di Erika Noschese
Dalla magistratura a Palazzo di Città, dalla giustizia alle ingiustizie che ogni giorno vivono i cittadini, costretti a fare i conti con le mancate risposte delle istituzioni. Claudio Tringali, da ex magistrato, è entrato a far parte della squadra di governo cittadino. Una nomina inaspettata la sua – e incompatibile, da presidente della fondazione Menna – eppure è entrato a gamba tesa, nel bel mezzo di un’inchiesta sulle cooperative sociali. Una bufera che, da ex magistrato, dovrebbe voler toccare con mano, quantomeno per capire se è stato superato il confine tra legalità e illegalità: c’è in corso un’inchiesta (che vede indagato anche il sindaco Napoli ma questa è un’altra storia), non spetta a lui il ruolo di giudice supremo. È una questione di coscienza, forse, per chi – per anni – ha provato a mettere all’angolo le ingiustizie. Ma va bene così, dinanzi ad un ruolo di spicco non c’è ragione che tenga.
Tringali assume deleghe che sorprendono, nuove per la città di Salerno: così guida l’assessorato alla Sicurezza, alla Trasparenza (proprio mentre il Comune chiudeva le porte in faccia alla stampa lui si è avvalso della facoltà di tacere) e della protezione civile, ente fondamentale che merita – per l’amore e la passione che nutrono i volontari – di essere riconosciuto, premiato (ma non con trofei e medagliette ma mettendo a disposizione mezzi e strumenti). Quello che è accaduto sabato mattina presso la caserma del comando i Vigili del Fuoco non può in alcun modo essere ridotto a mera fatalità. Quando ci sono in ballo vite umane, volontari, sacrifici, sangue, sudore e passione allora non c’è fatalità che tenga: parliamo di negligenza, di tragedia. Ebbene, l’assessore Claudio Tringali era lì, presente insieme alla moglie (che oggi guida la fondazione Menna, tutto in famiglia). Non una nota, non una parola. Anzi. Tringali oggi si concede il lusso di bloccare la stampa. E di offenderla. O quanto meno di offendere noi, una redazione con una storia alle spalle. Sia chiaro, caro assessore, forse sbaglia: lei sicuramente non avrà bisogno di noi ma, le assicuro (e qui parlo in generale, non solo per il nostro quotidiano), la stampa non ha bisogno di lei. Avevamo bisogno di risposte. Qualcuno dovrà spiegare alla famiglia come mai quel ragazzo oggi è in un letto d’ospedale, con la faccia distrutta e rischia di perdere un occhio, perché è esploso un estintore. Un’esplosione all’interno di una caserma. Com’è possibile? Paradossale. Chi dovrebbe assicurare il rispetto delle norme? Chi avrebbe dovuto verificare il corretto funzionamento dell’apparecchiatura di sicurezza? Come è possibile che si verifichi un’esplosione. Tringali, lei avrebbe dovuto dare delle spiegazioni: non a me. Non a noi, non alla stampa. Questa volta, forse, deve risposte alla sua coscienza. Forse, sarebbe il caso di dimettersi. Ma tant’è.