di Andrea Pellegrino
«Il caso di Nocera Inferiore? E’ solo uno, un fenomeno avvenuto diffusamente sia a Salerno città che in provincia». Alfonso Andria, già senatore della Repubblica e già presidente della Provincia di Salerno è stata una delle vittime eccellenti delle parlamentarie del Pd del 2012. I suoi ricorsi sono rimasti lettera morta, nonostante i tanti episodi portati all’attenzione del partito sia a livello regionale che nazionale. Ora dalle intercettazioni – nell’ambito dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera dei lavori di realizzazione di Piazza della Libertà – emergono anche i brogli compiuti durante le votazioni e conseguenti indicazioni giunte direttamente dalla segreteria provinciale del Pd. «Fin dall’inizio ho scelto una linea di sobrietà – spiega il senatore Andria – non ci sono state accese polemiche, anzi dopo il verdetto e la mia collocazione al 18esimo posto – quindi una elezione impossibile – ho riunito i miei amici ed i miei elettori incitandoli a sostenere con convinzione il Partito democratico».
Dalle carte abbiamo la certezza che qualche manovra è stata compiuta
«Un dirigente del Partito democratico di Salerno mi disse testualmente: “Certo dobbiamo dire che le primarie si sono svolte in maniera un poco disinvolta”. Basta questo per capire che ciò che si è raccontato sul caso nocerino non è altro che ciò che è avvenuto in gran parte della provincia di Salerno ed anche nella stessa città capoluogo. Naturalmente ci sono comuni in cui si è votato realmente ma in molti altri no».
Qualche caso denunciato?
«Ad Eboli c’è anche un referto dei carabinieri chiamati durante le votazioni dai rappresentanti dei candidati Saggese e Valiante. Furono raccolte testimonianze e venne trasmesso tutto alla Procura della Repubblica. Il caso è stato oggetto di apertura di un fascicolo giudiziario con ipotesi di reato di truffa e sostituzione di persone. Ma la lista è lunga di anomalie riscontrate. Già la sera del 29 avevo già notato squilibri oggettivi nei dati e nell’affluenze. Si capiva subito che c’era stato un rigonfiamento con la pratica vergognosa, ormai conclamata ed accertata, dell’inclusione di schede elettorali a fronte di persone che non si sono recate al seggio».
La stessa pratica di Nocera Inferiore…
«Si ma Nocera è solo un comune. Ne mancano all’appello al 157. Ci sono realtà dove i seggi non c’erano proprio. A Salerno città in un seggio a fronte delle 300 persone recatesi realmente furono conteggiate 634 schede dall’urna; ad Eboli in 600 si recano al voto ma uscirono 1083 schede; ad Agropoli, fioccavano numeri a lotto con una affluenza concentrata dalle 13 alle 15, dunque durante l’ora di pranzo. E così via. Ho trovato centinaia di schede neppure piegate ma firmate e votate. Sempre gli stessi nomi, sempre la stessa grafia. Tant’è che scherzando con gli addetti (se così possono essere definiti) mandati per controllare dalla segreteria dissi: “Ma in questa sezione hanno avuto tutti lo stesso maestro alle elementari? Hanno praticamente la stessa grafia”».
Lei ha prodotto dei ricorsi…
«Si uno all’attenzione dei vertici regionali, l’altro al nazionale. All’epoca la commissione era presieduta da Berlinguer mentre segretario nazionale del Pd – è giusto specificarlo – era Pierluigi Bersani (all’epoca De Luca era pro Bersani, ndr). Questi ricorsi dovevano garantire le persone perbene ed invece, non tenendone conto, hanno garantito gli imbroglioni. Con quelle primarie non si sceglieva un semplice delegato, bensì un parlamentare della Repubblica. Andava prestata la massima serietà soprattutto perché in ballo c’erano seggi di persone che hanno lavorato duramente. E sia a Palazzo Madama che a Salerno ne sono ben testimoni. Una operazione condotta con i piedi, un imbroglio colossale che ha infangato il Partito democratico. Io dalla mia ho cercato di tutelare l’immagine del partito, anche quando non avevo più speranze della rielezione».
Lei si sente ancora del Pd?
«Ho rifatto la tessera. Ed è stato un atto di fede. Ma occorre correggere la rotta, basta costruire un partito sull’imbroglio, basta con questa gestione muscolare del partito. Definiscono le primarie come giornate di festa democratica, mentre qui la festa l’hanno fatta a qualcuno. Meglio, dunque, fare una riflessione su questo strumento se non si è capaci di far rispettare il regolamento. Io continuo il mio lavoro sul territorio, con i miei contatti, attraverso la mia segreteria. Non ho mai perso il contatto con il territorio e continuo a fare regolarmente politica cercando di rendermi utile».