di Pina Ferro
Era accusato di violenza sessuale per aver palpeggiato una ragazza durante una festa privata di Carnevale organizzata in un locale di Ravello e di aver minacciato ed aggredito con calci e pugni il fidanzato della giovane intervenuto a difesa della stessa. I giudici della prima sezione penale, presidente Montefusco, nei giorni scorsi hanno condannato a 4 anni e 8 mesi L.P., difeso dall’avvocato Monica Salerno del foro di Salerno. Assolti gli altri imputati nel procedimento. I fatti risalgono alla sera di Carnevale del 2013. Un gruppo di ragazzi aveva fittato la sala di un locale di Ravello per organizzare una festa privata. Quel giorno, illocale rispettava la chiusura settimanale. Secondo la ricostruzione dei fatti operata dalla pubblica accusa, sembra che l’imputato nel ballare con una ragazza le avrebbe palpeggiato il fondoschiena. Successivamente, sarebbe intervenuto il fidanzato della ragazza. Tra i due, nasce una discussione e nel giro di pochi minuti dalle parole si passa ai fatti. Il fidanzato si ritrova scaraventato contro la consolle del Dj e successivamente viene aggredito con calci e pugni. Il ragazzo riporterà la frattura al naso. Gli altri ragazzi finiti a processo erano indagati per aver cercato di convicere il malcapitato a non allertare le forze dell’ordine. Ovviamente, la versione del ragazzo era completamente diversa. Stavano ballando e si stava limitando a cingerle i fianchi. Nel corso del dibattimento sono stati sentiti diverse persone sia della difesa che dell’accusa. Nei giorni scorsi la sentenza di condanna del giovane per violenza sessuale e lesioni. «Difficile non toccarsi al centro di una pista da ballo gremita di gente in occasione di una festa di carnevale, e nel mentre si balla in gruppo. – ha sostenuto il legale dell’indagato Monica Salerno – Bisogna aver cautela nella valutazione del caso concreto prima di condannare un giovane per un reato quale la violenza sessuale che rovina la vita di un uomo. Oggi non si ha sempre più paura della “interpretazione ” della legge che è sempre meno operata in relazione al caso concreto. In questo processo dal titolo di reato così importante nessun’atto di indagine è stato offerto dalla Procura. Il maresciallo della caserma locale si è limitato a sentire a sit i testi indicati dal denunciante. Per il resto zero atti di indagine. La ricostruzione giudiziaria del fatto storico è avvenuta in dibattimento attraverso l’ esame di numerosi testi, la metà di essi hanno dichiarato fatti diversi e contrastanti rispetto a quelli denunciati».