Questa sera, alle ore 21, debutto dei 6 cellos del massimo cittadino, che con un programma eterogeneo andranno a chiudere il “Settembre in musica” nella Chiesa di San Benedetto
Di Olga Chieffi
Tutti ricordiamo l’ InCanto di Ludwig Quandt, Bruno Delepelaire, Dietmar Schwalke, Nikolaus Römisch, David Riniker, Martin Menking, Christoph Igelbrink, Rachel Helleur, Olaf Maninger, Martin Löhr, Knut Weber, Rouven Schirmer, i dodici violoncelli dei Berliner Philarmoniker, ospiti della LXIII edizione del Ravello Festival. E’ vanto delle massime orchestre creare il maggior numero possibile di gruppi da camera utilizzando i musicisti del proprio organico. L’indimenticato Herbert von Karajan stimolava ininterrottamente i suoi musicisti in questo senso. Essi devono imparare ad ascoltarsi a vicenda, devono comunicare musicalmente nel più piccolo e amichevole dei cerchi, per poi affiatarsi nella grande famiglia musicale che un’orchestra è. La serata fu aperta da un pezzo che è diventato, nel tempo, quasi un biglietto da visita del formidabile ensemble. Il compositore francese Jean Francaix, infatti, fu tra i primi ad essere stimolato dal prestigio e dalla classe dei 12 quando, nel 1974, scrisse “Aubade”, brano dalla fresca e comunicativa invenzione timbrica, dedicato a questo complesso. Questa sera, alle ore 21, nell’abituale cornice di San Benedetto, i 6cellos dell’orchestra del teatro Verdi di Salerno, Livia Rotondi, Cristiana Tortora, Mauro Fagiani, Matteo Parisi, Sergio De Castris, Giovanni Sanarico, su ispirazione del successo proprio del famoso ensemble dei celli dei Berliner Philharmoniker, andranno a chiudere la rassegna “Settembre in musica” dandoci appuntamento in teatro, insieme ad Antonio Marzullo, per i “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo, la cui prima inaugurerà l’autunno del massimo. La serata sarà aperta dal tema dei diamanti del Palladio di Karl Jenkins, per quindi proseguire con la melodia di Colazione da Tiffany, Moon River, di Henry Mancini. Violoncelli all’opera, con il famoso solo che apre l’ouverture del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini l’ Andante, che racconta la penosa situazione degli oppressi. La melodia, cantata con voce quasi umana da questo strumento, fa vibrare un anelito sconsolato a una vita migliore. Si ritorna alle colonne sonore con Star Trek e con Alexander Courage che firmò, appunto, la colonna sonora dei telefilm in onda dal 1966. Il genio di Burt Bacharach sarà omaggiato dalla swingante South American Gateway, quindi, sarà il momento delle colonne sonore dell’Agente segreto più famoso del cinema James Bond 007: ogni film include dei temi entrati nell’immaginario collettivo, che hanno contribuito a creare il mondo di 007 con un approccio unico. Seguirà la splendida ballad “My heart will go on” di James Horner, ormai diventata leggendaria, grazie alla suadente voce di Celine Dion, che ha avuto una potente forza di traino per la riuscita del film Titanic, prima di ascoltare un piccolo portrait di Ennio Morricone, con l’Estasi dell’ Oro da “Il Buono, il brutto e il cattivo” e ancora la melodie lunghe e spiegate di “C’era una volta in America” con Deborah’s Theme, con Ennio alla ricerca incessante ricerca del suono puro, che costituisce la costante morriconiana per eccellenza, quasi fosse essa stessa pedale, bordone, soggiacente l’azione e la vita dell’artista, trait’ d’union delle sue formule espressive e delle sue necessità, dall’attenzione all’orchestrazione, raffinatissimo apparato idiomatico-linguistico, alla libera esplorazione di generi e soluzioni musicali apparentemente in contrasto. Ed ecco il Preludio de’ “I Masnadieri” di Giuseppe Verdi, dal colore funereo col solo di violoncello scritto per Alfredo Piatti, che viene percepito come un’anticipazione del carattere solitario e pessimista di Carlo. Finale in crescendo con due pezzi cult di Hans Zimmer, il canto funebre che chiude il film Il Gladiatore e I Pirati dei Caraibi con il suo tema epico in progressione che schizza Jack Sparrow, il quale arriva su di una barca a remi e i sogni del più grande pirata di tutti i tempi. Per chiudere una chicca forse la pagina più famosa di Yūji Ōno, il grande compositore e musicista jazz che firma le colonne sonore per le serie TV, i film e tutte le varie versioni animate di Lupin III fin da quel 1971, col suo celeberrimo tema swingante e ironico.