Tra le migliaia di artisti che hanno preso parte all’Aida, la prima della nuova stagione lirica all’Arena di Verona anche l’agropolese Lucia Grieco.
Chi è Lucia Grieco?
“Vivo a Roma da 21 anni, mi sono trasferita per studio, laureata alla facoltà di Lettere e Filosofia corso di laurea in Dams, all’università di Tor Vergata. Contemporaneamente ho iniziato gli studi musicali di canto lirico al conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Prese entrambe le lauree, lo studio del canto lirico continua comunque con l’ammissione all’Accademia del Monaco e poi privatamente con diversi insegnanti, ultima Ines Salazar (la Tosca del secolo con Pavarotti sotto la regia di Zeffirelli). Sin da piccola cantavo, in coro, prima amatoriale, poi a Roma entro nel laboratorio di musica corale dell’Università fino ad arrivare a lavorare saltuariamente con cori di professionisti spaziando dal repertorio operistico a quello più contemporaneo. Per anni mi sono esibita da solista in concerti, avendo avuto la possibilità anche di debuttare piccoli ruoli operistici, ma quest’anno è arrivato il grande palco dell’Arena”.
Verona, l’Arena, la casa della lirica… qual è l’emozione?
“Non ci sono parole per descrivere cosa si prova a calcare un simile palco, posso solo dire che è un sogno che si realizza, un qualcosa di tanto sognato, ammirato, desiderato, anche idealizzato, guardato sempre dall’esterno con ogni sognanti e speranzosi , che si materializza. Avrò modo di cantare, in qualità di artista del coro , diretta da direttori d’orchestra importanti, registi di fama internazionale, e soprattutto insieme a cantanti di prima fascia, stelle della lirica mondiale”.
Quest’anno si spengono cento candeline: è una grande responsabilità per tutti…
“Non bisogna mai considerare la realizzazione di un sogno come punto di arrivo ma come un punto di inizio. Ogni sogno ne ha un altro in sé che, con costanza, studio, impegno e sacrificio può svelarsi e realizzarsi”.
Come si vede nel domani?
“Ho imparato con gli anni, e soprattutto grazie alle vicende personali, a vivere giorno per giorno, a godere dei piccoli passi e successi senza affannarmi, senza bruciarmi la bellezza del presente con la paura del domani. Domani mi vedo come oggi, su un palco, importante, a fare il lavoro che ho sempre sognato di fare e per il quale ho fatto innumerevoli sacrifici, poi, quale palco possa essere, e in che ruolo mi esibirò, lascio alla vita sorprendermi! Per fare una battuta dico sempre che io incarno il proverbio napoletano “Dicette ‘o Pappice ‘a Noce damme ‘o tiempo ca te spertose”, che letteralmente vuol dire: “Disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo”.
Negli anni, la lirica è stata ritenuta come un qualcosa di nobile e riservata a pochi eletti, ma ultimamente pare si sia aperta al grande pubblico anche grazie ai mezzi televisivi che trasmettono le opere in prima serata. È davvero così?
“Credo che la televisione renda tutto più fruibile e attuale, anche l’opera ormai non più di nicchia, ma trasmutata, come in questo caso, un grande evento mediatico, con straordinari effetti scenici e visivi sempre nel rispetto della musica del compositore”.
Cosa dice ad un ragazzo che oggi vuole affacciarsi a questo mondo?
“Per fare questo mestiere ci vuole molta disciplina, sacrificio e dedizione. Studio, tanto studio, che non finisce mai, perché un cantante è come un atleta , deve “allenarsi “ ogni giorno per mantenere alti i propri standard di prestazione . Anche e soprattutto lo stile di vita influisce sulla qualità della voce: dormire bene, mangiare bene, essere in salute sta alla base di tutto, perché il nostro strumento è dentro al nostro corpo, ed è suscettibile ad ogni minimo problema, anche e soprattutto psicologico. Nervi saldi ragazzi! L’emozione ci deve essere, ma deve essere gestita al migliore dei modi”.