di Salvatore Memoli
Gli italiani all’estero sono sempre più un numero crescente. L’Italia delle tasse, dell’irpef impazzita, finisce per incoraggiare la fuga all’estero dei pensionati. Molti hanno la lucidità di fare scelte impegnative che comportano distacchi e cambi di vita, traslochi faticosi, inizi di una nuova vita tra gente e posti che non si conoscono, una lingua dura da apprendere e modi di vivere che rivoluzionano anni di tranquille abitudini. Sono per lo più anziani che lasciano l’Italia, in età matura, spesso in coppia, altre volte in solitudine. Portano con sé tradizioni e ricordi, capacità di valutare le opportunità ma anche la consapevolezza dei disagi da affrontare. Ricordano un pò gli immigrati di un tempo per gli spostamenti da sud a nord dell’Italia per andare nell’area miracolosa dell’industria del Paese. Quanti sacrifici, quante rinunce, umiliazioni e adattamenti ad una vita che li respingeva, che scriveva sui muri il rifiuto dei meridionali.Nella nuova migrazione, nella fuga dalla povertà italiana, di pensioni rimpicciolite dall’Irpef, non ci sono le mortificazioni conosciute in passato. Per i pensionati, nei Paesi convenzionati disposti a restituire loro le tasse, non ci sono difficoltà particolari. Quasi tutti vedono incrementate di un terzo le loro pensioni e, per la Tunisia ed altri Paesi, c’é di più il vantaggio di un cambio di divisa in moneta locale dell’euro, promettente e gratificante. Inoltre, i costi della vita sono più bassi. Fitti di casa, vita sociale, spese quotidiane, sono dati emergenti di un’economia reale che genera serenità, forse entusiasmo tale da consentire la possibilità di una vita appagante e vivace.
Molti che non lo facevano da tempo si regalano scelte di ristoranti e cene tra amici, acquisti di generi diversi con possibilità di risparmi, a cui prima si rinunciava. La vita all’estero é una novità, con le sue leggerezze, soprattutto all’inizio del trasferimento poi diventa routine, con i suoi ritmi da affrontare e gli imprevisti che scaturiscono da relazioni sociali che non sempre sono appaganti. In più quello che inizialmente sembra un’opportunità, il ritrovarsi in una comunità di connazionali, diventa per molti un inferno fatto di limitazioni, di piccole invidie e gelosie, controlli di scelte di vita e angustie di pettegolezzi. In Tunisia la comunità italiana é grande, si ritrova negli stessi spazi, gli stessi locali, gli stessi esercizi commerciali e lo stesso modo di organizzare il tempo libero. Se si accede ad uno di questi locali si sente parlare italiano, si sovrappongono cadenze e dialetti, inflessioni ed abitudini di vita. Chi parla a voce alta, chi alimenta il mormorio, le lamentele, le illusioni di nuove conoscenze ed anche di chi commisera la vita in Italia. Tipici problemi di piccoli ambienti chiusi. Gli italiani all’estero esagerano in tutto, dal distacco convinto dalle radici italiane alla nostalgia, dall’ostentazione di liquidità economica alle critiche verso chi chiede aumenti che nascono dall’inflazione. Alle mancanze di capacità di valutare le opportunità, quell’ostentazione enfatica di agiatezza e di costi irrisori, ha determinato un nuovo mercato di sfruttamento da parte dei locali. Aumento vertiginoso dei prezzi delle locazioni, dei ristoranti e di tutto ciò che ruota attorno agli italiani. Chiaramente la convenienza resta ma gli aumenti creano lamentele da parte degli stessi tunisini che vedono i prezzi aumentare ed anche una sorta di ostilità verso lo straniero. Anche i discorsi tra pensionati sono gli stessi, dai ricordi del passato alle malattie attuali, dalla conoscenza di persone o negozi o locali importanti alle altezzose diversità che vorrebbero proteggere le originalità. Ma, al di là di tutte le differenze, le persone portano esperienze di vita comuni. Molti sono separati, alcuni vedovi o vedove, altri in coppia e tanti, uomini e donne, come vacche scampanate passano i giorni ad inseguire conquiste, a fare galanterie, a mantenere vive illusioni e pastrocchi relazionali che fanno del quotidiano un’insalata di storie umane che insaporisce la vita. A volte si mettono in essere esagerazioni che nemmeno i giovani farebbero. Non tutto é così semplice e piacevole. Tra i tanti neo residenti non c’é la cultura di essere ospiti di un altro paese e di altra mentalità. Si chiede di piegare le abitudini e regole altrui al proprio piacimento. Un disastro relazionale che avrebbe bisogno di una sana mediazione culturale per permettere un’integrazione pacifica e serena. A volte si pensa e si vive come se fosse una continua vacanza, uno stare in relax, dove tutto é dovuto e si piega al turista. Purtroppo la Tunisia delle ferie e del turismo é una cosa, la Tunisia per residenti é altra cosa ed esige equilibri di giudizi e di ruoli. Per esempio sarebbe consigliabile imparare ad ascoltare e non esprimere valutazioni a ruota libera, soprattutto in politica ed economia. E poi, c’é una fetta di pensionati che crede di essere in un paese di libertà sessuali e, forse, pensa di recuperare tempi perduti implicandosi in vicende sentimentali con partner giovanissimi, fino a pensare ai matrimoni. Un costume che sta prendendo piede tra i galli cedroni che mettono gli occhi su giovanissime, fatte passare per badanti o cameriere e spendendo cifre enormi per gestire il tutto. Lo si fa con i toni scanzonati, da caserma, come bulli impettiti che cercano trofei da mostrare agli altri, per farsi lodare. Scelte fatte con leggerezza, al di là delle valutazioni etiche, che stanno causando a molti contenziosi difficili che possono concludersi con tanti problemi anche con procedimenti penali e perdita di tanti risparmi. Oltre all’ilarità dei residenti che si rendono conto di tutto!
Insomma, vivere all’estero non sempre é facile e comodo. Ci sono persone perbene e sagge, ce ne sono altre senza regole e lanciate in avventure senza uscita. Costoro torneranno in Italia pagando il prezzo più alto. Ciò che é peggio che messi alle strette invocano l’aiuto degli organismi italiani per regolare guai nei quali sono andati senza tanto riflettere.