Il nuovo anno della galleria Il Catalogo di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta incomincia con le opere di GreenPino
Di OLGA CHIEFFI
Il nuovo anno della Galleria Il Catalogo comincia con i collages di GreenPino, al secolo Pino Roscigno, GreenPino, amato in città per aver decorato con la sua scrittura d’artista i muri del centro storico di Salerno con i versi di Alfonso Gatto, una street art d’autore che vuole offrire informazioni culturali e il bello a tutti, innescando in contemporanea anche processi artistici di riqualificazione urbana. Ma GreenPino non è solo uno dei protagonisti della Street Art italiana. Da sabato 25 febbraio, quando alle ore 11,30, verrà vissuto il vernissage dell’esposizione, al 18 marzo, le sue opere in collages saranno ospiti della Galleria il Catalogo. Tra le mura volute contenitore d’arte da Alfonso Gatto e Lelio Schiavone, GreenPino farà il suo debutto, con la sua prima mostra personale dal titolo “Psiche”. I collages di GreenPino sono narrativi, raccontano luoghi, viaggi, situazioni attraverso pochi e semplici materiali tratti dall’uso quotidiano: libri e giornali, francobolli, orologi, icone del jazz, linguaggi visivi diversi, attraverso una raffinatezza visuale che non addolcisce, ma anzi riesce sorprendentemente a rinforzare, la carica comunicativa. Una determinazione di un processo incentivo dell’immaginazione, che va ben al di là della pura trascrizione automatica dell’immaginato. Sono composizioni che evocano uno spirito libero e giocoso, espresso soprattutto dal fascino dell’objet trouvé che diventa protagonista del quadro e ne definisce l’intero sistema di significato. La provocazione e il sarcasmo, elementi di una critica contro i clichés della società moderna e dei suoi costumi. I ritagli sono quelli prelevati da riviste di moda e bellezza, per generare accostamenti illogici e pungenti, nutriti dello sguardo ironico e perturbante e della fantasia sovversiva tipica dei dadaisti. Se, dunque, la scrittura è tecnica compositiva che consente di tessere il pensare, l’arte di GreenPino intende presentare il collage come tecnica compositiva che consente di maneggiare il pensare. Il collage è pratica capace di smuovere un pensiero intuitivo nel seguire traiettorie inattese, attraverso la rilettura semantica del materiale con cui opera. In questo senso, il processo di composizione del collage è molto vicino ad un pensare per metafore. In GreenPino non è il sogno che crea l’immagine, ma l’inverso. L’immagine si sviluppa nel quadro attraverso un gioco complesso di associazioni alogiche, non lontano da quel “sublime” romantico, capace di guardare con sottigliezza ironica, la società moderna, mettendone a nudo, più ancora che il subconscio, la subcultura. La sua opera è un montaggio di detriti della cultura borghese, il cui “razionalismo” è così effimero e corruttibile da tramutarsi in facile simbolismo.