Mai come ora la prigionia di quegli spazi chiusi, dipinti dal genio statunitense sembra raccontare la solitudine del nostro presente.
Di Marco Vecchio
Alcuni artisti hanno “rubato” un istante ai colori del cielo perché fossero eterni. La natura visibile ha sempre i suoi segreti, l’incedere della sera, il chiarore dell’alba sono istanti irripetibili come voci di un’orchestra. Tra questi artisti, Hopper e ‘ la voce delle ore ferme. “L’ ora squisita in cui un senso di riconciliazione sembra avvolgere tutte le cose” scriveva Verlaine. La natura ha sempre un aspetto invisibile che è lo spirito! Forse per questo mi hanno sempre stregato i suoi fari, le ombre lontane, le stazioni vuote, come fossero vinti dal sonno di un’attesa perenne! Mai come ora la prigionia di quegli spazi chiusi sembra raccontare la solitudine del nostro presente. Gli oggetti dipinti di Hopper hanno una vita nascosta e un sigillo impresso di eternità. In quegli alberghi vuoti e in quei viaggiatori malinconici c’è un frammento reale che è un perenne miraggio.