La musicista cubana si presenterà stasera, alle ore 21, alla Sala Pasolini in trio con Tony Sgro al contrabbasso e Yoann Serra alla batteria, e la tromba di Luca Aquino quale special guest
Di Olga Chieffi
Torna la musica live nel cartellone di Tempi Moderni, firmato dal dinamico duo composto da Marco Russo e Paola Cioffi, e la reinterpretazioni dei celebri temi caratterizzanti le colonne sonore delle pellicole della Nouvelle vague, cui è dedicato l’intero festival. Dopo Geoff Westley e l’orchestra Filarmonica Salernitana “G.Verdi”, Rita Marcotulli e la sua formazione, Richard Galliano con la sua cromatica, stasera alle ore 21, il testimone passa alla pianista, compositrice e vocalist cubana Janysett McPherson. Personalità rara e impareggiabile, questa calda voce riconoscibile sin dall’attacco, grazie ad una scuola pianistica attraverso la quale ha raggiunto il massimo livello, senza mai perdere l’anima e la sensibilità che l’hanno animata per tutta la sua carriera, si presenterà all’esigente platea della Sala Pasolini in trio con Tony Sgro al contrabbasso e Yoann Serra alla batteria e la tromba di Luca Aquino quale special guest. Nel concerto di domenica sera Jany McPherson suonerà temi di vari compositori, autori delle colonne sonore dei film francesi più noti di fine anni 50 e 60. Da Miles Davis, con il tema per il film “Ascenseur pour l’échafaud” di Louis Malle, a Jean Constantin per i “I 400 colpi” di François Truffaut, al collega Martial Solal, Serge Gainsbourg e tanti altri. Jane McPherson, attraverso il suo talento, l’innato senso ritmico della natia di Cuba, la toccante intensità interpretativa delle sue ballads e le travolgenti progressioni armoniche e melodiche, fanno di lei un’artista con una firma unica. Janysett viene da un’isola, Cuba, che ha nella sua essenza la musica, un grande pezzo di terra circondata dal mare, che trova nella propria identità una incredibile forza creativa. Un’isola è, allo stesso tempo un luogo isolato, dai confini netti e non modificabili, dove certe energie sembrano concentrarsi ed esplodere, ma anche un luogo esposto a tutte le rotte, grandi stazioni simboliche di percorsi che attraversano i mari, abituate a ricevere, ad accogliere l’elemento straniero e ad assorbirlo, fino a trasformarlo in qualcosa di proprio. Non è esagerato dire che Cuba è la “madre” di gran parte delle musiche latine. Questa piccola isola è da sempre capace di generare la più potente e sensuale delle musiche, un vortice di energia tropicale capace di sublimare tutti i mali del mondo, le sofferenze, la paura della morte, musica che nasce dalle segrete scintille della vita. Janysett, affronterà i temi della musica francese con il suo trio d’appoggio, tra l’altro di origine francese e col solo Aquino in rappresentanza della nostra nazione. La musica è esperienza, è sempre prima “come” e poi “perché”: solo grazie a un dove che stabilizzando, normalizza, è possibile rendere comune l’esperienza, familiarizzarla, nel senso di comunicarla. La formazione improvviserà su temi appartenenti all’immaginario della Nouvelle Vague, in uno spazio sonoro in cui si ritroveranno echi di latin con la rivoluzione della bossa-nova un termine che significa “aggeggio nuovo”, pari alla rivolutionette francese, un aggeggio esteticamente violento in Brasile, perché così fortemente ricco in musicalità, creatività e sentimento filosofico, ma non solo evocazioni carioca e cubane, in cui non mancherà una certa componente di “Hazardous”, esprimendosi in quella lingua e in quel ritmo, così fascinosamente amalgamati, per incontrare il jazz vibrante, in un complesso esercizio di traduzione, composizione e interpretazione, intrecciato in diversi moods, dominati da puzzle formati da coordinate di reperti che, incrostano il contenitore musicale di questo quartetto, impossibili da gerarchizzare, ma di semplice comunicabilità, che hanno offerto la percezione di un ordine capace di catalogare sentimento e sensazioni, riconducendoci in un micro-universo risolto e funzionante. Il concerto proporrà una fusione ampiamente originale di armonie jazz, ritmi cubani, chanson, che si reggeranno interamente sul trascinante ed esuberante pianoforte di Janysett, sostenuto da un ricco e prezioso tessuto del contrabbasso e della batteria. La McPherson è un’ autentica virtuosa che non è pervenuta soltanto a sopraffina tecnica ma, ad altrettanto magistrale spettacolarità e per i diversi linguaggi riuniti sul palco a dire la loro, anche se legati da un unico filo rosso che resta il nero, non solo africano, ma nero, soprattutto per quell’incessante avanzare ed esplodere del ritmo, caratteristica di strumentisti creativi, capaci di dinamismo ed emozionante improvvisazione.