Di Giuseppe Fauceglia
In questi giorni di tempesta che hanno travolto la vita privata, il ruolo di governo e le aspirazioni politiche del dott. Sangiuliano, tra gli argomenti utilizzati dalla stampa di sinistra ne ho potuto notare tre, particolarmente spiacevoli: la statura, l’età e l’essere meridionale. Sugli ultimi due argomenti parla la storia e la letteratura: l’essere meridionale non è segno né di inferiorità cognitiva e percettiva (anzi, il contrario!) né di ingenuità; l’essere avanti negli anni è sempre segno di saggezza e di distacco dalle cose del mondo (ricordiamo tutti di aver tradotto al liceo Cicerone, “De Senectute”). Il lettore suggestionato da questi argomenti dirà: ma il fu Ministro nella vicenda che lo ha riguardato non ha palesato tali qualità. L’argomento a contrario manifesta, però, la debolezza di quello principale di cui innanzi si è detto, perché se il Sangiuliano avesse utilizzato le qualità dell’essere meridionale e dell’essere un po’ avanti nell’età, la sig. ra Boccia da Pompei, nonostante le sue estrinseche ed evidenti qualità, non si sarebbe neppure potuta avvicinare al Ministero dei Beni Culturali. Lasciando da parte speciosità, cattiveria, bieca strumentalizzazione politica del caso (propria di chi, non avendo altri argomenti, si aggrappa all’indotto clamore mediatico della vicenda, per dare la giustificazione del suo “essere opposizione”) o le denunce presentate da chi intende trasferire la politica nelle stanze delle Procure, e finanche dei possibili mandanti, voglio in questa sede difendere le ragioni dei “diversamente alti”, categoria alla quale per motivi oggettivi appartengo. Per altro, la difesa mi pare più che opportuna, stante l’impluvio “sinistrense” sui social, in cui viene postata la foto del Ministro dimissionario e del nuovo Ministro Alessandro Giuli, con la frase “diversa altezza, ma uguale statura”. Invero, almeno vis a vis, non ho mai ricevuto particolari offese per il mio essere, se si esclude – ma il caso resta davvero poco rilevante e da chi scrive da tempo superato – quanto scritto sui social da un presidente di un ordine professionale che, con riconosciuta eleganza, confutò un mio argomento di critica con le parole di una nota canzone di Fabrizio De Andrè, tratta dall’”Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, riferita, però, ad un giudice e non ad un avvocato. Comincio, allora, con il dire che i “diversamente alti” hanno grandi qualità, che non si limitano a quella, invero solo predicata, particolarmente apprezzata dalla vecchietta di un’altra canzone di De Andrè. Queste qualità si estrinsecano nei rapporti con il mondo, specialmente nei confronti degli “uomini alti”, nei cui riguardi potremmo evocare il detto latino “rara virtus in corpore longo”. I “diversamente alti”, anche in politica come nella vita, per ragioni connesse alla loro presunta debolezza, sono particolarmente prudenti e, in qualche modo, diffidenti: esaminano con cura il loro interlocutore, non si lasciano coinvolgere in facili entusiasmi (anche amorosi), assumono una posizione in genere difensiva, non credono facilmente alle promesse, esaminano con attenzione le eventuali richieste o i possibili atteggiamenti della controparte, specie se immaginano qualche tranello o qualche particolare interesse. Questa peculiarità si manifesta anche nell’agone sportivo, ad esempio, nel calcio, chi scrive non amava mai affrontare fisicamente l’avversario, preferendolo anticiparlo o utilizzare, come dire, qualche fallo non proprio tattico. Insomma, la prudenza resta una caratteristica dei “diversamente alti”. Se così è, l’argomento utilizzato, con sottile perfidia, dalla stampa scandalistica di sinistra non risulta fondato, anche se, dallo sviluppo della vicenda che ha riguardato proprio Sangiuliano, potrebbe in ipotesi dedursi che, a volte ma raramente, il “diversamente alto” diventa “particolarmente ingenuo”.