La Capannina simbolo di una città musicale che guardava ai giovani - Le Cronache
Cronaca

La Capannina simbolo di una città musicale che guardava ai giovani

La Capannina simbolo di una città musicale che guardava ai giovani

Di OLGA CHIEFFI

La scomparsa di Matteo D’Amato, patron de’ La Capannina, locale capofila del by night della litoranea salernitana lascia affiorare insistente, un coacervo sottile e nostalgico di emozioni, colori, profumi, vivificati dall’ascolto di una specie di racconto, un filo di storia iniziata in quel lontano 1966, intenso “pieno”, parte di una Salerno artistico e musicale che proprio in quello spazio ha iniziato la sua carriera. A quei tempi si viveva l’atmosfera classica del night, fatta di glamour, tacchi a spillo, brillantina, smoking, luci soffuse, parole “azzeccose” e buona musica, “suonata” e “cantata” per davvero. Il ricordo è quello di Claudio Tortora, allora giovane promettente che si esibiva con il gruppo dei “Volvox” “Erano dei tempi belli quelli – racconta il patron del Premio Charlot – in ogni garage e sottoscala di Salerno si sentiva suonare e cantare, si provava tantissimo. Erano gli anni in cui anche la musica seguiva la voglia dei giovani di riunirsi, di fare esperienza nel gruppo e in gruppo di indirizzare la propria vita nel sociale, di considerare la casa solo un ricovero e i genitori che l’abitavano dei “matusa”. Don Matteo D’Amato era molto aperto e offriva spazio ai giovani. In città c’erano diversi locali, il Copacabana, La Stiva, il Vengo anch’ io e, appunto, La Capannina, che ospitavano a turno i vari gruppi dell’ epoca, “Gli Astrali”, “Le Vecchie Volpi”, “I Falpalà”, “I Brummels”, “i “Sinners”, i “G Man”. Si suonava il sabato dalle 21,30 alle 3 ed era la giornata dedicata alle persone mature, mentre la domenica l’orario era dalle 18,30 alle 22,30 ed era la session dedicata ai giovani. Quindi –continua Claudio Tortora – il repertorio doveva essere abbastanza vasto, dalla musica propria del night alla Bongusto, alla Peppino Di Capri, si passava alla bossa, ai gruppi italiani dell’ epoca Dik Dik, Camaleonti, Nomadi, i Giganti, sino ai nomi internazionali degli anni ’60, come i Beatles, nonché il repertorio sudamericano e caraibico. Ogni gruppo aveva una caratteristica diversa e tutti lavoravano e ognuno aveva i propri fan che praticamente li seguivano di locale in locale e i componenti del complesso erano i cosiddetti “pr” moderni”. Tante le riletture dei diversi gruppi nella evoluzione di questo locale da cui sono emerse l’amore per i temi e i diversi generi musicali. Romantici, politici, ballabili, gli eventi che hanno raccontato della vita, di tanti giovani, che celebra il ritmo del corpo, musica strutturata per raccogliere energia, per comunicarla, “dividerla” e restituirla collettiva attraverso la danza. “Un grande conoscitore della Notte – ha affermato Armando Maffei ex patron del Camino Real – con il locale di Don Matteo è principiata la movida in litoranea. La Capannina è stata il palcoscenico di tantissimi cantautori e artisti nazionali, da Mina a Baglioni, Riccardo Cocciante, Lucio Dalla, Suzi Quattro, Mike Francis, Pino Mauro, Nino D’Angelo, Anna Oxa, fino al divertimento moderno, ma sempre di altissima qualità, con i massimi dj internazionali e ospiti Vip”.