di Aldo Primicerio
Come finirà quest’anno e come sarà il 2024 su economia e lavoro? Insomma per le nostre tasche? E come andranno le nostre emozioni ed il nostro spirito? Alla fine del 2023 il Pil segnerà un forte rallentamento rispetto ad un 2022 scoppiettante con il suo + 3,7%. Ma comunque migliore di quel che ci si aspettava qualche mese fa. L’anno prossimo gli esperti vedono una tenuta dei consumi ed una buona crescita del Pil grazie all’aumento dell’export, ad un calo delle importazioni e ad un commercio mondiale in ripartenza. Anche l’inflazione migliorerà, calando dal preoccupante 8,7% del 2022 al 6,9% di quest’anno, al 5,8% previsto nel 2024. Sempre sostenuta, insomma, rispetto all’inflazione ritenuta fisiologicamente ideale del 2%, ma comunque in flessione. Le cause soprattutto nel prezzo delle materie prime, tenuto su dalle guerre, ma anche della speculazione.E noi come reagiamo? Negli ultimi anni abbiamo dovuto fronteggiare emotivamente ed economicamente la pandemia, l’aumento dei prezzi, l’intensificarsi di guerre e conflitti a livello internazionale, ed i soliti frettolosi cambi di governo. Ed allora ci capita di chiederci: come ci sentiamo? Insomma, quale è il clima sociale del Paese? Quali percezioni, dopo un anno esatto, abbiamo di questo governo di destra per la prima volta guidato da una donna?
Quali sono le cartezze, le speranze ma anche le nostre paure?
Abbiamo allora pensato fosse interessante fare un po’ il punto, osservare cosa emerge esplorando la situazione emotiva, le certezze, le speranze, ma anche le paure.
E qui ci viene in aiuto, come sempre, chi fa proprio questo mestiere interrogando un campione di italiani, analizzando le risposte e formulando un quadro d’insieme documentato e credibile. Ed esce fuori che emotivamente siamo un Paese diviso. Quasi 4 su 10 di noi infatti (39%) sono felici, ma poco più di 4 su 10 (41%) si dichiarano infelici. E con 2 su 10 di noi che si sentono né l‘uno né l’altro.
E’ la carenza di risorse economiche lo spauracchio di sempre di noi italiani. La paura più diffusa è il reddito insufficiente. Ma subito dietro si pareggiano la mancanza di sicurezza personale, il timore di una malattia, il rammarico di non riuscire a goderci i piaceri della vita come vorremmo. E poco dietro spuntano anche la paura di di non essere capaci di fare le cose che facevamo facilmente nel passato, e quella di non riuscire a sostenere i ritmi troppo frenetici ed impegnativi della società. E tra le paure meno avvertite, ma comunque presenti in almeno due di noi, quella dei troppi cambiamenti in questa società, di sentirsi un peso per gli altri e di non essere capaci di aiutare i figli ed i nipoti. Ultima paura in classifica, la solitudine. Una posizione che ci sorprende, se guardiamo alla classifica di Ipsos che invece posiziona la solitudine tra le prime nostre paure.
Cos’è che non va, cosa c’è di sbagliato nella società che viviamo?
I più di noi pensano che la povertà di questo Paese e le grandi ingiustizie sociali siano le principali palle al piede dell’Italia.
E poi la precarietà lavorativa, l’eccesso di individualismo, lo scarso peso del merito, la ricerca esasperata del profitto. La maggioranza di noi pensa che viviamo un capitalismo sbagliato, da riformare se vogliamo rendere l’Italia, il mondo intero un posto migliore.
E tra le cose sbagliate c’è anche l’eccesso di stranieri. Che ci fa in Italia tutta questa gente che non ha permessi di soggiorno e che gira per le nostre strade in perfetta illegalità? Che proviene da Paesi non ci sono guerre civili o persecuzioni? Che vive alla giornata, di espedienti, di elemosine davanti ai supermercati? Che non regge il confronto con gli altri deragliando alla fine in reati come lo spaccio di droga, i furti, le rapine, gli stupri? Siamo diventati quindi un Paese pericoloso. Il Pd la smetta di difendere a spada tratta gli sbarchi e l’invasione di un Paese-microbo come l’Italia. Le migrazioni e gli stranieri non devono prestarsi alla speculazione partitica. Ed anche il nostro Papa, non confonda la difesa dei deboli e dei fragili, che pure gli compete, con l’avallo della clandestinità e dei reati.
Il superpremierato. Un potere che vuole limitare fino ad annullare i poteri: Quirinale, Parlamento e Magistratura
Lo abbiamo già scritto. Questo governo, la sua leader ci incuriosiscono, e ci spingono ad osservare con attenzione e con pazienza. Ma è indubbio che ha esordito con famelica aggressione di ogni spazio istituzionale, con quella ben nota intenzione di riaffermare la supremazia egemonica della destra. Il premierato, che pure ci piace, rischia di nascondere alcune insidie sottili.
Come ad esempio quella di disattendere gli stessi obiettivi dichiarati, innanzitutto indebolendo il Presidente della Repubblica che perderebbe quel suo intelligente potenziale “contropotere”. Se si legge la bozza del disegno di legge sul premierato, il premier eletto direttamente da noi potrebbe anche essere sostituito da un altro parlamentare della stessa maggioranza.
In poche parole, gli elettori che hanno votato direttamente Meloni premier, potrebbero ritrovarsi un governo guidato da Salvini o Tajani. Ne uscirebbe fuori, come scrive l’avv. Vittoria Baldino, un Parlamento con una funzione totalmente ornamentale, senza un reale potere di indirizzo e di controllo, continuamente sotto scacco, e con un governo tutt’altro che stabile. E per di più a rischio di incostituzionalità, in quanto una maggioranza del 55% a reggere un governo è stato già bocciata da due sentenze della Corte Costituzionale.
A meno che, e qui ci si accappona la pelle, un governo ed un premier così eletti non vogliano politicamente inquinare anche le composizioni delle Alte Corti di Giustizia.
Insomma, speriamo non sia così, si profilerebbe una scorpacciata di poteri, che potrebbe estendersi ad un assedio alla stessa magistratura. La separazione delle carriere tra giudicante ed inquirente già in altre occasioni l’abbiamo giudicata come inutile ed ingiustificata. La domanda di magistrati che chiedono il passaggio da una carriera all’altra è infatti inconsistente ed irrisoria. Che senso ha tenerle dietro? A meno che non sia tutta una manovra per attaccare l’autonomia delle toghe. Che senso ha, ad esempio, la proposta di sottoporre la magistratura inquirente, le Procure ed i Sostituti, ad un controllo non più del Csm, ma bensì del Governo e dei ministri degli Interni e dell’Economia. Se fosse davvero così, se dovessimo vivere in una costituzione incostituzionale, allora ben venga il permierato. Diremmo così direttamente alla Meloni, bocciandola, che il suo superpremierato onnipotente non va.
In un Paese di precarietà e di ribaltoni certo, ma dove la democrazia è comunque garantita dalla rappresentanza del popolo in un Parlamento dai pieni poteri.