di Patrizia Polverino
La professione del docente è un sistema complicato di conoscenze, competenze e abilità che spaziano dalla psicopedagogia al pragmatismo. É segnata da una formazione continua sul campo, intessuta su una fitta relazione di comunicazione con alunni, famiglie, colleghi e dirigente scolastico. Lo scoppio della pandemia mondiale ha ulteriormente pesato su questa professionalità perchè ha richiesto di reinventare la relazione educativa prima con la didattica a distanza poi con la didattica digitale integrata, tutto su base volontaria perchè non c’erano norme che obbligassero a far lezione in tali situazioni. Gli ultimi due anni scolastici non sono stati facili. Tra difficoltà oggettive- connessioni internet poco efficienti, spazi spesso insufficienti ad accogliere classi di 29/31 alunni nel rispetto delle misure di distanziamento, periodi di quarantena di docenti e alunni- e l’umanissima componente emotiva e comportamentale che ha caratterizzato la vita sociale di tutti, si è comunque riusciti a concludere in maniera complessivamente soddisfacente anche quest’anno scolastico. Mantenere vivo il rapporto docente-discente è stata un’ancora di salvezza per entrambi gli attori di questo dialogo. Ma il prossimo anno scolastico è alle porte e gli addetti ai lavori sono già all’opera, o meglio, cercano di mettersi all’opera, per assicurare il fatidico rientro “in sicurezza”. Ma come? Lo scorso anno di questi tempi ci si aggirava per le varie aule con metri, nastro, block notes e penna per assicurare “il distanziamento tra i banchi in situazione statica di minimo 1 metro tra le rime buccali degli studenti” come recitava il verbale n. 94 del 7/7/2020 del CTS. Quest’anno ancora non è stata fornita alcuna nuova indicazione in merito, ma il caos non manca comunque. Il focus si è spostato sui vaccini: saranno obbligatori? La risposta non è per nulla scontata nè certa. Di sicuro c’è solo il fatto che, stando ai dati forniti dal Ministero dell’Istruzione, ad oggi l’85% del personale scolastico ha ricevuto la prima dose e il 76% ha completato l’intero ciclo di vaccinazione e di certo lo ha fatto senza alcun obbligo, ma per senso civico. Vaccinarsi non è e non deve essere un obbligo, ma un moto di responsabilità per se stessi e per gli altri. Indossare le mascherine e rispettare il distanziamento non possono essere le sole misure messe in atto. Si era parlato di potenziare i trasporti pubblici, aumentare gli organici del personale docente e Ata, diminuire il numero degli alunni per classe: che fine hanno fatto tutti questi bei propositi? Perchè l’opinione pubblica si concentra su questioni etico-giuridiche per le quali non sempre possiede competenze di merito invece di indignarsi per le mancate o insufficienti misure di prevenzione e protezione che realmente potrebbero essere messe in atto? Una società che rivela di conoscere il valore della scuola per il futuro dei suoi cittadini non può non investire su di essa. La scuola da anni patisce decisioni dettate da pure e semplici logiche economiche a discapito della sua funzione formativa e orientativa. Vanno operate scelte efficaci e funzionali per consentire a tutti di tornare a vivere la scuola. E i vaccini? Tutti discutono sulla leggittimità o meno dell’obbligo vaccinale e del santo graal , sua maestà il green pass! La scelta oculata e responsabile di ognuno di vaccinarsi sarà fondamentale E intanto il primo settembre si avvicina…