di Michelangelo Russo
Esattamente 38 anni fa, nel maggio 1986, i Giudici iniziarono a crepare di risate. Il Craxismo era trionfante, e la guerra ai giudici era iniziata agitando lo spettro, tra altri esilaranti progetti di riforma, della SEPARAZIONE DELLE CARRIERE. Sappiamo come finì qualche anno dopo, con le monetine lanciate a Craxi e la bufera di Tangentopoli del ’92. Ma nel 1986 il progetto globale di riforma della magistratura pare invincibile. Ma al Congresso di Rimini di Magistratura Democratica fa il suo esordio una tecnica di esistenza assolutamente nuova. La SATIRA. Una satira sconcertante, garbata e travolgente che si presenta sotto forma di un video cortometraggio di 30 minuti che viene proiettato la sera del 2 maggio in una sala stracolma dell’hotel che ospita il convegno. L’opera si intitola “Il mestiere del Giudice”, e gli attori sono decine e decine di antichi giocattoli a molla degli anni ’20 ai ‘50 del secolo scorso. I pupazzi meccanici indossano toghe e tocco da magistrati. Tra biplani ad elica, navi e limousine a molla, i giocattoli narrano, attraverso una voce esterna, il dramma esistenziale dei giudici alle prese con le ambizioni di controllo su di loro dei partiti politici. C’è anche un accenno al tormentone della separazione delle carriere, che il regista bolla come una sparata propagandistica. C’è la scena in cui la voce fuoricampo commenta l’atroce destino dei Pubblici Ministeri nei rapporti di coppia, rispetto ai colleghi giudicanti. Una bambolotta distesa sul letto guarda delusa il suo compagno Pubblico Ministero, che non la tocca perché i PM non potranno mai, per la loro funzione, assolvere.
A partire dall’assolvere i doveri coniugali. Quel documentario fu ideato e realizzato da chi scrive. Due mesi di serate a mettere in moto, con una equipe di volontari, i giocattoli per le riprese. Ma poi arrivò l’invito alla partecipazione al Festival Internazionale della Satira Politica di Forte dei Marmi. I magistrati avevano trovato una nuova arma per la difesa della Costituzione. Ne fecero tesoro, adoperandola anni dopo, nel pieno del consenso a Berlusconi, quando al Cavaliere, tallonato dalla Procura di Milano, venne la brillante idea di lanciare in Parlamento la legge sul LEGITTIMO SOSPETTO. La legge con cui voleva sottrarre a Milano le inchieste su di lui per spostarle in altre Procure, a torto o a ragione ritenute più morbide. Nel 2003 l’Associazione Magistrati aderì in corteo allo sciopero generale indetto dai sindacati contro la politica economica di Berlusconi. E sugli schermi di Rai3 andò in onda il monologo dell’attore Marco Paolini intitolato appunto IL LEGITTIMO SOSPETTO. Scoppiettante, paradossale, esilarante, l’opera fu scritta per intero da un pool di magistrati che avevano riscoperto le frecce al curaro della satira. Quell’opera fece più danni all’arroganza berlusconiana di uno sciopero dell’intero corpo giudiziario. E la legge sul LEGITTIMO SOSPETTO, del tutto incostituzionale, tramontò per sempre.
Adesso la strana coppia Meloni – Nordio ci ritenta. In verità, la Meloni ne farebbe a meno dello stantio vessillo della SEPARAZIONE DELLE CARRIERE. Ha problemi più seri, con le frecciate sul salario minimo, la Sanità, l’evasione fiscale e il redditometro, la Liguria di Toti, gli arrembaggi di Salvini. Ma deve dare un contentino al quasi ottuagenario Nordio, che come Ministro ha già fatto la gaffe dei Test Psichiatrici per i magistrati. E così Meloni si è rassegnata alla propaganda di questo spot elettorale a otto giorni dalle elezioni. L’Associazione Magistrati si prepara allo sciopero generale. Ma se ne parlerà, verosimilmente, dopo l’estate. C’è allora tutto il tempo per preparare le armi dell’ironia e della satira. Come diceva Marx Ernst, due cose sono pugnali affilati per il Potere: l’IRONIA e la FANTASIA. Questo perché il Potere (quello arrogante, sia chiaro) non possiede nessuna di queste due qualità.