
Pasquale De Cristofaro
Inventare per meravigliare, stupire: ecco il manifesto poetico del Barocco. Una festa per gli occhi. Con la prospettiva rinascimentale nata per mettere ordine al caos della vita e tendere al vero, alla stessa, pensata come moltiplicatore di illusioni. Sogno, delirio, viaggio nell’incantesimo. Bulimia di immagini e inverosimili mondi miracolosamente possibili dentro i confini dell’arte. Caravaggio muore nel 1610, sei anni dopo moriranno Cervantes e Shakespeare, 1616 (E’ pur vero che se penso un corrispettivo a Caravaggio tra i drammaturghi del tempo, il suo nome lo apparenterei a Christopher Marlowe 1564-1593). Nel 1623 a Parigi viene pubblicato il grande poema del Giambattista Marino, l’Adone. Elaborato nel corso di tutto il primo ventennio del secolo, incastonato entro una cornice favolistica di storie e avventure, con boschi, giardini, architetture fantastiche, decorazioni preziose: un teatro barocco vivo, un modello rarefatto ed esemplare di uno spettacolo di corte del primo Seicento. Una favola mitologica (dalle Metamorfosi di Ovidio) rappresentata da una perfetta macchina scenica in un contenitore teatrale altamente simbolico, entro una reggia, da attori cortigiani. Uno straordinario manifesto allegorico del secolo barocco fatto di preziose ottave che si apprestano ad allestire intorno ai mitici amanti, Venere e Adone, il più stupefacente apparato verbale e scenografico: “Erano i cari amanti entrati a pena / l’un l’altro a braccio in quella sala altera / quand’ecco aprirsi una forata scena, / ch’emula al giorno illuminò la sera. / Fora di luce e d’or men ricca e piena, / se s’aprisse, cred’io, la quarta sfera: / selve, statue, palagi e gli occhi offerse / la cortina real quando s’aperse”. Allestitore e regista dello straordinario spettacolo che il cavalier Marino descrive, è Mercurio: “Mercurio è quei che i personaggi appresta / ed essercita e prova ogn’istrione / e ciascun d’essi in lieta parte o mesta / secondo l’attitudine dispone”. L’evento si colloca in una dimensione eccezionale, una festa teatrale interamente prodotta e consumata nell’ambito della corte, ben differenziata dalle rappresentazioni teatrali destinate ad un pubblico più eterogeneo e comune. Gli attori che Mercurio dirige sono dichiaratamente non professionisti, come invece, e per la prima volta nella storia del teatro europeo, lo sono gli attori della coeva Commedia dell’Arte. Diventa opportuno, ora, sulla scia di un sistema critico messo a punto e proficuamente utilizzato dagli studi sullo spettacolo rinascimentale, utilizzare anche per la scena barocca come importanti criteri generali d’orientamento le categorie di festa e teatro, pur nei loro reciproci rapporti di interdipendenza e progressiva differenziazione. Per ordine della festa si intende, in questo contesto, eventi di gioco e di spettacolo che li isola entro i limiti straordinari del tempo non lavorativo, delle feste comandate, delle solennità ricorrenti, delle celebrazioni religiose e civili, della licenza carnevalesca. Momenti spettacolari eterogenei e incommensurabili che nello spazio comunitario e diffuso di luoghi pubblici nella città si dispiegano, oppure nell’ambito eccezionale e rappresentativo della corte indetti e consumati all’insegna del rito, della dimostrazione politica, del gioco, della licenza e soprattutto dello spreco economico, dello scambio improduttivo. Per ordine del teatro, invece, si intende una tendenza a promuovere una più complessa organizzazione professionale della scena e degli attori, la specializzazione di un luogo riservato, circoscritto e appositamente attrezzato (la sala o l’edificio teatrale). Un tempo, quello del teatro, che si estende oltre i confini dell’intervallo sacro e dell’eccezione festiva; un tempo che sempre di più si configura come tempo libero e profano del divertimento e profano, complementare e affine al tempo quotidiano del lavoro, sotto il comune denominatore di un’economia fondata sul mercato. Entro questi due ordini (della festa e dello spettacolo) è possibile comprendere e definire l’universo molteplice dello spettacolo. Proprio in questo secolo, e in Italia in particolare, si può paradossalmente assistere infatti ad un massimo sviluppo dei processi che li caratterizzano, a un’estrema proliferazione e autonoma organizzazione della vita teatrale. Mai feste e cerimonie sono state tanto frequenti e capillarmente diffuse, tanto fastose, ricche di apparati, ideologicamente elaborate come in questi anni: strumento privilegiato dell’assolutismo politico, della pedagogia religiosa controriformista, vitalissimo campo di sperimentazione dei diversi linguaggi artistici e delle tecniche retoriche. Ma nel Seicento, anche, si perfeziona e raffina il sistema teatrale praticamente ancora oggi in vigore. Lo spettacolo teatrale, portati a compimento e sviluppati molti dei presupposti e delle ipotesi del secolo precedente, pienamente consolida il suo statuto artistico e sociale e raggiunge un grado avanzato di organizzazione professionale e commerciale. Nella seconda metà del secolo si affermano in Italia i primi grandi teatri pubblici a pagamento. Alla fine di questo secolo, praticamente non c’è cittadina di media importanza che non si doterà di una sala o edificio attrezzato per la rappresentazione di drammi in musica e commedie: luoghi teatrali specializzati e inseriti in un circuito stagionale di compagnie comiche professioniste, di cantanti e musicisti famosi. Nel secolo barocco, insomma, feste e cerimonie si moltiplicano tanto da invadere ogni espressione e ogni momento della vita pubblica; allo stesso tempo la gran macchina spettacolare del teatro all’italiana si mette in moto, il mestiere e la cultura professionale dell’attore si organizzano e si affermano. A tal proposito, non va dimenticato che saranno proprio gli attori italiani ad insegnere il teatro in tutta Europa, e, al tempo stesso, il lusso, la cultura e le arti praticate nelle corti della penisola saranno un modello per gli altri paesi. Infatti, le minuscole e ormai politicamente marginalizzate corti italiane dei Medici, degli Este, dei Gonzaga, dei Farnese, dei Savoia, grazie ad un’abile politica matrimoniale intesseranno una fittissima rete di parentele e di scambi culturali con le maggiori corti estere, seguitando a irradiare e diffondere modelli di arte e di vita.