di Alessia Ferraioli
Il teatro fa parte del patrimonio artistico e culturale di un popolo ed è specchio dei valori da esso propugnati. Sin dai tempi più antichi veniva utilizzato come sistema per trasmettere valori agli uomini e alla società intera. Ecco, quindi, l’importanza di quest’istituzione e di qualsiasi altra forma d’arte in generale. Il suo fine? Intrattenere certo, ma, soprattutto, rappresentare l’identità di un popolo. Tuttavia è dal primo DPCM di marzo 2020 che i teatri sono stati chiusi e continuano a esserlo a distanza di un anno. È una grande problema per tutti; senza considerare il grosso danno recato alla moltitudine di lavoratori in questo settore, a cui non appartengono solo attori e musicisti. A essere coinvolti negli spettacoli teatrali e nell’organizzazione interna di questi ultimi, vi sono tantissime altre figure, necessarie e indispensabili, che di rado vengono nominati. Ne fanno parte registi, direttori di scena, direttore artistico, costumisti, scenografi, attrezzisti, tecnici delle luci e dei suoni, elettricisti, macchinisti e, se si pensa a spettacoli musicali, ancora musicisti, coristi e maschere che controllano l’ingresso della sala. Bene. Tutte queste professioni, elencate uno dopo l’altra, non fanno solo parte di una semplice lista, sono professionisti che hanno seguito un percorso formativo per svolgere il loro lavoro proprio come chi si sveglia la mattina e svolge qualsiasi altra professione. Da quando la pandemia ha invaso le nostre vite, i teatri hanno chiuso. Ma l’arte e con essa la cultura, non sono mai andate in quarantena, non si sono mai fermati, perché fra le tante cose che ci hanno vietato, noi tutti abbiamo ancora il diritto di sognare attraverso l’arte. Sognare e immaginare che presto torneremo alla vita, proprio come fanno gli attori, i musicisti, le ballerine quando salgono sul palcoscenico di un teatro: sognano per far sognare.