di Antonio Manzo
Resterà nella storia l’intervento che pronunciò all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009 alla Corte di Appello di Salerno. Fra le rituali parole dell’avvocatura di trovarsi in una cerimonia di stile barocco, parole incapaci di intercettare il sentimento della giustizia negata, quando l’avvocato Dario Incutti prende la parola e sconfigge giudici e colleghi con la veemenza di una appena sussurrata illegalità del tempo. Dario Incutti sfonda il muro ipocrita dell’inaugurazione e sparò a zero contro una pubblico ministero del tempo tuttora in servizio. Il pm è Gabriella Nuzzi. Incutti parla chiaro: <Ha chiesto per ben tre volte l’arresto Di De Luca che non le è stato mai concesso, non contenta ha fatto chiudere il Furore Inn e tutti gli imputati sono stati assolti. E, infine, ha sequestrato un’industria di Castel San Giorgio quando le ho chiesto di interrogare il titolare, mio assistito, è andata in ferie>. Ci vuole la bonomia dell’allora procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore, Domenico Romano, gran signore della magistratura, ad interrompere l’arringa del penalista Dario Incutti che da ieri non c’è più. È andato via, un altro irripetibile penalista salernitano di rango. Siamo da anni tutti più soli dopo la morte di avvocati come Lorenzo De Bello, Enrico Giovine, Diego Cacciatore, Pasquale Franco, Peppino Tedesco e Paolo Carbone. Si tutti più soli nel mondo della negazione dei diritti di libertà, di anestesia del pensiero profondo sulla dignità umana quando si finisce nel circuito giudiziario sempre più kafkiano. Dario Incutti era un penalista còlto non solo erudito. Era anche un uomo del buon vivere, elegante e discreto, quando trasformò il bar Corso del tempo in un luogo di ritrovo per i maggiori penalisti italiani in occasione del processo per l’estradizione negli Stati Uniti del mafioso Gaetano Badalamenti. Incutti vinse la causa e Badalamenti diventò il primo grande pentito di mafia.
Fu il primo, e siamo nel 1970, ad inaugurare la tomba della giustizia, in tempi di una Legge ossequiosa del potere giudiziario. Nel 1982 Incutti fu il primo ad inaugurare , proprio a Salerno, l’Unione Camere Penali. Incutti è reduce da una esperienza professionale che lo segna.
E’ il 4 agosto 1970, una sconvolgente vicenda, accaduta a poca distanza dal “sentiero degli dei”,. Siamo a Positano. <I processi – diceva il prestigioso penalista salernitano – quando vengono celebrati con grande senso di responsabilità da parte di chi rappresenta il diritto alla difesa, sono preziosi laboratori che fanno progredire di fatto, e in maniera irreversibile, la scienza giuridica”.
Una notte da incubo datata 4 agosto 1970. Il luogo, una villa detta “degli angeli”, sulle alture fra Positano e Praiano. Da un certo tempo vi abitano due personaggi famosi nel mondo del cinema e del living theatre. Lui, William Berger austriaco-americano, era molto conosciuto nel nostro Paese anche per aver interpretato diversi “western all’italiana”. Lei Carol Lobravico che fa risaltare le sue qualità di attrice e poetessa . Una coppia di artisti sulla cresta dell’onda, oggetto di simpatia ma di ostile diffidenza nella zona costiera. L’alleanza tra moralisti ed ipocriti del tempo mise nel mirino la nota coppia di artisti americani con qualche stravaganza persino nell’abbigliamento. Polizia e carabinieri organizzano la operazione perfetta dopo aver formulato nella procura del tempo le accuse più disparate: traffico e consumo di droga, perversioni sessuali, messe nere. Quel maledetto 4 agosto,William e Carol invitano a cena sette amici: un incontro per ascoltare musica, ballare, parlare di teatro, cinema, pittura. All’esterno della villa sospettano festini a base di stupefacenti. Alle due di notte uno squadrone di poliziotti e carabinieri circondano la villa e fanno irruzione. Tutte le stanze vengono perquisite per cinque ore. Tenace la convinzione di essere penetrati in un “covo” di spacciatori. Stupore e rimostranze dei Berger e ospiti non servono a nulla. È ormai l’alba quando il risultato della “capillare”perquisizione si ridusse al ritrovamento di 0,9 grammi di marijuana. Anzichè ammettere il clamoroso flop, gli inquirenti si accaniscono contro il gruppo commettendo un incredibile abuso di potere. Tutti vengono incriminati per uso di droghe. Un veloce interrogatorio da parte di un pretore onorario e di uno psichiatra e via al carcere: due donne e Carol al carcere di Pozzuoli, Berger a Napoli, gli altri ad Aversa. William e Carol restano nell’inferno della giustizia italiana. Lei muore prima del risultato delle analisi. In carcere ha febbre alta. Chiede invano di essere portata in una clinica. Dopo due mesi una peritonite. Nessun giudice o medico ha mai pagato per la crudeltà con cui è stata trattata. Sulla sua tomba, a Praiano, una mano pietosa deporrà una rosa bianca. Al processo, in difesa della celebre coppia, entra in campo Dario Incutti che aveva segnato in modo assai negativo la giustizia italiana. Per oltre cinquant’anni e passa di intenso lavoro nei tribunali (“da Palermo a Bolzano, dalla mafia alle violenze sessuali passando per Firenze e Roma”) i suoi interventi ottengono massima attenzione”. Nacque ad Ancona. Dario Incutti. <Mio padre, provveditore agli studi, cambiava spesso città> amava dire.. Dopo le scuole a Milano prende la maturità a Como. Vorrebbe diventare ufficiale di marina, ma dopo la guerra vede intorno a sé troppe rovine. Opta allora per Giurisprudenza, a Napoli, fu attratto dal Diritto internazionale. Carnelutti fu suo maestro. Non a caso Alfredo De Marsico lo definì il maestro dei maestri”. A Salerno riuscì a riunire le 14 Camere penali italiane per farne un organismo autorevole e fortemente rappresentativo. Lui è stato davvero un penalista perfino con le ultime pene che gli ha riservato la vita.