Inseguendo quel suono - Le Cronache
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Inseguendo quel suono

Inseguendo quel suono

Mercoledì 13 luglio, alle ore 21, nell’area archeologica etrusco-sannitica di Fratte, il cartellone de’ I concerti d’Estate di Villa Guariglia in tour, ospita I solisti della Wind Symphonietta diretti da Gianni Mola per l’omaggio ad “Ennio Morricone – compositore eterno” 

di Olga Chieffi

Terzo appuntamento, oggi, alle ore 21, nell’area archeologica etrusco-sannitica di Fratte, del cartellone de’ I concerti d’Estate di Villa Guariglia in tour. Serata monografica dedicata ad Ennio Morricone, con i solisti della Wind Symphonietta, Arturo Sica, violino, Antonio Senatore, flauto, Maurizio Marino, oboe, Gaetano Falzarano, clarinetto, Antonio Proto, corno Fabio Marone, fagotto, Luca De Rosa, percussioni Luisa Esposito, pianoforte Alessandro Adamo, percussioni Giulio Pasquale, timpani Camillo Chianese, contrabbasso, diretti da Gianni Mola. Uno degli ensemble storici italiani, si presenta con il nuovo progetto dal titolo “Ennio Morricone – Compositore eterno”. Una mistura affascinante, concerto/teatro/cinema, all’insegna delle più importanti colonne sonore cinematografiche di Ennio Morricone. Il concerto è immerso in una stesura di testo teatrale realizzata da Gianni Mola, con la supervisione di Licia Mazzuca, in cui la narrazione di episodi e curiosità accaduti dietro la macchina da presa e l’interpretazione di famosi monologhi tratti dai film, per i quali Morricone ha scritto le musiche, faranno da guida all’esecuzione di suite e brani inerenti ai temi principali dei film legati indissolubilmente alla grande filmografia di Sergio Leone, Giuseppe Tornatore, Elio Petri e Giuliano Montaldo. La voce narrante e recitante sarà quella di Carmine Tremolaterra, uno dei più interessanti della nuova generazione di doppiatori e della preziosa e duttile voce del soprano Claudia Coticelli. Nato musicalmente nella classe di Goffredo Petrassi, Morricone esplorò ampliamente i linguaggi dell’avanguardia musicale, visitando persino Darmstadt e incontrando i post-weberniani e l’alea di John Cage. Questi i motivi alla base della sua insanabile ricerca e sperimentazione musicale, che si coniugano con le esigenze della musica applicata e della musica popolare, che sono i mondi sonori che l’hanno definito presso il grande pubblico: una miscela, probabilmente, irripetuta. Tutti avranno ascoltato nella propria vita un “Tribute to Ennio Morricone”: dietro quelle colonne sonore sonore che tutti conosciamo, fischiamo, canticchiamo, e vengono eseguite da qualsivoglia formazione, ragazzini, bande, orchestre giovanili, concerti da camera, grandi arene, c’è l’uso elegante di tecniche modernissime, come il serialismo e la musica concreta, combinate con elementi di popular music, influssi folk, canti celtici, canto gregoriano, trombe mariachi e un complesso di esecutori della taglia di un’orchestra sinfonica. In “Il buono, il brutto, il cattivo”, Morricone usa una melodia convenzionale, suonata da una chitarra elettrica, un’ocarina, e un’armonica, accanto a strumentazioni di tipo ancora meno convenzionale che includono il fischio, jodel, grugniti, vocalizzazioni talvolta irriconoscibili come umane, schiocchi di frusta e fucilate. Morricone ha voltato le spalle alle convenzioni hollywoodiane per il western e alla loro enfatizzazione dei profili melodici e dei caratteri armonici propri delle canzoni tradizionali e dell’inedia, e, così, ha definito un nuovo modello di riferimento per la colonna sonora di questo genere. La musica di Morricone è simbolo di esaltazione di tracce melodiche spesso fortemente emozionali, in una trama di armonie intelligenti. Ricercatezze preziose e, naturalmente, c’è il godimento puro di ascoltare temi che conosciamo benissimo come Metti una sera a cena, swingante e ironica, oppure Il buono il brutto e il cattivo che si rivela come un duello con quel breve spunto di note che all’origine fu ispirato dal verso del coyote, prima di sciogliersi nell’emozione purissima del Tema di Deborah di C’era una volta in America, che è una delle più belle invenzioni di Morricone, alla quale teneva moltissimo perché esprimeva molto bene il suo ideale di melodia scritta con un esiguo numero di note col massimo risultato. E, ancora l’ostinato di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, il leitmotive di “Nuovo cinema Paradiso”, unitamente al tema d’amore tratto da “La leggenda del Pianista sull’Oceano”, un film in cui Tornatore e Morricone hanno sposato le loro arti a meraviglia, creando film e musica uno per l’altro, melodie immortali, e ancora la semisconosciuta della Romanza Quartiere con il suo tocco gentile, il suo particolare “esprit de vie” è l’afflato di un artista, di un poeta che ha trovato nell’impalpabile linguaggio della Musica, nel suo indecifrabile magico messaggio un canale aperto di comunicazione intima e profonda, un metalinguaggio che travalica ogni confine e limite sentimentale, linguistico, culturale riuscendo ad aprire a tutti squarci di cielo, di cui essergli grati in eterno. La canzone è un omaggio ai due anarchici, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, che furono condannati a morte da un tribunale degli Stati Uniti nel 1921 e uccisi sulla sedia elettrica nel 1927 accusati di rapina e omicidio, ma condannati principalmente per la loro appartenenza politica al movimento radicale, invece che a seguito di un regolare processo che ne provasse la colpevolezza, oltre ogni ragionevole dubbio. Tanti gli insegnamenti ricevuti da Ennio: due su tutti: “La musica è esclusiva passione” e “se nella partitura vedi una vigna non è bene”, soleva infatti ripetere, sottolineando che la musica deve essere semplice e deve respirare, lasciando trasparire ogni nota”.