di Federica Bove
“Grazie alla musica che mi ha dato tutto, a 19 anni è iniziata la mia carriera, mi ha offerto la possibilità di conoscere e imparare ma soprattutto studiare e capire che nel mondo c’è sempre qualcuno che ne sa una più di te.” Queste sono le parole di Antonio Marzullo, trombonista, docente presso il conservatorio “G. Martucci” e segretario artistico presso il teatro Giuseppe Verdi di Salerno, il quale ha inteso raccontarci come sia riuscito a porsi, sempre con grande umiltà, al servizio della Musica Da dove è scaturita l’idea di fondare un’orchestra a Salerno? Ho deciso di fondare l’orchestra Filarmonica poiché la mia città non aveva mai avuto un’orchestra e sentivo la necessità di costruire un progetto insieme a tanti bravi musicisti e amici. Dal 97’ è iniziato tutto, dopo il terremoto che ha sigillato il Verdi per 16 anni. Da anni collaboriamo con diversi teatri ed è la dimostrazione del nostro operato. Abbiamo un sogno: avere una grande orchestra stabile tutto l’anno e cercare di rientrare nella legge del 1967 relativa alle formazioni liriche, ovvero di ricevere un riconoscimento dal ministero della cultura dello spettacolo. Com’è giunto ad essere il braccio destro di Daniel Oren e come ha fatto a fargli accettare la direzione artistica del massimo cittadino? Ho conosciuto Daniel Oren quando dal 1984 al 1987 è stato direttore stabile del San Carlo, indi, nel corso delle frequentazioni dell’opera di Roma abbiamo stretto quell’ amicizia che è durata negli anni. Siamo andati a Parigi e lo abbiamo convinto ad accettare la direzione artistica del Verdi. Grazie anche al suo nome eccelsi cantanti e registi si sono esibiti nel nostro teatro, abbiamo suonato in Senato, per il Papa Giovanni-Paolo II, ci siamo esibiti in Cina, in Corea, in Spagna. Insomma, dal 2006 si è aperto un grande ciclo anche grazie al contributo del sindaco e del comune. con tante belle stagioni e concerti prestigiosi, su tutti Daniel Oren nel Nabucco di Gigi Proietti, la London Symphony e Valery Gergiev, lo “Czar” sul nostro palcoscenico, e Roberto Bolle nella Giselle di Mats Ek. Qual è l’esperienza più significativa di questa sua carriera artistica? Una delle più grandi occasioni della mia vita e alla quale ho associato un bellissimo ricordo è la Turandot allo stadio di Parigi, la produzione più grande tra tutte che ho potuto realizzare grazie a tutti i miei colleghi, abbiamo creato una squadra che tutti ci invidiano perché chiunque entra nota questa grande eccellenza quindi ringrazio tutti dal primo all’ultimo. Il nostro motto è sempre stato: “Ci muove la passione!” Le sue “passioni” quali sono, Maestro? Mi piace tutto ciò che è legato alla cultura in generale, amo tutto ciò che è la musica dalla classica alla lirica, al pop e al jazz ma che sia fatta bene. Mi rifaccio sempre a questa frase meravigliosa di Duke Ellington che dice che di generi ce ne sono solo due: la musica buona e l’altro genere. Nella mia vita ho conosciuto tutti i grandi della musica e grazie a loro mi sono reso conto che la musica è un patrimonio universale e che andrebbe comunicata a tutti i giovani. Il problema è che oggi c’è la mancanza di formazione. Bisognerebbe insegnare musica ai bambini dalla prima elementare. L’ora di musica oggi viene presa come un’ora di svago. Bisognerebbe mettere tutti in condizione di suonare e di cantare. Oggi le scuole si trovano in debito di tante cose, mancano gli strumenti, chi vuole imparare è costretto a caricare di molte spese le famiglie. Inoltre, manca il valore della famiglia intesa come valori, studio, rispetto e umiltà. Una formazione invece che è enorme nei paesi come la Cina e la Corea. Questi ultimi hanno grandi musicisti e le migliori orchestre. Bisognerebbe prendere esempio da loro. Cosa consiglia ad un ragazzo che vuole avvicinarsi al mondo della musica? Frequentate il teatro, sale da concerto, alternanza scuola lavoro, la pandemia ha sicuramente bloccato tutto, ma non perdete la speranza perché la musica è qualcosa di straordinario, dona esperienze incredibili che non si possono programmare ma che avvengono. Sai cosa significa avere di fronte a te 57 mila spettatori per una tua produzione? E’ qualcosa di inspiegabile. Non è importante di che tipo di musica si stia parlando, vivete di musica perché solo essa riesce a trasmettere emozioni. Ci vuole la passione in tutto, ma la musica, come tutte le altre arti, sono professioni in cui bisogna dare tutto se stessi a cominciare dallo studio. I giovani devono ritornare a studiare seriamente!