Dopo le polemiche dei giorni scorsi sull’assegnazione del centro “Santi Cosma e Damiano” di Eboli alla Ises, che è un’altra società rispetto alla Nuova Ises, Cronache è entrata in possesso del provvedimento dell’Autorità Anticorruzione ed è in grado di fare chiarezza sull’intera vicenda. Sul caso stanno facendo gli opportuni approfondimenti Procura della Repubblica e Corte dei Conti. Quest’ultimo organismo è chiamato in causa per valutare la condotta dell’amministrazione comunale di Eboli, proprietaria della struttura poi concessa all’azienda che si occupa di riabilitazione. L’indagine dell’Anac inizia nel mese di dicembre del 2016 in seguito a un esposto nel quale si chiede fare delle verifiche sull’affidamento, da parte del Comune di Eboli, della struttura denominata “Centro Polifunzionale dei Santi Cosma e Damiano” alla Società Cooperativa Istituti per l’Istruzione e l’Educazione Sociale e in Comunità (in prosieguo “Soc. Coop. Ises”), avvenuta in assenza di procedure ad evidenza pubblica”. Il fascicolo che viene aperto dall’Authority, numero 301/2017, si conclude con la delibera numero 613 del 4 luglio scorso e stabilisce la illegittimità di una serie di procedimenti. A cominciare dall’assegnazione del centro alla Ises senza gara pubblica.
L’intervento del sindaco
I fatti contestati si svolgono verso la fine del 2016. E’ il 12 dicembre quando il consiglio comunale di Eboli stabilisce “di dare indirizzo al sindaco per il trasferimento degli ammalati residenziali in uno con l’azienda Ises in liquidazione, presso il Centro Polifunzionale perché continuino a ricevere cure e terapie”. L’assise, nella medesima delibera, precisa però che il trasferimento deve ritenersi a titolo oneroso e temporaneo e che gli uffici comunali devono “predisporre avviso ad evidenza pubblica per l’affidamento della struttura secondo le finalità a cui essa è destinata”. La situazione però precipita e il 14 dicembre del 2016 il primo cittadino Massimo Cariello, con l’ordinanza numero 335, concede alla società cooperativa Ises l’immobile per 90 giorni e in via straordinaria e urgente. Successivamente, e siamo al primo febbraio del 2017, la giunta municipale, con delibera numero 21, fissa in 10.000 euro al mese il canone che la Ises deve pagare per l’utilizzo della struttura.
Cambia la destinazione d’uso
Quella che doveva essere un’assegnazione temporanea diventa di fatto permanente, attraverso una serie di proroghe. Che l’Anac elenca: ordinanza 110 del 5 maggio 2017, proroga di 90 giorni; ordinanza 194 del 4 agosto 2017, ancora 90 giorni; ordinanza 255 del 2 novembre 2017, 45 giorni; ordinanza 303 del 18 dicembre 2017, proroga fino al 9 gennaio 2018; ordinanza numero 3 del 9 gennaio con proroga fino al primo marzo. Non è tutto. Il 2 marzo 2017, sempre con provvedimento del sindaco (il numero 48), alla Ises viene rilasciata un’autorizzazione in via straordinaria ed urgente “all’esercizio delle attività socio sanitarie da svolgere nell’immobile”. Un atto che scatena le ire della Regione (come vedremo nell’articolo in basso).
Un lungo elenco di violazioni
L’Anticorruzione conclude la sua istruttoria rilevando una serie di irregolarità, che elenca a margine del resoconto. Prima di tutto il procedimento effettuato dal Comune viene ritenuto “contrario alle regole di evidenza pubblica”, quindi la concessione dell’utilizzo del centro polifunzionale “Santi Cosma e Damiano” alla Ises non poteva essere autorizzata. Irregolare anche la delibera di fine dicembre 2016 del consiglio comunale. Perché, a detta dell’Anac “risultava adottata in assenza di parere di regolarità tecnica ed economico finanziaria, nel presupposto che trattasi di atto di indirizzo. In realtà ciò che risultava essere stato realizzato con la Deliberazione de qua era un atto di gestione costituito da affidamento diretto”. E ancora: l’ordinanza urgente del primo cittadino, la 335, “risultava priva dei presupposti giuridici richiesti dalle norme (articoli 50 e 54 del D.lgs. 267/2000), e confermati dalla giurisprudenza, in quanto l’Amministrazione comunale era già a conoscenza, da tempo, della situazione in cui versava la cooperativa Ises”. Infine la questione del fitto, 10.000 euro al mese. “Nella determinazione del suddetto importo, non si teneva conto che l’operatore economico affidatario svolge un servizio che produce delle utilità economiche, che devono essere considerate ai fini del calcolo del valore della concessione in uso del bene”, scrive l’Anac.
Regione, via il finanziamento E l’Asl: “Tutto denunciato”
In questa storia di assegnazioni urgenti, cooperative sull’orlo del crac e soldi pubblici gestiti senza troppi controlli entrano in gioco anche la Regione Campania e l’Asl Salerno. Nel mese di maggio del 2014 l’ente di Palazzo Santa Lucia assegna, con decreto dirigenziale numero 11, un finanziamento per la realizzazione, ad Eboli, della “Casa per accoglienza per i pellegrini dei Santi Cosma e Damiano”. L’opera ha un costo di 5 milioni e 949mila euro, in parte coperti dal finanziamento regionale. Arriviamo al mese di aprile del 2018 e l’amministrazione De Luca, dopo aver verificato che nel frattempo la casa per pellegrini è diventata un centro privato di riabilitazione, con decreto dirigenziale numero 35 revoca il finanziamento concesso quattro anni prima. Non è spiegato, nell’istruttoria, se nel frattempo i soldi sono arrivati a destinazione perché in questo caso si aprirebbe anche un contenzioso giudiziario tra Regione e Comune di Eboli. L’amministrazione regionale sostiene che l’intervento ammesso a finanziamento riguardava la costruzione di un edificio per l’accoglienza attraverso attività di inclusione sociale ed assistenza a favore dei fedeli e dei pellegrini, nei confronti dei ceti sociali emarginati, degli anziani auto sufficienti e non, dei minori, delle ragazze madri, dei giovani in difficoltà nelle strutture scolastiche, degli immigrati, degli alcolisti e delle famiglie in disagio. Cosa che non è avvenuta. C’è poi la vicenda dello scontro con l’Asl Salerno. Contattata dall’Anac per fornire delucidazioni in merito alla vicenda, l’azienda sanitaria locale ha fatto sapere di essersi attivata già nel 2015 per trasferire i pazienti della Ises presso altre strutture, con il consenso delle famiglie. Il commissario liquidatore della Ises e il Comune di Eboli sostengono però che, nonostante le sollecitazioni circa una distribuzione delle persone in cura presso altri centri l’Asl non ha fonito risposte. Il problema sta anche nel fatto che, entrata in crisi finanziaria, la Ises ha perso l’accreditamento regionale. “L’assegnazione della struttura a questo soggetto privato – scrive l’Anac – è avvenuta sulla base di note interlocutorie intervenute con il liquidatore della cooperative e i familiari dei pazienti, senza però verificare la posizione del soggetto che era istituzionalmente interessato al procedimento, ovvero la Asl di Salerno”.
Il Comune va al contrattacco: “Tutelata la salute dei pazienti”
Il Comune di Eboli ha difeso le proprie scelte fornendo una dettagliata ricostruzione dei fatti all’Autorità Anticorruzione. E ha attaccato l’Asl Salerno. “Il centro Ises eroga prestazioni socio sanitarie in regime di accreditamento (poi sospeso) e solo alla fine del 2016 siamo venuti a conoscenza dello stato di crisi della cooperativa, parlando sia con i dipendenti che con il liquidatore”. Quanto all’assegnazione della struttura “abbiamo agito così – dicono all’Anac – per tutelare l’incolumità dei pazienti in assenza di soluzioni intraprese dagli enti preposti (l’Asl, nda) e per l’impossibilità di procedere alla ricollocazione dei degenti in altre strutture”. Secondo quanto riferisce l’amministrazione ebolitana nel corso di un Tavolo tra le parti ospitato dalla Prefettura di Salerno, siamon nel 2017, l’Asl non avrebbe dato alcun riscontro in merito alla ricollocazione dei degenti. Da via Nizza, però, smentiscono questa ricostruzione (vedi anche articolo a lato). Questione canone di affitto del centro “Santi Cosma e Damiano”. L’ente precisa che “il quantum del corrispettivo per la concessione è stato determinato facendo riferimento alle quotazioni fornite dall’osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia del Territorio, fornendo all’uopo una relazione di stima”. Inoltre, sempre secondo quanto riferito all’Anac, il fitto è stato pagato per i primi cinque mesi e poi sospeso, “infatti per i canoni non pagati sono state avviate le procedure di recupero coattivo”. E ancora. “L’Ises – dichiarano i responsabili comunali nel corso dell’audizione presso l’Authority – non è un’azienda che gestisce servizi per conto del Comune, ma un soggetto giuridico privato che svolge prestazioni socio sanitarie in virtù di apposite autorizzazioni regionali in regime di accreditamento, che attualmente risulta sospeso”.