«La politica non tutela il diritto alla salute» - Le Cronache
Salerno Cronaca Attualità

«La politica non tutela il diritto alla salute»

«La politica non tutela il diritto alla salute»

Erika Noschese

Procederanno con una denuncia penale in quanto, dal giugno 2016, le fonderie Pisano lavorerebbero senza le dovute autorizzazioni. Lo ha annunciato Lorenzo Forte, presidente del comitato Salute e Vita, nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri per fare il punto della situazione. Solo pochi giorni fa, Forte ha avuto uno scontro con il sindaco Napoli nel corso del tour nei quartieri dell’amministrazione comunale che ha scelto Fratte come prima tappa. A detta del presidente del comitato, l’assessore al Bilancio Roberto De Luca avrebbe utilizzato parole gravi, invitando i cittadini al silenzio perchè la soluzione definitiva dovrebbe arrivare entro 15 giorni. Per delocalizzare una struttura come le Pisano sono necessari diversi anni, circa 5, come ha sottolineato Lorenzo Forte che ha ripercorso la storia delle fonderie in quanto già nel lontano 1987 sarebbe stato evidenziato il pericolo di inquinamento prodotto dallo stabilimento di Fratte. Il provvedimento emesso dalla Regione Campania sarebbe dovuto arrivare circa un anno fa: secondo la dottoressa Brancaccio, dirigente di Palazzo Santa Lucia, i termini della Via erano ordinatori e non perentori e, dunque, la Regione Campania, avrebbe regalato per un anno una Via ad una fabbrica inquinante, che ha dunque potuto svolgere il lavoro senza le dovute autorizzazioni, in quanto decadute quelle provvisorie con l’archiviazione della prima Via in seguito ai mancati documenti che la famiglia Pisano avrebbe dovuto presentare. Intanto, giovedì il governatore De Luca giovedì dovrebbe incontrare i membri del comitato a favore della chiusura delle Pisano e Forte ha annunciato che ne chiederà la chiusura in auto tutela. L’avvocato Franco Massimo Lanocita, intanto, ha evidenziato non solo come le Pisano svolgano attività senza alcuna autorizzazione di carattere ambientale. Il procedimento si conclude negativamente, ha detto il legale, perchè nelle 52 pagine del provvedimento emergono forti elementi di perplessità sugli interventi che i Pisano hanno proposto ai fini dell’ottenimento della Via e ai fini del contenimento dell’acqua, dell’aria e del suolo. Non si parla solo del fiume Irno ma anche delle emissioni di polveri sottili e della valutazione di inefficacia, al fine del contenimento di queste emissioni, delle soluzioni tecniche avanzate dai Pisano: è un provvedimento che sarà mantenuto così com’è ma ciò aprirà una contesa davanti al Tribunale amministrativo regionale, rispetto alla quale il comitato sarebbe già pronto opponedosi. Secondo l’avvocato Lanocita, il provvedimento di chiusura non avrebbe ripercussioni negative sui dipendenti che potrebbero godere degli ammortizzatori sociali. Secondo l’avvocato pensalista, sussistono violazioni amministrative che, di fatto, seguono il procedimento annullato dalla Cassazione ma ci sarà un nuovo riesame, a dimostrazione che l’iniziale assunto della pubblica accusa era esatto perchè la Cassazione – secondo alcune indiscrezioni – parla di impianto accusatorio sarebbe stato recepito in toto dalla Corte di Cassazione. La Regione Campania, in questi giorni, dice che l’inquinamento è allo stato esistente e persistente. L’iter amministrativo porterebbe ad un’illegittimità in quanto mancherebbero i prequisiti per esercitare e la Procura dovrà ora attuare dei provvedimenti immediati, di natura cautelare. Il provvedimento si concentra dunque sull’inquinamento dell’aria e dell’acqua, con provvedimenti inefficaci sia per le soluzioni proposte sia per gli impianti sull’ambiente che la fabbrica ha immesso nell’acqua e nell’aria. Il progetto di ammortamento che i Pisano vorrebbero adottare andrebbero ad aggravare ulteriormente la situazione del fiume Irno, già ampiamente compromesso nonostante si tratti di un sito protetto. Il parere negativo del parco Valle dell’Irno assume un’importanza fondamentale in quanto trattasi di un soggetto terzo e già nel 2012 non fu chiamato ad esprimere il proprio parere e se si fosse espresso l’Aia sarebbe stata negata già a suo tempo. Quest’apertura illegittima potrebbe aver provocato danni irreparabili all’ambiente. «La politica non ha tutelato il diritto alla salute dei cittadini», ha detto al termine dell’incontro Lorenzo Forte.