di Salvatore Memoli
I luoghi di culto di Fratte sono legati ad importanti testimonianze che fanno del piccolo territorio, chiuso tra il fiume Irno e la via dei Principati, una citazione importante della Fede viva degli abitanti. Talvolta, la è un vivo bisogno del cuore riscoprire importanti racconti della storia, farli rivivere, renderli fatti che parlano di secoli di storia, di spiritualità antica e di attualità, per capire da dove si viene.
Una strada dell’attuale Rione, relativamente giovane, in rapporto ai fatti che descriveró, è via Calata San Vito. Questa denominazione certamente discende dalla particolarità del territorio, in buona parte collinoso, da cui l’espressione Calata, come in altri posti si trova salita, discesa,gradini,gradini,a monte. Calata San Vito è compresa tra la collina del Carosello e il fiume Irno, dove si trova il ponte sul fiume Irno.
Il nome di San Vito deriva dalla presenza nella zona di un antico tempio cristiano dedicato a San Vito di Andrella o de Scutura. Detta cappella o chiesa era quasi certamente allocata nei pressi del fiume Irno. Di essa non si ha più notizie se non attraverso la denominazione di San Vito. Anche la data della sua costruzione si perde nella storia. Per quanto concerne il Santo, fu martirizzato presso il fiume Sele nel terzo secolo, in agro di Eboli. Si dice che la Cappella di Fratte risalirebbe al 1338, in onore del Martire. Il martirio di Vito, avvenuto al centro della piana del Sele, risale al 15 giugno 303, sotto l’imperatore Diocleziano. Con Vito, furono uccisi Modesto e Crescenza. La chiesa di Eboli, nella pianura di Santa Cecilia, é stata costruita nel decimo secolo, come riferiscono alcune cronache della Chiesa Salernitana. Le stesse cronache fanno risalire al 1338 la costruzione della Chiesa di San Vito nel territorio, secoli dopo, chiamato Fratte. Detta devozione può essere capita se si considera che la collina del Carosello ed il fiume Irno era attraversata da una strada che portava alla antica « oppidum Roty », vale a dire la città di Rota, poi San Severino. Questa strada prese il nome di via dei Principati, di cui Calata San Vito é un tratto importante, ricordando le scelte del Principe Arechi II nell’anno 871.
Certamente la strada, dove fu costruito il luogo di culto dedicato a San Vito, fiero della sua Fede in Gesù che non volle rinnegare, registrava il passaggio di uomini importanti, ricchi mercanti, uomini potenti e facoltosi. Ad essi si fa risalire la costruzione della Chiesa di San Vito di cui non si hanno più resti che aiutano ad identificare il luogo.
Molti secoli dopo, l’alluvione del 25 ottobre 1964, esattamente dopo 10 anni dall’alluvione del 1954 che distrusse Salerno, Fratte fu colpita dallo straripamento del fiume Irno. Qualche anno dopo uno degli stabili sgomberati fu totalmente demolito in via Mario Pagano, accanto al Po te di Calata San Vito. Con la demolizione dello stabile venne fuori un’antica cappella. La storia popolare vuole che questa Cappella fu costruita nel 1903 da un membro della famiglia De Martino, ivi domiciliata, molto devoto di Sant’Alberto, al cui Santo dedicò la Cappella. In essa vi era una reliquia del Santo, regolarmente autorizzata con atto n. 827 del 4/12/1903 a firma del Cardinale Respighi, reliquia ancora oggi conservata dalla famiglia. Quando la Chiesa fu abbandonata, le campane furono donate alla Chiesa di Santa Croce di Torrione che era stata distrutta dalle bombe del 1943. Gli arredi sacri furono donati alla Parrocchia della Sacra Famiglia di Fratte.
Infine sembra giusto sollecitare l’attenzione dei Padri Dottrinari, molto attenti alle richieste del popolo frattese, di valutare, con il recupero della venerazione per S. Espedito, anche le memorie di San Vito e Sant’Alberto che hanno accompagnato sempre le popolazioni del territorio.
San Vito e Sant’Alberto due memorie che parlano della Fede cristiana e della devozione di gente che ha meriti nella storia di Salerno.