di Alberto Alfinito*
Nella nostra città c’è ancora qualcuno che dubita sulla scelleratezza di progettare e realizzare la deviazione di un torrente ed addirittura della ancora più scellerata scelta di ricoprirlo con un solaio in cemento armato nella sua parte terminale per trasformarla in una piazza inutile e dannosa per l’ambiente naturale. Insomma si vuole continuare a tenere gli occhi chiusi dopo le innumerevoli esperienze disastrose causate da urbanizzazioni aggressive del già fragile territorio italiano. Insomma si sta cercando di realizzare a Salerno ciò che ad esempio è stato realizzato più di ottanta anni fa, durante il periodo fascita a Genova, allorquando oltre a deviare il corso del Torrente Bisagno si pensò bene di ricoprirlo anche con un enorme solaio in cemento armato per ottenere delle enormi piazze e delle strade più larghe andando ad occupare completamente le aree golenali. Negli anni successivi e fino a qualche giorno fa abbiamo visto però quali sono i risultati di questo tipo di approccio nella gestione del territorio sia in termini di danni materiali sia in termini di perdita di vite umane. Se questo tipo di approccio all’urbanizzazione poteva in qualche modo essere giustificato o accettato dai cittadini ancora nei primi anni del novecento, oggi non è più concepibile. In quanto rispetto a quell’epoca sono state acquisite talmente tante conoscenze geologiche, geomorfologiche, sulle dinamiche del territorio e delle condizioni meteorologiche che non ci si può più permettere di dire a cuor leggero che certe urbanizzazioni, così profonde ed intense delle aree e dei corsi d’acqua naturali, possano essere addirittura considerate “riqualificazioni” urbanistiche o peggio ancora ambientali. Perchè la storia anche recente ci insegna che il fango ed i detriti delle alluvioni si riprendono nel giro di poche ore lo spazio naturale che l’uomo ha occupato in modo così poco intelligente. *geologo