Lelio Schiavone e Antonio Adiletta hanno allestito una collettiva di grandi firme, che attraversa l’intero Novecento, per giungere sino ai giorni nostri
Di Rooney
Perché regalare un’opera d’arte? Perché un’opera d’arte è sempre un qualcosa unico e irripetibile che contiene in sé infiniti regali, come infinite sono le sensazioni che può suscitare in chi la osserva. Sostenere un artista e una galleria è un momento in cui si diventa “creatore” di una scelta intimamente sentita, che aggiunge un grande valore simbolico a quello effettivo dell’opera. Più materialmente, un’opera d’arte è anche in grado di svincolarsi del tutto dalle logiche del tempo. Una delle massime collettive in essere in questo periodo è certo quella della galleria Il Catalogo di Salerno, vicina a festeggiare il cinquantenario dalla fondazione. Lelio Schiavone e Antonio Adiletta propongono per quanti varcheranno la soglia della galleria un percorso che attraversa l’intero secolo breve intarsiato di nomi d’eccellenza che ne sottolineano la ormai piena “storica” dignità. Certamente il pezzo più importante è un’opera di Mario Sironi del 1925, in cui notiamo il suo segno inconfondibile, le soluzioni “archeologiche” dechirichiane, in contrapposizione con una visione carica di inquieta fatalità, con un linguaggio attento ai valori delle masse plastiche, dove lo spazio è scandito in serrati ritmi architettonici. Con Sironi tanti bei nomi dell’ arte italiana eterogenei per tecnica e poetica, per età, estrazione culturale e appartenenza linguistica tutti gli artisti sembrano, però, quasi tenuti insieme dal sottile filo dell’ispirazione. Le mura del Catalogo ospiteranno il segno di Mino Maccari, Enrico Paulucci, Antonio Possenti, Alberto Ziveri, Renato Borsato, Piero Vignozzi, Gastone Breddo, Rodolfo Ceccotti, Renzo Grazini, Franco Villoresi, Sergio Scatizzi, la cui storia incontrerà quella dei nostri Mario Carotenuto, Virginio Quarta e le avanguardie, quali Mark Kostabi che offrirà il tocco internazionale alla collettiva, unitamente a Eliana Petrizzi e Giovanni Tesauro, artisti in cui la galleria crede e sostiene. Firme, queste che ci accompagneranno sino al 6 gennaio, di opere figurative e astratte che alternandosi in questa accurata mostra, creeranno un interesse che comporterà inevitabilmente un proficuo scaltrimento nella lettura dell’opera, insegnando a praticare un piano indubbiamente più affinato ed esigente rispetto alla apparentemente maggiore accessibilità e spettacolarità dell’opera pittorica o plastica, alla ricerca di uno spazio più intimo e segreto d’incontro con l’evento artistico.