Il primo flauto della Filarmonica di Vienna, si esibirà questa sera in duo con il pianista Raffaele Maisano, nelle Gallerie d’Italia a Napoli, ospite della rassegna “E’ aperto a tutti quanti”, alle ore 17 in programma un Rondò di Mozart e musica del Novecento francese
Di Olga Chieffi
“E’ aperto a tutti quanti!” invita Don Giovanni e questa sera le porte delle Gallerie D’Italia di Via Toledo a Napoli, si apriranno, alle ore 17 per ospitare il pubblico che interverrà per ascoltare il primo flauto della filarmonica di Vienna, Karl-Heinz Schütz, in duo con il pianista Raffaele Maisano, nell’ambito della rassegna del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, guidato dal Maestro Gaetano Panariello. Un concerto di grande prestigio, questo, curato dal Maestro Salvatore Lombardi, reduce dalla grande affermazione nel concorso Art Bonus , con la Falaut Orchestra, una festa e ancora un sigillo che impone la scuola campana di questo strumento, per ragioni estetiche e tecniche che hanno radici lontane nel tempo. Karl Heinz Schutz, inaugurerà il rècital con il Rondò in Re Magg. KV Anh. 184 di Wolfgang Amadeus Mozart, un omaggio alla sua terra natale.
Seguirà La Sérénade aux étoiles op. 142 per flauto e pianoforte, dedicata al professore del Conservatorio Monsier Hennebains, l’unica composizione scritta dalla Chaminade per flauto e pianoforte. Con la sua struttura compositiva semplice e la costruzione dialogica, crea un’atmosfera spensierata e luminosa. Dopo un’introduzione iniziale affidata al pianoforte entra in scena il flauto, con una melodia chiara e di facile ascolto, accompagnato dagli accordi “très peu arpégé” a mo’ di arpa. L’ingresso del flauto ricorda quello dell’étoile della danza, da sempre fonte di ispirazione per Cécile, che conquista la scena con eleganti movenze. Dal quel momento in poi inizia un jeux de musique, a volte tranquillo e a volte più animato, in cui i due strumenti dialogano tra loro creando un impeccabile equilibrio timbrico. Della Chaminade verrà quindi eseguito il celeberrimo Concertino op.107, concepito originariamente come pezzo per orchestra e flauto e dedicato all’ insegnante Paul Taffanel, fu successivamente trascritto per pianoforte e flauto. L’opera fu commissionata dal Conservatorio di Parigi, forse come pezzo d’esame per gli studenti. Rimane un pezzo standard nel repertorio del flauto, considerato tecnicamente impegnativo per la maggior parte dei musicisti. Come in altre compositrici, anche nella Chaminade si riscontra un pizzico di ironia che si collega alla ricerca di modernismo specialmente nell’uso dell’armoniaSi continuerà con il Mouquet de’ “La Flutes de pan op.15 praticamente in tre quadri, Pan et les bergers, Pan et les oiseaux e Pan et les Nymphes, dal fresco e comunicativo segno per poi passare a Lili Boulanger con D’ un matin de printemps. Se non fosse morta nel 1918 all’età di 24 anni, Lili Boulanger sarebbe diventata una delle più importanti compositrici del XX secolo. Poco prima che si compisse il suo fatale destino, scrive due composizioni in pieno contrasto l’una con l’altra, due brani che esprimono due momenti introspettivi, gli ultimi due che riesce a scrivere con le proprie mani, D’un soir triste e D’un matin de printemps. D’un matin de printemps esprime ottimismo, freschezza giovanile. In origine nasce come duo per flauto e pianoforte, poi viene rielaborato per Trio con pianoforte e infine trascritto nella versione per orchestra. In questa versione il tema principale è introdotto dal flauto solista su di un leggero accompagnamento, Il tema viene ripreso perde la sua energia propulsiva; poi ritorna in crescendo e con rinnovata intensità, conducendo alla sbalorditiva conclusione. Fu alla fine della sua vita che Poulenc scrisse la meravigliosa Sonata per flauto e pianoforte, divenuta un classico del repertorio, che chiuderà il concerto. La sua naturalezza e bellezza quasi disarmante, soprattutto nel lento movimento centrale, dimostra che il genio può risiedere nella semplicità. Anche se l’opera ha tutte le caratteristiche tipiche francesi, è allo stesso tempo figlia del neobarocco e di conseguenza semplice nella sua forma esteriore. Nel primo movimento, il preludio, che introduce un tema malinconico, è già ammaliante. Questo è poi sostituito da un secondo tema un po’ più energico. Il pianoforte è istruito a usare molto pedale e il flauto si eleva alle altezze più siderali.Il secondo movimento, già menzionato, è fondamentalmente una canzone di 65 battute, interrotta solo brevemente da un pensiero che ricorda il secondo tema del movimento precedente menzionato sopra. La linea melodica inizia esitante nel pianoforte, viene ripresa dal flauto e disegna diversi grandi archi in diversi colori armonici. I fuochi d’artificio di semicrome nel terzo e ultimo movimento concludono una sonata che appartiene alle più belle che la letteratura flautistica ha da offrire.