di Peppe Rinaldi
…E il fatto che nella città resa famosa da Levi si siano succedute da circa vent’anni amministrazioni di sinistra particolarmente amiche dei vertici della struttura, al punto da confondersi a volte con essa (vedasi il caso dell’attuale sindaco del Pd Martino Melchionda che ne è stato addirittura amministratore per anni e che oggi, tra le altre cose, è sotto processo proprio per ipotesi di abuso commessi in relazioni all’iter autorizzativo dell’Ises) spiega una marea di cose. Le stesse che a breve cadranno sul capo di Squillante, che tutto è (sarebbe) tranne che organico all’arcinoto sistema di potere che governa la sanità campana da quasi 30 anni. Ma le cose non sembrano cambiate granché. E proviamo a spiegare il motivo. Omissis ha contattato il dottor Mario Rosario Capone il capo della commissione istituita dall’Asl -quindi da Squillante- che ha coordinato le varie sottocommissioni dislocate nei centri del territorio di competenza, per capire come mai nell’elenco delle strutture che non hanno ottenuto l’accreditamento non comparisse l’Ises di Eboli. Il dottor Capone riferisce ad Omissis che il centro ha avuto parere positivo, cioè l’accreditamento ci sarebbe stato. Roba da non credere, eppure l’ha detto per davvero. «Mancava solo un documento che abbiamo chiesto al comune, l’ente ce l’ha consegnato e per noi è tutto a posto». Mancava solo un documento? E l’agibilità e tutto il resto? «Il Comune di Eboli ci dice che nulla osta e noi Asl non siamo tenuti a verificare quanto dichiaratoci. Del resto non ne siamo a conoscenza». Ah no? Se ne deduce che l’Asl non serva a nulla, che le leggi valgano solo per gli altri (dal negozietto di frutta al capannone industriale, dalla clinica privata alla salumeria) tranne che per la mitica «clinica del Pd»; che i vertici fatti in prefettura alla presenza di sindaco, consiglieri comunali spesso impastati con dipendenti del centro, sindacalisti e Asl venivano fatti tanto per farli, e via dicendo. Si consideri che alla riunioni in prefettura doveva andarci personalmente il manager Squillante, il quale da mesi sa tutto e che, evidentemente, non ha ancora capito i fastidi che si sta tirando addosso appena gli altri sette centri (dalla Comunità Emmanuel di Eboli, all’Elios di Castellabate, dal Tivan di Battipaglia al “Cilento srl” ed altri nell’Agro e altrove) in condizioni strutturali e normative decisamente migliori dell’Ises che hanno avuto le domande escluse con il laconico “non ok” verrano a saperlo. E poi, dando per buone le parole di Capone, se ne potrebbe dedurre che all’Asl siano state consegnate carte false, quantomeno diverse da quel che in questi anni sono circolate. Altrimenti c’è dell’altro. Presumiamo cosa, considerando la selva della burocrazia e i suoi storici meccanismi che spiegano l’inspiegabile. Squillante spedì in prefettura una sua rappresentante, tale dottoressa Scaramuzza, la quale -si legge nei verbali- pur essa affermò di sapere che l’Ises non ha le autorizzazioni imposte dalla legge e chieste per tutti gli altri. Poi, come se la cosa riguardasse uno stato estero, aggiunse pure che i soldi l’Asl li avrebbe mandati lo stesso: cioè l’Asl di Salerno, durante la gestione Squillante, manda danaro pubblico a centri abusivi. E, a quanto pare, continuerà a farlo se le parole del dottor Capone risultassero confermate: ad ora la delibera non è pubblicata, il che riporta al problema descritto in esordio, cioè la decadenza di Squillante, stretto tra la possibilità che qualcuno legga questo articolo e decida di «inforcarlo» e la prevedibile pioggia giudiziaria (ora che di carriere politiche a magistrati non se ne devono garantire, almeno non subito) che cadrà copiosa se il centro ebolitano si vedesse accordato un permesso che altri possono solo sognare. Un dubbio sovviene, anzi un interrogativo: ci sarà una relazione tra il recente ingresso nel Cda dell’Ises di un non socio, un