La versatilità dell’imprenditoria: il caso Marplast - Le Cronache
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La versatilità dell’imprenditoria: il caso Marplast

La versatilità dell’imprenditoria: il caso Marplast

di Luca Capacchione

L’impresa in Campania, e in particolare in Provincia di Salerno, molto spesso è associata alla quarta gamma agricola, dimenticando tutto il mondo che corre parallelamente alla massiccia produzione della Piana del Sele. Un esempio di virtuosismo e di adattamento è a Bellizzi, in Via Olmo, dove ha sede la “Marplast srls”, azienda nata nella produzione e vendita di materiale film in polietilene, per poi ampliarsi e dedicarsi alla produzione di mascherine chirurgiche dal periodo Covid in poi. A rappresentare l’azienda il titolare Marcello Capacchione e il manager Raffaele Burti, entrambi figli del territorio.

Marcello, Raffaele: raccontateci cos’è la Marplast e come si è adattata al periodo Covid, ma soprattutto quanto è stato necessario garantire sin da subito la qualità del dispositivo medico qual è la mascherina chirurgica?

“La Marplast è un’azienda salernitana, con sede nel comune di Bellizzi, giovane e dinamica, che data l’emergenza sanitaria dovuta alla violenta proliferazione del virus Sars-Cov-19 e la difficoltà nel reperire i dispositivi medico-sanitari, dal febbraio 2020, ha scelto di dare un contributo concreto alla comunità puntando sulla produzione di Mascherine Chirurgiche. L’iniziativa nasce dalla volontà di creare condizioni per soddisfare la richiesta di mercato interna, nel 2020 abbiamo cominciato ad ampliare il nostro stabilimento attuando una vera e propria trasformazione e affiancando il nostro core-business a quello delle mascherine. Le nostre mascherine sono realizzate con macchine professionali totalmente Made in Italy, grazie al personale altamente formato, i processi rispettano le più severe e rigorose norme produttive e qualitative così da poter offrire un articolo sicuro e dotato di ottima manifattura. Grazie all’industria 4.0, abbiamo potuto garantire i migliori standard di qualità, in tempi relativamente brevi. I nostri prodotti hanno ottenuto la certificazione IIR, che garantisce l’alta specificità del prodotto”.

Nella prima parte della pandemia siete stati protagonisti di atti di beneficenza, donando mascherine a chi ne aveva bisogno: cosa vi ha spinti ad affrontare questo sforzo nonostante le tante problematiche?

“Abbiamo distribuito oltre 100.000 mascherine gratuitamente ai comuni limitrofi e agli Ospedali di Salerno, Battipaglia ed Eboli, nonché a tante farmacie della Provincia di Salerno. Il gesto di donarle è stato spontaneo, poiché la criticità della situazione e l’eroico sacrificio che medici e infermieri hanno compiuto pretendevano che anche noi facessimo la nostra parte. Guardandoci alle spalle, siamo fieri di quanto abbiamo fatto e lo rifaremmo senza pensarci due volte. Ad oggi, soprattutto le farmacie che hanno testato i nostri prodotti, sono diventati nostri clienti, con i quali abbiamo un rapporto speciale basato sulla qualità, ma anche su leale collaborazione. La nostra produzione, di tipo artigianale-industrializzato, è la più apprezzata per materiali e tipologia di prodotto. Dalla pandemia del 2020 alla crisi energetica 2022 sono passati solo due anni, ma gli effetti hanno colpito in modo permanente e costante le imprese”.

Oggi, visti i prezzi dell’energia, quali misure avete adottato per contrastare il caro bollette?

“Se alla pandemia avevamo risposto con adattamento, alla crisi energetica siamo stati obbligati a rispondere con resilienza, termine che oggi va tanto di moda ed è diventato parte integrante dello scenario economico-sociale del nostro Paese. Le fatture dei fornitori di energia sono decuplicate e l’unico modo per affrontarle è stato chiedere una rateizzazione, per evitare lo stop completo a tutta la produzione. Abbiamo dovuto virare da mesi sul risparmio energetico, adottando misure che riducano i consumi, ma che ci consentano comunque di evadere gli ordini dei clienti, che comunque sono tanti. Non c’è dubbio che la produzione è rallentata, soprattutto nel settore tessile, dove siamo stati costretti a chiudere dei reparti. La nostra reazione è stata immediata e ferma, ma il timore di dover approntare ulteriori misure restrittive si fa sempre più grande”.

Qual è l’appello che rivolgete da impresa del territorio alle istituzioni?

“Abbiamo bisogno che voi siate più presenti. Non con sussidi, ma con interventi mirati. La gente ha voglia di lavorare e come Marplast abbiamo adottato la più ampia politica retributiva e contributiva, garantendo il massimo a tutti i nostri impiegati. La voglia è quella di espandersi, di creare nuovi posti di lavoro, ma senza un lavoro istituzionale adeguato, tutto ciò diventa impossibile. Diamo dignità al territorio della Piana del Sele investendo sulle imprese, agevolandole a creare lavoro, creandogli un solco nel quale inserirsi sempre di più nel panorama nazionale e internazionale”.