di Andrea Pellegrino
Tra contenziosi, interpretazioni ed occasioni perse, la storia del Jolly Hotel di Santa Teresa rischia di rimanere sotto le macerie dell’albergo. La Sist (che ha rilevato la società di Chechile) non ha ancora aperto il cantiere per la realizzazione del pezzo di Crescent mancante. Il permesso di costruire, rispetto al nuovo Pua (dopo la rivisitazione del progetto da parte della Soprintendenza), non sarebbe stato ancora rilasciato dal Comune di Salerno alla società Sist, rispetto a quelli già rilasciati alla Crescent srl. E nel mentre si andrà al Tar il prossimo 19 dicembre proprio per discutere sulla legittimità o meno della nuova delibera che ridisegna il Pua di Santa Teresa (approvata solo dalla giunta comunale) – impugnata da Italia Nostra e No Crescent – a quanto pare la Sist dovrà fare i conti anche con il parere del soprintendente Miccio che oltre a tagliare le torri e l’edificio Trapezio dal progetto di Bofill, dà il via libera rispetto all’edificato. E ad oggi, e soprattutto all’epoca del parere, la Sist non ha avviato nessun tipo di lavoro nel suo settore. Ma sullo sfondo, in sede civile, c’è la rivendicazione del diritto d’opzione della Sist rispetto ai diritti edificatori dell’intera mezza luna. La vicenda, infatti, parte da lontano. Ed il progetto iniziale era ben altro. Secondo il piano Bohigas, il Jolly avrebbe dovuto semplicemente cambiare faccia restando dove è. E prima del ritorno di Vincenzo De Luca al Comune (dopo il sindacato De Biase), la società aveva ottenuto – grazie ai fondi della 488 – anche un finanziamento di milioni di euro, compreso una parte stanziata dal Monte dei Paschi di Siena. Un accordo stipulato alla presenza del notaio Malinconico. Ed, invece, poi tutto cambia: il Jolly va giù, la società cambia, vengono acquisiti diritti edificatori dell’area Crescent e il nuovo albergo (il Grand Hotel) sorge sul lungomare. E sulla presenza della falda acquifera nella zona di Santa Teresa, si racconta che già all’epoca lo stesso Chechile (ex proprietario del Jolly), prima di presentare il nuovo progetto, ordinò un saggio geologico. Si appurò la presenza di acqua in pressione, grazie ad uno schizzo d’acqua di dieci metri.