di Michelangelo Russo
prospettate nel giulivo decreto legge di questa maggioranza che fa le prove, a quanto pare, dell’olio di ricino come prima alternativa per un patteggiamento generale coi trasgressori.
E sì! Le pene, così eccessive e inaspettate per il nuovo reato (di cui, con i drammi di guerra e recessione incombenti nessuno sentiva la necessità) non possono che preludere, in sede di conversione in legge del decreto dinanzi alle Camere, ad una attenuazione delle sanzioni, soprattutto per i partecipanti alle riunioni considerate illegittime e pericolose. Bere mezzo litro di olio di ricino può essere quindi una pena accettabile per il patteggiamento. Una cosa va detta a favore di questa improvvida uscita legislativa del Governo di Destra: se voleva far ridere, imitando la teatralità tragicomica del regime di tanti anni fa, c’è riuscito perfettamente. Perché è diventata ilare, in qualche modo, innanzitutto la posizione del Ministro della Giustizia Nordio. Ma come? Non aveva messo al primo posto, nel suo programma, una depenalizzazione massiccia, facendo uso di sanzioni alternative alle manette?
E per i Rave Party perché ci deve essere la galera anziché la confisca degli strumenti e un “daspo” comune, come per i tifosi violenti??
La storia è sempre la stessa e si ripete.
Diceva Mao Tze Dong: tutti i reazionari sono capaci di alzare grandi macigni, salvo a farseli cadere poi immancabilmente sui piedi. Il governo di Destra esce male da questo esperimento: perché la gente si aspettava, se decreti legge dovevano esserci, provvedimenti di detassazione e di incentivi immediati, avvertibili da subito nel portafoglio. Come i famosi ottanta euro in busta paga di Renzi. Del Rave Party non frega niente a nessuno, anche se questi giovani scalmanati e irregolari non richiamano simpatie con i loro eccessi di libera circolazione di droghe. Il disegno governativo è chiaro, e si ispira a precedenti tristemente famosi. Si inizia, per sperimentare il controllo della dissidenza, con le sanzioni ai diseredati e ai fastidiosi. Quelli detestati da tutti. Viene in mente la poesia antinazista del pastore luterano Niemöller (spesso attribuita a Brech): “Prima di tutto nemmeno a prendere gli zingari, e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto perché mi erano antipatici. Poi presero gli omosessuali, e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.”
Purtroppo, il buon giorno del nuovo Governo presenta risvolti inquietanti e domande legittime. Come è possibile che un testo (comunque raffazzonato e ambiguamente generico, perché non parla di Rave Party specificamente ma accenna ad ogni raduno potenzialmente fonte di pericoli) abbia visto la luce in poche ore dall’insediamento del governo?
Dov’è l’urgenza talmente assoluta da richiedere un decreto d’urgenza, come una pestilenza imminente? È verosimile allora che la sua gestazione faccia parte di un programma studiato da tempo che vuole bruciare le tappe e i tempi di reazione delle opposizioni. A partire dalle piazze degli Atenei, dove la rabbia delle forze studentesche esplode in nome della Liberta!
Ma Meloni dovrebbe capire subito che non c’è decreto d’urgenza che riesca a fermare l’immaginario libertario dei giovani.
Guardi alle Università dell’IRAN.
Michelangelo Russo