Questa sera alle ore 20,30 e domani alle ore 19, l’attore sarà ospite del cartellone del teatro Ghirelli di Salerno
Di OLGA CHIEFFI
“Antropolaroid” è un immersione nell’immaginario contadino di una Sicilia che è espressione, di tradizioni e consuetudini che potrebbero perfettamente rappresentare il passato di ogni spettatore in sala. “Antropolaroid” è uno strumento per mezzo del quale ritornare nel passato per comprendere e ridisegnare il proprio futuro, un mezzo attraverso il quale Tindaro Granata si affaccia nei suoi trascorsi familiari per accettarsi e affermarsi, per esorcizzare malefici, maledizioni, demoni e fantasmi che hanno caratterizzato un’intera famiglia. Antropolaroid” nasce dalla forma narrativa del cunto siciliano, fenomeno ottocentesco di trasmissione orale. Tindaro Granata proporrà questa sera, alle ore 20,30 e domani alle ore 19, alla platea del Teatro Ghirelli di Salerno, un lavoro sulla memoria e sulla passione per la propria storia e le proprie origini. E’ lui stesso a definire Antropolaroid: “Uno spettacolo di poesia popolare”. Poesia dedicata a suoi avi, alla loro storia e all’importanza della memoria. L’intreccio stretto con gli episodi di cronaca della Sicilia, la storia della famiglia Badalamenti rendono “Antropolaroid” non solo un racconto poetico, ma anche un momento di riflessione sul nostro presente. Antropolaroid è la fotografia di una famiglia siciliana, una polaroid umana che si snoda attraverso la voce e il corpo di Tindaro Granata. Le storie tramandate inconsapevolmente dai nonni di Tindaro, diventano lo spunto originalissimo e poetico per un racconto popolare in cui la famiglia, insieme alla storia di un paese, sono i protagonisti. Personaggi e voci prendono vita esclusivamente con l’aiuto del corpo dell’interprete, solo ad abitare la scena vuota. L’attore-autore si distacca dal modello originario di tradizione orale del “Cunto” senza però prescinderne, dando vita ad una lingua sconosciuta, un dialetto siciliano ricco di detti familiari, voci antiche, memorie sonore della sua terra d’origine. Senza artifici scenografici, i personaggi di Tindaro si alternano, si sommano, si rispondono, legati a un comune cordone ombelicale. Creano la storia di una famiglia italiana, in cui il male si perpetua come un’eredità misteriosa tramandata da padre in figlio, un male che si presenta ad ogni nascita e ad ogni morte.