La triste festa dei papà separati - Le Cronache Ultimora
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La triste festa dei papà separati

La triste festa dei papà separati

di Erika Noschese

 

 

La Festa del Papà, celebrata il 19 marzo in Italia, assume un significato particolare per i padri separati. Questa ricorrenza, che celebra la figura paterna e il legame speciale tra padri e figli, può rievocare sentimenti contrastanti in chi vive la separazione. Per molti padri separati, la Festa del Papà può essere un momento di riflessione sulla propria identità di genitore e sul rapporto con i figli. La distanza fisica o le dinamiche familiari complesse possono rendere questa giornata emotivamente intensa. Tuttavia, la Festa del Papà rappresenta anche un’opportunità preziosa per rafforzare il legame con i propri figli e creare nuovi ricordi significativi.

Sebbene dati specifici sulla Festa del Papà e i padri separati siano limitati, è utile considerare il contesto delle separazioni in Campania e nella provincia di Salerno: secondo dati Istat, la Campania rientra tra le regioni con un alto tasso di separazioni e divorzi in Italia. Questo dato evidenzia l’importanza di sostenere i padri separati e le loro famiglie, offrendo risorse e supporto per affrontare le sfide della separazione. A confermare il trend e le difficoltà del momento è Paolo Cappetta, presidente dell’associazione “Pezzidicuore Aps”.

Genitori separati, ma mai più soli con la sua associazione.

«L’associazione Pezzidicuore nasce due anni fa, dall’unione di alcuni genitori che, in amicizia, si supportavano tra di loro. Questo tipo di aiuto, reciproco, si è pensato che potesse essere ancora più concreto, per aiutare persone che si trovavano ad affrontare le stesse difficoltà che loro avevano superato tutti insieme. L’associazione aiuta ad affrontare il momento particolare dal punto di vista dei genitori separati: supporto legale, psicologico e fiscale. I figli hanno il diritto di stare tanto tempo col papà e tanto con la mamma. Quando ci sono le possibilità, chiediamo che questo tipo di affido sia la migliore soluzione possibile».

Oggi è la Festa del Papà. Un giorno particolare che prevede azioni particolari?

«Per la Festa del Papà continuiamo a fare tutto quello che facciamo h24: con i nostri operatori accogliamo e aiutiamo tutti, per la risoluzione delle problematiche anche più semplici che poi sono le più complicate da risolvere, visto che si rientra in una nuova tipologia di famiglia che da una sola diventa doppia. Cerchiamo di farlo tutti i giorni, non solo in questi periodi. Ci crediamo talmente tanto da avere l’aiuto dell’Ordine degli psicologi, dell’Ordine degli avvocati di Napoli e Salerno, della Regione Campania. Abbiamo anche organizzato e finito un corso di formazione per avvocati, assistenti sociali e psicologi: questo corso è stato accreditato dagli ordini ed è servito per formare tutte queste professionalità che adesso verranno a dare il loro contributo in tutti gli sportelli che apriremo. Il primo al di fuori di Cava, dov’è la nostra sede principale, sarà a Salerno. Poi a Napoli. Piano piano lo costruiremo in ogni città della regione».

Per un padre separato non è sempre facile vivere un giorno simile.

«Bisogna immaginare che oggi il genitore che non riesce a festeggiare come vorrebbe si sente frustrato, sente ancora di più il peso che viene portato già regolarmente tutti i giorni. Per chi vive questo genere di frustrazione, fa poco questa giornata. Si tratta solo di sottolineare ancora di più questa situazione perenne, giornaliera. Oggi sarà solo un rimarcare quello che lui vive tutti gli altri giorni. L’aiuto che noi diamo è quello di sostenerli anche in un percorso psicologico per superare questi momenti. Nelle famiglie si faceva tutto in due, si usciva insieme: a volte, quindi, un papà si sente solo al parco e si sente anche discriminato, perché dovrà guadagnarsi la fiducia di altre mamme per giocare con i loro figli. Creiamo, infatti, eventi per aiutare i papà a inserirsi nelle comunità, o per migliorarsi perché si sentono in difetto. La società li fa sentire poco in grado di svolgere il proprio ruolo di genitore, invece non è così. Quello che fanno i nostri psicologi è fargli fare un percorso per aiutarli a superare limiti, difetti e paure per poter essere un genitore migliore, più capace, più solido emotivamente per affrontare la separazione. Oltre ovviamente a dare un supporto a livello legale quando si entra in casi più particolari».

Tanti ancora pensano che il padre sia la figura forte, anche quando ci si separa. È così?

«Attualmente il padre non è avvantaggiato in fase separativa, né a livello morale, né economico, né di tempistiche da trascorrere con i figli. Il padre è quello che si occupa soltanto della parte economica. Ma oggi i genitori, anzi i papà sono diversi: vogliono fare davvero i papà, ma lottano contro un pregiudizio in cui la mamma è al centro e il padre è una figura marginale. I papà non vogliono più questo, vogliono partecipare alla vita dei propri figli. Quello che diciamo è che i genitori che si separano devono mettere al centro i propri figli e devono essere loro a girare attorno. Il bambino ha il diritto ad avere entrambe le figure: non può esserci una figura meno importante. Il bambino deve avere la possibilità di fare tutto con entrambi. Nei tribunali, per dei preconcetti vecchi e abitudini vecchie, di tanto tempo fa, si vede il padre messo in un angolo, poiché additato come colui che deve solo contribuire nella parte economica. Ma il padre oggi vuole essere presente, accompagnare i bambini a scuola, trascorrere del tempo con loro. Non c’è più la figura del padre che vuole vederli solo una volta a settimana. Ci sono, anzi, ma sono molto marginali. Chi scopre cosa significa essere genitore poi non vuole smettere, vuole esserlo sempre. Ma purtroppo la cultura che c’è in Italia, e solo in Italia, vede che la figura più importante per la crescita di un bambino sia la madre: ma non è così. Per una crescita sana ed equilibrata c’è bisogno anche del padre».

E a pagarne le spese sono i figli.

«I bambini, in età molto piccola, subiscono le decisioni dei grandi e a volte, quando c’è conflitto, subiscono anche il risultato di un conflitto. In tutti i casi, quando i bimbi, soprattutto in tenera età, vivono questa esperienza reale dei tempi paritetici, riscontrano soltanto vantaggi. Siamo noi a dover educare le generazioni di oggi a far capire cosa è davvero la bigenitorialità. Quando i bambini percepiscono cosa sia davvero stare con il padre e la madre, posso assicurare che non vogliono tornare indietro. Siamo noi, però, a doverli educare e a fargli conoscere questa realtà. Quando gli fai vivere solo una realtà poi vanno in sofferenza e nascono i primi problemi, che riguardano l’avere un genitore meno presente e successivi conflitti».

Qual è la sua esperienza personale?

«Io sono un genitore separato. Però ho avuto la fortuna che, lottando, ho potuto vedere immediatamente mia figlia, che in quel periodo aveva un anno e mezzo, con i tempi paritetici. Con la mia esperienza e altre, negative e positive, è nata l’associazione, fatta di persone e di istituzioni che ci danno una mano per supportare le nostre battaglie. Il problema è reale, e se ad oggi il maggior sostentamento ci viene dalla Caritas vuol dire che il problema è forte. Il primo ente che ci ha riconosciuto come associazione a livello logistico, come associazione vera, è stata la Caritas. Questo dovrebbe far capire tanto alle persone».

Come trascorrerà la Festa del Papà, oggi?

«Insieme a mia figlia. Felicemente con lei».