Il libro ha trentacinque anni oramai, ma al di là dei fatti resta un classico sull’ “argomento”. Ci chiediamo oggi Fruttero & Lucentini cosa avessero potuto scrivere. Da salvare perché in tutti questi anni nulla si è imparato per migliorare, anzi…..
Di Francesco Dutti
Benché “La prevalenza del cretino” uscì nel 1985, il tema continua a essere di scottante attualità. La rilettura suscita quasi rabbia perché nulla si è imparato da quegli anni e da quelle descrizioni. Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé. All’apparenza erano righe destinate a un quotidiano, e, dunque, scritte per durare sì e no 24 ore. E invece no, erano gemme dove l’intelligenza e la cultura sterminata erano irrorate dall’ironia. Dico la rubrica “L’Agenda di Fruttero & Lucentini” che Alberto Ronchey aveva ospitato sulla Stampa a partire dal 1972. In quell’angolo gli autori s’erano proposti di occuparsi della Vita, sotto tutti i suoi mirabili aspetti, in tutta la sua multiforme ricchezza. Ma si sono poi trovati a dover fare i conti, direttamente o indirettamente, con una sempre più invadente, preponderante figura, quella del cretino contemporaneo, o “post-fesso”. Di qui, la feroce comicità du queste cronache italiane, dove in organici capitoli, il cretino viene seguito, minuto per minuto: a scuola e a casa, in ufficio e in vacanza, in salotto, in Parlamento o alla T.v., nei panni dell’intellettuale o del burocrate, del pubblicitario, dell’uomo di cinema o di teatro, del linguista o del filosofo, sotto ogni travestimento. Un libro di battaglia, dunque? No, perché la prevalenza numerica dell’avversario consente ben poche speranze di vittoria. Un sollievo per gli oppressi, piuttosto, una rivalsa offerta a quanti, aggirando l’orda nemica per sentieri noti unicamente agli autori, vogliono prendersi almeno la soddisfazione di ridere alle sue spalle, e noi con loro.