di Matteo Maiorano
«La dignità umana è calpestata a Fuorni». L’ex deputata Rita Bernardini ha fatto visita alla struttura carceraria e snocciola numeri preoccupanti sulla casa circondariale. «Il direttore ha fatto un miracolo finora, ma la situazione resta gravissima. La struttura può accogliere un massimo di 366 detenuti mentre, ad oggi, sono 500 le persone che popolano le carceri. Sicuramente siamo al di fuori dei parametri della legalità costituzionale». Diversi i punti critici del penitenziario evidenziati dalla Radicale: «Abbiamo riscontrato sovraffollamento, fatiscenza, poca attività trattamentale, una magistratura di sorveglianza latitante. Nonostante la buona volontà del direttore e di un forte impegno della polizia penitenziaria, è un carcere dove non si investe in rieducazione». La sezione femminile è quella dove le carenze sembrano evidenziarsi: «Al reparto femminile non c’è neanche l’acqua calda. Le possibilità di lavoro sono limitate alle mansioni interne al carcere. Al maschile fanno la doccia tre volte a settimana, i riscaldamenti non funzionano. Si sta tornando – sottolinea Bernardini – livelli precedenti la sentenza Torreggiani, inerente al sovraffollamento della cella». A gravare sulla situazione anche la carenza di personale: «Ci sono pochi agenti: in alcune sezioni a volte un agente deve visionare 2 piani». Una svolta è attesa per dopodomani: «Tra 2 giorni incontrerò il ministro. Non è costruendo nuove carceri che si risolvono i problemi. La dignità umana è calpestata a Fuorni. Mancano i soldi per la manutenzione ordinaria e piove dentro le celle». Anche Donato Salzano è intervenuto sull’argomento: «Una struttura concepita per 366 persone ne ospita il doppio, il 50% dei detenuti è in attesa di giudizio. Seguo le vicende legate alle carceri da quando ero piccolo e la situazione non è mai cambiata. Ci sono persone senza assistenza sanitaria. La grande assenza della casa circondariale di Fuorni è quella del tribunale di sorveglianza. Nella sezione femminile le ragazze sono abbandonate a se stesse:
tranne alcuni corsi per fare attività, le poche lavoranti lamentano l’assistenza sanitaria precaria. Due donne necessitano di urgenti interventi sanitari, incompatibili con il regime detentivo».