di Erika Noschese
È il primo marzo 2022: Anna Borsa viene uccisa per mano del suo ex fidanzato, Alfredo Erra mentre lavorava nel salone di bellezza a Pontecagnano Faiano. Nello stesso giorno, poco più distante, presso la caserma dei carabinieri di via Duomo, a Salerno, una donna vittima di stalking prova a denunciare per l’ennesima volta, il suo ex compagno. Una denuncia sottovalutata, non ci sono gli estremi per procedere, non ci sono abbastanza elementi nonostante i due anni di carcere precedenti per lo stesso reato e ai danni della stessa donna. Con la morte di Anna ci siamo sentite ripetere tante volte di denunciare, di rivolgerci alle forze dell’ordine, di non perdere la fiducia e di non avere paura. Le donne vittima di violenza lo sanno. Sanno quanto costa raccontarsi, mettersi a nudo di fronte ad un uomo in divisa che nulla sa di noi e che, probabilmente, neanche crede ai loro racconti.
Lo sanno. Lo sappiamo. Non è facile, per niente, ma c’è chi ha il coraggio di farlo. Ed è in questo momento che le forze dell’ordine entrano in gioco: non sottovalutate la paura di una donna che si ritrova il suo ex compagno ovunque, provate ad ascoltarle e a capire. Il mio non vuole essere un attacco, forse un appello, la legge c’è e va applicata. Nel 2022, con casi di femminicidio in costante aumento non si può parlare di “coincidenza” e archiviare il caso. Oggi si parla di Codice Rosso ma forse non basta. Serve una spinta in più per quelle donne che vogliono riconquistare la loro libertà, la voglia di vivere, di uscire senza la paura di essere seguite, offese, minacciate da un uomo che non riesce a voltare pagina. Sono uomini ossessionati, incapaci di mettere un punto definitivo, di ricominciare una nuova vita e non accettano la fine di una relazione. Non basta il carcere, questi uomini devono capire, toccare con mano la sofferenza. Solo così potrebbero fare un passo indietro, solo così potrebbero capire che è giunto il momento di smetterla. E allora faccio mia la proposta dell’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pontecagnano Faiano, Adele Triggiano: ci siano le donne ad ascoltare le vittime di violenza perchè, sì, loro hanno una sensibilità differente, riescono a trasmettere una maggiore sicurezza, forza e coraggio per andare avanti. Ed è ciò di cui abbiamo bisogno quando proviamo a denunciare, non di sentirci dire: “state tranquille, sono solo coincidenze”.