di Andrea Pellegrino
Annamaria Fontana, convertita all’Islam, arrestata nei giorni scorsi per traffico internazionale di armi, avrebbe fatto da intermediaria per un incontro tra il deputato del Movimento cinque Stelle e componente del Copasir, Angelo Tofalo e l’ex premier islamista del dissolto governo di salvezza nazionale libico, Khalifa Ghwell. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Napoli che coinvolge ora il deputato salernitano del Movimento 5 Stelle, Angelo Tofalo che qualche giorno fa si è presentato autonomamente in Procura per raccontare la sua versione dei fatti. E’ stata la stessa Fontana a tirare in ballo Tofalo davanti ai magistrati che conducono l’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e condotta dai pm Catello Maresca e Maurizio Giordano – in uno dei due interrogatori a cui è stata sottoposta, il primo di tre ore e il secondo di sei. L’indagine della Dda portò all’arresto, alla fine di gennaio, della donna e del marito Mario Di Leva entrambi di San Giorgio a Cremano, convertiti alla religione musulmana e accusati di aver trafficato armi con l’Iran ed esponenti dell’Isis in Libia. Il parlamentare salernitano dell’M5s si è presentato nei giorni scorsi ai pm di Napoli per rendere dichiarazioni spontanee proprio sulle circostanze e la natura dei rapporti intrecciati con la donna. Oggetto del colloquio con i magistrati, sarebbero stati anche alcuni spostamenti e viaggi del parlamentare, tra cui uno in Turchia, che potrebbero avere interesse investigativo. Le milizie islamiste di Khalifa Ghwell sono state protagoniste un mese fa di un tentativo di golpe con l’assalto ad alcuni edifici governativi a Tripoli. L’ex premier Ghwell, ritenuto vicino ad alcune fazioni dei Fratelli Musulmani, aveva già tentato un putsch ad ottobre dello scorso anno. Secondo la ricostruzione dei fatti il contatto tra la Fontana e Tofalo sarebbe avvenuto attraverso internet, ed in particolare i social. Ma il parlamentare chiarisce: «Appena appresa la notizia dai media (dell’arresto dei due, ndr), mi sono recato spontaneamente dai giudici per riferire loro tutte le informazioni di cui ero in possesso». «Stiamo parlando di una inchiesta secretata – racconta Tofalo a Fanpage – molto delicata, su cui sta lavorando la magistratura e il mio obiettivo, quale parlamentare della Repubblica, è ovviamente agevolare il lavoro dei giudici. In questo senso, posso dire di averla conosciuta l’estate scorsa, null’altro». Tofalo nega però di sapere dell’islamizzazione della donna e del marito: «Assolutamente no». E alla domanda se la donna avesse un ruolo nella liberazione di alcuni ostaggi italiani in Libia risponde: «Questo non potrei essere io a dirglielo, è una domanda a cui non posso essere io a rispondere».