L'aggravante che De Luca ha: la maggioranza del suo partito contro - Le Cronache
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L’aggravante che De Luca ha: la maggioranza del suo partito contro

L’aggravante che De Luca ha: la maggioranza del suo partito contro

di Salvatore Memoli
Tra De Luca ed il Governo italiano c’è un problema relazionale. Manca un codice di comunicazione che permetta di sincronizzare i linguaggi. Un disastro che è acuito dalle distanze politiche che si attestano su posizioni lontane e di scontro, con l’aggravante che De Luca ha la maggioranza del suo partito contro. Ovviamente non si tratta soltanto di capirsi sui termini di un discorso politico che resta conflittuale ed ha come oggetto il trasferimento di provviste economiche che sembrerebbero vitali per i bilanci ed i programmi della Regione Campania. La discesa in piazza di quelle che sono state definite truppe cammellate al seguito di De Luca dimostra esattamente che il comune denominatore per tutti è l’ossigeno economico-finanziario che manca a tutti, se Roma non apre i cordoni della borsa. Questo sarebbe un discorso con una sua logica e giustamente motivante per la manifestazione organizzata che ha registrato la partecipazione di alcune decine di sindaci che hanno risposto alla chiamata ” in armi” della Regione. Se si trattasse di fondi di qualsiasi altro genere e se non si chiamassero e fossero riconducibili ai Fondi di coesione e sviluppo che lo Stato gestisce e distribuisce alle Regioni, De Luca avrebbe ragioni da vendere. Si tratta invece di uno strumento con cui si debbono fare investimenti attraverso fondi strutturali europei che hanno precisi obiettivi e che servono ad armonizzare i divari economici e sociali tra i territori. Tutto questo in attuazione di principi europei rivolti a sostenere gli Stati Membri, con uno sguardo particolare per le Regioni.
Per l’Europa la coesione viene intesa sotto tre aspetti in particolare: economico, sociale e territoriale. La sua corretta attuazione è legata alla funzione stessa dell’Unione Europea. A parere di molti osservatori la manifestazione di De Luca a Roma, mentre la Meloni e Fitto erano in Calabria per l’affidamento dei Fondi di Coesione alla Regione, si è prestata a confusione ed equivoci avendo aggiunto ai temi della giornata la contestazione dell’Autonomia differenziata. Questa meritava una sua autonoma manifestazione sussistendo motivi validi per puntualizzare le differenze di punti di vista con le posizioni del Governo Nazionale. Invece De Luca ha preferito l’insalata facendo riemergere una motivazione ideologica e politica dello scontro sottolineata dall’ormai identitario canto di Bella ciao, a sostegno della sua giusta causa! La confusione ha scatenato l’equivoco che si è coniugato con l’assenza giustificata della Meloni e di Fitto e le porte chiuse dei loro uffici. Sinceramente sembra fatto apposta per creare lo scontro e far montare la rabbia dei manifestanti!
L’altro argomento della marcia cioè l’attribuzione dei fondi di Coesione e Sviluppo avrebbe bisogno di una riflessione di merito, se il merito e la verità possono interessare alle manifestazioni di scontro politico. Tra De Luca e il Governo si è alzato un muro impenetrabile, non permette nessun tavolo di trattativa tra gente che dice e sostiene cose diverse.
Sinceramente a De Luca non si deve indicare la strada del lavoro ( ” vai a lavorare”) come soluzione di un contendere spinoso e delicato. La vita di De Luca è da sempre piena di giornate faticose, un continuum che iniziò nel lontano 1993 quando divenne Sindaco di Salerno. La premier avrebbe potuto dirgli incontriamoci con le carte e i documenti, verifichiamo il lavoro fatto e quello che legittimamente resta da fare con il nuovo finanziamento. Soprattutto avrebbe dovuto ricordargli che nella volontà del Governo e dell’Europa i fondi di Coesioni e sviluppo non servono per ” pizze calde e palle di riso”, quel panem et circensem che mette tutti d’accordo. I fondi hanno una connotazione chiara ed imprescindibile servono per progetti strutturali in ambiti molto precisi che non permettono usi impropri e decontestualizzati.Si capisce che la Regione Campania deve produrre più idee progettuali e meno idee e blandizie a favore di tutti. La Regione quindi deve mettersi a lavorare e recuperare il tempo perduto per creare un parco progetti da spendere fruttuosamente. In questo caso, se presenta progetti validi, porta a casa risultati di finanziamenti utili alle giuste cause. Vanno bene tante manifestazioni come sagre ma la Regione deve dimostrare di più all’Europa, deve far vedere che ha i numeri e le priorità per rivedere programmazioni di strade ed infrastrutture utili ad un rinnovamento tecnologico proficuo e votato alla crescita di PIL.Il resto non serve a facinorose ed ineleganti manifestazioni muscolari. Ma De Luca non è abituato a programmare le idee, piuttosto è votato a realizzarle, partendo da cose fatte da altri. Come avvenne per i numerosi progetti finanziati lasciati dalla Giunta Giordano ( trincerone, stadio, viabilità, edilizia popolare, tribunale ecc.) che gli consentirono l’appellativodi uomo del fare, lo sceriffo che aveva il tempo di occupare gli spazi aperti.
A Roma si è andato sotto una cattiva stella: senza numeri incoraggianti, senza argomenti convincenti e senza idee chiare. È stato un bene che le porte erano chiuse. Piuttosto che lavorare, De Luca deve studiare meglio. Per ora rimandato a settembre!