Grande concorso di pubblico nel Complesso Monumentale di San Pietro a Corte, nell’aula superiore della Confraternita Santo Stefano, per il doveroso tributo a GianCappetti, il Signore della ceramica
Di AMBRA DE CLEMENTE
Reunion nell’aula superiore del Complesso monumentale di San Pietro a Corte, appartenente alla Confraternita di santo Stefano, in memoria di GianCappetti, con la V edizione di Illuminando Colora, la mostra realizzata attraverso un connubio tra Artigianato artistico e Gruppo Archeologico Salernitano, i cui curatori Maria Grazia e Paolo Cappetti, hanno scelto i pezzi cui sono più affezionati. A ricordare la figura amtissima del maestro ceramista, il poeta Rino Mele, al docente ordinario di Archeologia Medievale dell’Unisa Paolo Peduto, sempre attivo in conferenze su Lagopesole e pubblicazioni, del quale siamo in attesa del suo ultimo lavoro sul Castello Arechi e il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli che non ha voluto far mancare il suo saluto all’uomo e all’artista che possiamo incontrare tra le scandole della cupola della Chiesa dell’Annunziata. Tra i banchi della congrega la figlia Mariagrazia, emozionata e contenta dell’abbraccio tributato dalla cittadinaza. “Com’è nata la passione di Giancappetti per la ceramica?” “Da bimbo curioso – ha risposto Mariagrazia – dopo una lezione di ceramica presso la scuola Barra. Mio padre ascoltava, anzi sbirciava da lontano le lezioni del maestro Rossi. Una vita piena di tante cose, ha studiato presso l’istituto Magistrale, non so forse ha ottenuto il titolo da privatista presso l’istituto d’arte. Il fratellone Carmine insegnava all’Istituto superiore. Giovanni Cappetti ha insegnato alle scuole elementari. Il piccolo era grafico, disegnatore, dopo due anni di architettura è andato a lavorare a Torino presso un grande indirizzo di grafica, la carta del Mon Chèri fu realizzata da Giancappetti. Cercando lavoro a Torino, ha incontrato il titolare dello studio grafico. L’arte e la creatività a servizio della pubblicità, un senso dell’estetica, un animo buono per etichettare cioccolatini, vini, che rientrano nella memoria come il celebre fiocchetto su carta rosa. Una fabbrica di ceramica a Canalone fu la prima fabbrica di ceramica, che andò via con l’Alluvione, poi via Irno e Molina di Vietri. Allargandosi la fabbrica si trasferì a Pagliarone. Spazi grandi per la produzione e per i lavori per la campagna romana, con committenze arabe, internazionali e anche per gente dello spettacolo”. La cupola che ritroviamo della mostra è il suo modello ideale, quello che ritroviamo sulle diverse chiese della Divina. Di lì il restauro della cupola dell’Annunziata, la sua ultima opera. “I colori del Medioevo – secondo Paolo Peduto – proiettati in una tavolozza di ineffabile luminosità dell’ultimo Gian Cappetti, rievocata dalla memoria di “Illuminando Colora”. A quasi tre anni dalla scomparsa del maestro, ricordiamo, nella Notte dedicata a Sant’Antonio Abate, patrono del fuoco, degli animali e dei ceramisti, il suo segno s’illumina nelle foto e nei ricordi della persone, rivive nei nostri cuori attraverso l’eco della sua firma, l’arte ed artigianato che si fondono per prodotti artistici di lusso, esposti nella preziosa cornice di San Pietro a Corte. Il Prof. Ronga, maestro ceramista, vicepresidente del Consorzio arte e artigianato, ha presentato la mostra e la collaborazione di Felice Pastore, Paolo Baratta e Camilla Palumbo per l’allestimento che ogni anni viene ripetuta con professionalità, dedizione ed impegno, all’interno dell’Associazione Nazionale Gruppi Archeologi d’Italia, in oltre cinquant’anni di eventi culturali. Un “ Medioevo colorato” quello di questa cappella – ha continuato Paolo Peduto – conosciuto da GianCappetti, nelle cene con Matilde Romito. Giancappetti era presente quando si discuteva di ceramica della costiera, a Ravello, nell’ambone a San Giovanni a Torio ci sono grandi smalti di ceramica d’importazione siriana, persiana del XII- XIII secolo. Un mondo mediterraneo importantissimo con la circolazione di oggetti di lusso, ceramica smaltata, di grande livello qualitativo, con piatti, vassoi, ceramica di lusso importata dalle famiglie della costa d’Amalfi. Quei blu orientali sono i colori del mare di GianCappetti “Un mare verticale profondo, in ispaccato – ha affermato Rino Mele ricordando l’amico e l’artista” La verticalità del mare come prospettiva interiore per guardarvi dentro, attraverso il lavorìo del sogno, lui, uno strumento musicale, per sapeva ascoltare con tenerezza, incurvandosi verso l’altro, in una ragionevole corrispondenza d’affetti.