Ieri pomeriggio i funerali del patron della ditta, passata alle sapienti mani di Anny e di suo nipote Stefano.
Di OLGA CHIEFFI
“Un uomo non è mai così grande come quando si china per accudire un fiore o una pianta” recita un vecchio adagio che rispecchia in toto l’immagine di Ugo Pellecchia, patron dello storico negozio di fiori di Via De Felice. Figlio d’arte di papà Arturo fondatore della ditta che quest’anno celebra il centenario, giardiniere-fiorista di forte carattere partenopeo che lo ha visto in un periodo particolarmente difficile, tra le due guerre, divulgare il messaggio universale di pace speranza e bellezza, dei fiori, nel 1954 Ugo, decise di trasferirsi nella ridente cittadina di Salerno ed aprire un nuovo negozio. Con il ricco bagaglio culturale floreale ricevuto dal padre Ugo Pellecchia ha infuso nelle sue composizioni quella cifra stilistica inimitabile fatta di accostamenti inediti, semplicità e di una raffinata ricerca dell’anima dei fiori e dei loro equilibri compositivi, investendo con le sue intuizioni estetiche, il tessuto culturale della città. Infatti, a partire dagli anni ’60, Ugo Pellcchia ha contribuito a diffondere la cultura dei fiori sul territorio nazionale, partecipando a diverse trasmissioni televisive quali “Il mercatino del sabato” condotto da Luisa Rivelli sulla RAI e “Idea Verde”, ispirando anche pittori come Mario Carotenuto e Paolo Signorino. E’ così, che il negozio del fiorista Ugo Pellecchia è andato ben oltre il suo nome: pur preservando la propria centenaria tradizione, ha saputo guardare al futuro, ponendo la propria esperienza al servizio di sempre nuove idee, soluzioni, da proporre al proprio eterogeneo pubblico, che non è uscito mai deluso dalla sua porta. Spazio, anzi tòpos, poiché di generazione in generazione, i Pellecchia hanno trasformato il negozio di via De Felice 20 in un luogo d’incontro. E’ qui, che con Ugo, si poteva discutere dei fatti del giorno o della città di un tempo, d’arte, dei personaggi che caratterizzavano la società salernitana o delle tradizioni. Esiste un legame stretto tra il pensiero filosofico dell’esistenza e della ragione umane e il sapere del progettare-costruire, entrambe hanno un comune, e fondamentale riferimento, lo spazio. Noi uomini della fine ereditiamo il concetto di spazio come extensio, con esso Cartesio pensava lo spazio quale pienezza e continuità della materia e, quindi, quale medium del movimento, del tendere avanti a sé, quale sinonimo dell’amplificazione. Potevamo trovare Ugo dinanzi alla porta del suo negozio, ma possiamo, immaginarlo, oggi, in ogni luogo, sacerdote dinamico di un tòpos, il dove, che, localizzando, determina una cosa come cosa-per-l’uomo, che diventa condizione dell’esistenza, punto di riferimento dell’esperienza, che consente la progettualità e l’attuazione, l’esistenza razionale, aprendo alla bellezza, al colore, alla natura, all’arte, alla creazione, quindi, assumendo la caratteristica comunicativa o sociale di “luogo familiare”. Ecco che oggi, continueremo insieme ad Anny, suo figlio Stefano e ad Olimpia, linguista, che si trasforma in fiorista nelle occasioni di festa, a restituire qualcosa di una drammaturgia segreta, nella quale anno dopo anno, si annoderanno rapporti empatici, nascite, emozioni, che porteranno tutti noi a fare parte della scena del negozio di fiori di Ugo Pellecchia, ponendo, finalmente, un freno al delirante correre, in modo da fermarsi a riflettere su noi stessi, poichè l’uomo è libero e vive in quanto trascende, con il proprio pensiero, la stessa vita immediatamente vissuta, quando si incanta dinanzi alla bellezza di un fiore, pensando la Vita.