strappandoli dal ventre e dal seno delle madri, c’è chi riesce non solo a pensarlo, a dirlo e a farlo ma riesce perfino a chiamarlo diritto. Il Parlamento, approvando questa legge, stavolta ha invertito il rischio di precipitare nello strapiombo dell’inciviltà più radicale. Pertanto, come direbbe Totò, quei novantadue minuti minuti di applausi “passano a novantatré”.

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