Inchiesta Le Cronache su pronto soccorsi 2: Nocera, sarno, Ravello, Cava e Mercato S.S. - Le Cronache
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Inchiesta Le Cronache su pronto soccorsi 2: Nocera, sarno, Ravello, Cava e Mercato S.S.

Inchiesta Le Cronache su pronto soccorsi 2: Nocera, sarno, Ravello, Cava e Mercato S.S.

Dall’emergeza sovraffollamento e scarso organico del pronto soccorso di Nocera, dove le aggressioni al personale sono all’ordine del giorno, alla situazione analoga di quello di Sarno, causato dalla chiusura dell’ospedale di Scafati. L’incerta sorte del nosocomio di Cava, il buon funzionamento di quello  Ravello i problemi del “fucito di Mercato San Severino.

A cura di Alessio Vicidomini, Gabriele Musco, Carmine Pecoraro e  Lucio Senatore

  • NOCERA INFERIORE. «Questi sono i risultati della politica dell’Asl salerno e dell’ “Umberto I” , nello specifico. Non siamo tutelati». E’ visibilmente arrabbiato Rosario Fabbricatore, infermiere dell’ospedale “Umberto I”, che assieme ad una sua collega è stato aggredito nei giorni scorsi da due persone al pronto soccorso. Per lui una prognosi di 45 giorni e un intervento chirurgico al naso. «Al pronto soccorso (di Nocera, ndr) si lavora tantissimo per l’utenza. Un’utenza in piccola parte composte da balordi e noi non siamo tutelati –afferma Fabbricatore in un’intervista a Telenuova-. Sono state messe delle guardie giurate e poi si è detto che avrebbero rimesso il drappello, ma tutto questo andava fatto prima.  Noi piccoli infermieri o Oss non siamo nemmeno retribuiti per le nostre risorse». Fabbricatore batte sul problema sicurezza non solo del pronto soccorso ma di tutti i reparti della struttura sanitaria nocerina. «C’è una mancanza di tutela non solo per un pronto soccorso del genere ma anche degli altri reparti, dove si sono verificati diversi episodi spaventosi riportati anche dai giornali. E’ necessaria una maggiore tutela». Da anni si verificano violenze sistematiche al pronto soccorso di Nocera Inferiore con utenti che aggrediscono infermieri e medici o sfasciano i locali e le suppellettili perché stufi di attendere il loro turbo. Va ricordato che l’ospedale di Nocera Inferiore serve una popolazione non solo dell’Agro nocerino ma anche di parte del vesuviano, dopo la chiusura del presidio di Scafati che fungeva da filtro. Chiuso il “Mauro Scarlato”, all’ “Umberto I” si sono riversate almeno una settantina di pazienti in più al pronto soccorso che, in molte ore, rendono affollatissima la struttura e i tempi per somministrare le prestazioni si allungano notevolmente, scatenando litigi e violenze tra utenti e personale ospedaliero. Violenze che sono all’ordine del giorno, perché l’organico è nettamente sottodimensionato ad affrontare una tale mole di utenza. La chiusura del posto di polizia ha aumentato il senso di insicurezza e numerosi sono gli interventi della polizia di stato e dei carabinieri per letteralmente salvare i medici e gli infermieri dalle violenze dei pazienti o dei loro familiari, inviperiti per le necessarie ma lunghe attese per una visita o per trovare un posto letto». Alessio Vicidomini

 

  • NOCERA/PAGANI. «La revisione della spesa per il direttore sanitario del presidio di Nocera/Pagani sta a significare solo la chiusura di servizi come avviene a Pagani per il laboratorio di analisi cliniche e riduzione di quote di salario accessorio con decurtazioni illegittime ed arbitrarie ma solo per i meno abbienti – infermieri e operatori socio sanitari.  il tutto si inquadra in uno scenario di assenza di organizzazione e riordino delle strutture e dei servizi sanitari». Lo scrive in una nota Pietro Antonacchio Segretario Cisl – FP. «L’ assenza di capacità di gestione  dei dirigenti delle strutture periferiche dell’Agro nocerino sarnese con specifico riferimento al presidio di Nocera/Pagani – prosegue Antonacchio – ha raggiunto una situazione non più tollerabile.  Speriamo che il manager Squillante intervenga immediatamente per  ripristinare sane e corrette relazioni sindacali  poiché i processi di riordino e riorganizzazione dei servizi senza la partecipazione responsabile del sindacati oltre ad essere vani rischiano di arrecare ulteriori danni ai cittadini  in un sistema oramai già al collasso». Ieri mattina la Cisl ha proclamato lo stato di agitazione davanti all’ingresso dell’”Umberto I”. Avrebbero voluto parlare dell’organizzazione dell’ospedale, delle carenze degli organici, del problema sicurezza in una struttura sanitaria, dea di terzo livello, che esegue ben 12.000 ricoveri l’anno i cura mediamente 150 pazienti al giorno al pronto soccorso. Numeri incredibili, se consideriamo che anche altri reparti fanno dei veri e propri record, come ginecologia, il secondo in Campania per numero di nascite. Volevano discutere anche dei materassi non idonei alle esigenze dei pazienti. Tante problemi da risolvere ma la direzione sanitaria dell’ “Umberto I” non li ha ancora ricevuti. Bisogna una volta per tutte comprendere che i numeri delle prestazioni sanitarie (specie quelli da pronto soccorso) e i tempi di attesa sono diventati insostenibili per la struttura nocerina. Pochi mesi fa, la stessa direzione sanitaria fu costretta a dichiarare che, vista la situazione, avrebbe prediletto i ricoveri in emergenza che gli interventi chirurgici programmati o di elezione. In alcuni casi, la Tin, la terapia intensiva neonatale non ha potuto più accettare neonati. Quando si metterà mano a risolvere questa situazione? Alessio Vicidomini

 

  • SARNO. Il pronto soccorso dell’ospedale “Martiri del Villa Malta” di Sarno vive ormai da anni delle criticità piuttosto serie dovute all’aumento del numero di utenti, in particolar modo dopo la chiusura dell’ospedale “Mauro Scarlato” di Scafati. Da allora Sarno si è sobbarcato di un lavoro immane, in troppi casi i medici e il personale infermieristico sono presi di mira da persone che non vogliono rispettare il regolare rispetto dei codici definiti dall’Asl. Una problematica dovuta al grande flusso di utenza che Sarno riceve, non solo dall’Agro nocerino sarnese ma, anche e soprattutto, dai paesi vesuviani che hanno il “Villa Malta” come punto di riferimento. In troppe circostanze i sindacalisti hanno protestato contro la direzione sanitaria e amministrativa dell’azienda  che “lascia soli” i dipendenti. Costretti a turni estenuanti, dovuta ad una cronica e irrisolta carenza di personale, oltre alla mancanza di una struttura idonea ad ospitare il pronto soccorso. L’appello per maggiore sicurezza e una più efficace organizzazione dei reparti emergenziali viene sempre rinnovato ma la soluzione tarda ancora oggi ad arrivare. Tanti sono gli episodi di aggressioni subiti e denunciati, episodi abbastanza seri a cui finora non si riesce a mettere la parola fine. Gabriele Musco

 

  • CAVA DE’ TIRRENI. E’ stato uno degli elementi di dibattito nella recente campagna elettorale ma per il “Santa Maria incoronata dell’Olmo”, ospedale cavese, la situazione certamente non è facile. Ubicato in una struttura antica certamente non è adeguato alle esigenze moderne. Si è cercato di evitarne la chiusura trasferendolo sotto il mantello dell’azienda universitaria, ma il rischio chiusura non è certamente scongiurato. Il pronto soccorso non ha più i numeri di un tempo, quando all’ospedale cavese si rivolgeva tutta l’utenza della Costiera amalfitana. Ormai, perlopiù si ricorre a Cava l’utenza cittadina e quella di Vietri sul Mare. Occorrerebbe una seria ristrutturazione e ammodernamento dell’intero edificio, c’è chi ne pensava a una delocalizzazione in altra zona della città, ma il destino della struttura sanitaria cavese sembra attendere un triste declino. I tempi di attesa per le prestazioni del pronto soccorso non sono lunghi ma molti utenti, per patologia più complicate, preferiscono raggiungere l’ospedale di Nocera, distante ouan decina di chilometri) o Salerno, più o meno alla stessa distanza. Lucio Senatore

 

  • MERCATO SAN SEVERINO.  Un ospedale con qualche problema dove tutto o quasi funziona bene e con diverse eccellenze. Questa la radiografia dell’ospedale “Amico Gaetano Fucito” di Curteri di Meracto San Severino. Il pronto soccorso, diretto da Gaetano Maio,  del nosocomio rischia il collasso per  carenza di personale e mezzi. Per il mancato turn over dovuto alla mobilità ed al pensionamento mancano infermieri e medici. Tra i problemi dell’ospedale oltre al fatto di essere a padiglione, anche il mancato aggiornamento tecnologico di tutti gli impianti. Vi è una chiusura parziale del reparto di ortopedia dopo il trasferimento a Sarno, nel gennaio 2012, del primario Antonio Toro. Al suo posto è arrivato il professore Nicola Maffulli, docente all’Università di Salerno e luminare internazionale. Tra le eccellenze dell’ospedale figurano il reparto di urologia diretto dal Giuseppe Barba, di quello di chirurgia Fulvio Casella, oncologia diretto di Nicola Lambiase, l’allergologia guidata da Mario Lo Schiavo, l’ endoscopia guidata da Attilio Maurano, segretario regionale della Cisl Medici e l’angiologia guidata da Enzo Prisco. Il comitato proospedale guidato da Peppe Saggese e Luca Picarella non abbassa la guardia sui problemi della struttura sanitaria della valle dell’Irno. Carmine Pecoraro

 

  • Ravello. Non ci sono problemi per il servizio di emergenza in Costiera amalfitana. Un buon servizio di accoglienza e di funzionamento contraddistingue l’ospedale di Castiglione. Nonostante le piccole dimensioni, l’ospedale è riuscito a gestire anche diverse emergenze sanitarie, Collaudato anche il sistema di trasporto in elicottero per i casi più gravi. Molti inglesi e americani rimangono sorpresi per la qualità del servizio e per l’assistenza gratuita fornita per il pronto soccorso. Purtroppo, manca la chirurgia di urgenza che avrebbe potuto affrontare molti casi di emorragie interne che adesso devono essere trasferiti a Salerno in eliambulanza. Purtroppo, di notte, l’elicottero non si alza in volo e quindi il trasferimento dev’essere effettuato in ambulanza. Lucio Senatore