Jany McPherson una “Vida” in musica - Le Cronache
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Jany McPherson una “Vida” in musica

Jany McPherson una “Vida” in musica

Ovazione della platea di Tempi Moderni per la pianista cubana, che ha brillantemente svolto il tema della manifestazione dedicata alla Nouvelle Vague, insieme alla tromba relaxin’ di Luca Aquino e la precisa ritmica di Tony Sgro e Yoann Serra

 Di Olga Chieffi

 Se siamo stati accolti nella Sala Pasolini dagli echi della Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel, il concerto jazz che ha chiuso la sezione musica di Tempi moderni, festival firmato da Marco Russo e Paola Cioffi, è principiato con il tema d’amore di Nuovo Cinema Paradiso. Quel tema di Ennio Morricone, accompagna i baci proibiti, tagliati e rubati dalle pellicole e montati da Alfredo per il suo piccolo Totò, che li rivede commosso oramai regista affermato. Le immagini di quella pellicola montata a quel modo non sono lontane dai fotografi e dai registi della Nouvelle Vague, il tema dato alla pianista Jany McPherson la quale lo ha svolto insieme a Tony Sgro al contrabbasso e Yoann Serra alla batteria, con la partecipazione della tromba di Luca Aquino. Ravel, Morricone, ancora poi un tema d’amore da A bout de souffle, di Jean Luc Godard, ma scritto da Françoise Truffaut e Claude Chabrol, una melodia di Martial Solal, che ha rivelato l’arte del piano trio donato dalla McPherson e dal suo trio. Ecco che ci siamo trovati di fronte ad un particolare tocco strumentale di estrazione classica ( la McPherson una gemma della Scuola delle Arti di Cuba) ad aeree escursioni armoniche, senza utilizzo di particolari effetti, né violenza espressiva. La McPherson ha emozionato attraverso piccole sottolineature, scelte espressive, tocco magistrale, fraseggio fluente, per mezzo del quale ha sfoderato la piena consapevolezza di sé, insieme con una perfetta padronanza dei propri mezzi, fino a rappresentare una specie di summa del pianismo moderno, classico e jazzistico. Su “Ascensore per l’Inferno”  è naturalmente entrato Luca Aquino, evocando la summa milesiana che aprì proprio con questa libera interpretazione delle immagini l’era del cool. La tromba di Luca evoca il Miles in sordina, cercando anche attraverso il gioco della loop station, di creare un’atmosfera musicale capace di trascendere la grammatica di un codice stilistico, per farsi “semplice” flusso emotivo. Luca si è alternato anche al flicorno soprano come in A new star in the sky, bel suono e un lirismo inquieto quello proposto. Che la musica della McPherson sia sostenuta dal pensiero più che dall’istinto lo si è inteso sin dalla sua entrata, dal suo sedersi sulla panchetta del pianoforte, con una compostezza senza pari, confermato nelle eccellenti ballads, in cui ha ricamato una fine ornamentazione assieme al contrabbasso di Tony Sgro, dal fraseggio puro e giocato nota dopo nota, quasi creando un microcosmo caro all’interpretazione barocca, e la felicissima batteria di Yoann Serra, regalandoci una straordinaria qualità di esecuzione, esaltata dalla freschezza sempre mantenuta vivissima, dalle soluzioni espressive, dalla perfetta combinazione di lucida razionalità e di poetico abbandono, in un miracolo di interazione dei musicisti, in un simpatetico, ferace interplay, fondato sul piano cantante, dalle lunghe, flessibili linee melodiche. Un trio, questo, il cui procedimento creativo si basa su di una scelta estetica di improvvisazione collettiva, piuttosto che sul solito schema di un assolo dopo l’altro: un gioco sostenuto particolarmente dalla batteria di Serra, protagonista assolutamente alla pari, il quale con estrema parsimonia di gesti e figure è stato in grado di produrre una notevole varietà di colori e di situazioni, in particolare negli scambi di fours con il pianoforte, sempre, però, rigorosamente funzionali all’insieme. Ma la McPherson è cubana. Questa piccola isola è da sempre capace di generare la più potente e sensuale delle musiche, un vortice di energia tropicale capace di sublimare tutti i mali del mondo, le sofferenze, la paura della morte, musica che nasce dalle segrete scintille della vita. un brano strutturato per raccogliere energia, per comunicarla, “dividerla” e restituirla collettiva, attraverso la danza, una musica che non separa mai il divertimento e l’ “impegno”, anche quando è apparentemente priva di significati. Ed ecco che Jany arrangia, canta e non resiste a introdurre un cha cha sulla musica dei film francesi prima di proporre Sin Palabras, un brano originale tratto dal progetto “Mi Mundo –Piano solo – della pianista, seguito da “A new star in the Sky” dedicato a chi sta nel mondo dell’invisibile, una delicata rumba. E ancora Il tema de’ “Il disprezzo” di Piero Piccioni e i 400 colpi con il celebre tema di Constatin che si trasforma in samba, con il pubblico invitato a partecipare al coro. In chiusura di concerto, con la splendida “Vida” hanno predominato soluzioni nate e “allevate” in ambito squisitamente jazzistico, sulle quali sono state tolte finalmente le briglie alla fantasia. Sulle ultime melodie la McPherson ha trovato il modo di scivolare con la sua raffinata eleganza, in un fluxus di idee in continua evoluzione nel loro sviluppo. E se la leader, anche lirica di gran razza, coniugante l’espressività con la bellezza della forma, con un senso ritmico palesato in modo sempre naturale, che sa catturare l’ascoltatore in modo delicato, è stata maiuscola, dal canto loro, Luca Aquino, Tony Sgro e, in particolare, Serra, hanno saputo perfettamente assecondare la pianista, suggerendo e completando le sue architetture, ricche di luci, di segni, in una iridescente e caleidoscopica creatività, formante un mosaico affermazione di spontaneità, feeling, semplicità, in tempi in cui il linguaggio jazzistico diventa sempre più complesso e lo sviluppo di una diversa articolazione strumentale, l’affrontare strade nuove, deve anche poter significare non dover, ad ogni costo, cancellare i legami con un luminoso passato.

 

Il Jany McPherson Quartet visto da Francesco Truono