La Soprintendenza di Salerno ed il Comune incassano un nuovo no dal Tar di Salerno. Il tribunale amministrativo salernitano ha infatti annullato il permesso a costruire (rilasciato dal Comune di Salerno) che prevede la modifica di un fabbricato a Sala Abbagnano, proprio al confine con la chiesa di San Felice in Felline. Una importante vittoria da parte di alcune famiglie e delle associazioni ambientaliste Italia Nostra Salerno (rappresentata da Raffaella Di Leo), Altura Delegazione della Campania (guidata dal delegato Achille Cristiani), I lupi dell’Appennino (il cui referente è Alfonso Roberto Apicella) che si sono rivolte al Tribunale Amministrazione.
Questa la vicenda. «Il Comune di Salerno e la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno e Avellino approvavano la trasformazione di una normale villetta unifamiliare in un palazzone di tre piani oltre torrino e piano garage, palazzo che oscurava completamente la vista di Salerno e del suo splendido golfo a numerose famiglie, che ingenuamente, credevano di essere al riparo da obbrobri o speculazioni edilizie, grazie anche all’amorevole protezione di San Felice e della sua millenaria chiesetta longobarda in località Felline, con affreschi di Andrea Sabatini, inserita in un’area tutelata dal vincolo paesaggistico e da una servitù esistente dal 1957, ma evidentemente tutto questo non era sufficiente», raccontano le tre associazioni.
A nulla erano valsi, dunque, gli appelli, le lettere e le denunce di Altura Campania e Italia Nostra ai responsabili di questi due Enti, il sindaco Vincenzo De Luca e il soprintendente Gennaro Miccio, dove i firmatari snocciolavano i motivi tecnici e culturali che consigliavano di bloccare la costruzione dell’edificio.
«Oggi – spiegano, ancora, Di Leo, Cristiani e Apicella – lo scheletro dell’edificio è completo, la vista del mare di Salerno è impedita, speriamo temporaneamente; ovviamente la battaglia legale va avanti, e la magistratura è chiamata a decidere sull’osservanza delle leggi che regolano i rapporti tra cittadini». Nel dispositivo della sentenza pronunciata dalla Sezione di Salerno del Tar della Campania si legge che sono fondati i motivi del ricorso perché il nuovo edificio è più alto, in valore assoluto, rispetto agli edifici circostanti; che il volume di progetto del nuovo fabbricato è superiore al volume massimo consentito, ai termini della normativa regionale e del Ruec; e infine che la documentazione tecnica utile ad una completa e corretta valutazione sulla effettiva assenza di barriere architettoniche è, obiettivamente, scarna e superficiale.
«Ma nel corso delle indagini e delle analisi sul progetto approvato dal Comune di Salerno e dalla Soprintendenza di Salerno – dicono ancora – è emerso anche un aspetto ancora più clamoroso, che fa gridare al classico Colosso dai piedi di argilla, perché tutto l’aumento di cubatura consentito dal cosiddetto “Piano casa” a chi abbatte e ricostruisce ex novo, fonda su un atto presumibilmente falso, facilmente identificabile osservando le varie firme relative al vecchio proprietario. Infatti, l’ex proprietario, sul riconoscimento di una sua firma sulla vecchia pratica di condono edilizio, cascava dalle nuvole, non riconoscendo il documento che gli veniva presentato e non riconoscendo come sua la firma in calce al documento. Si spera pertanto che il Comune di Salerno finalmente prenda gli opportuni provvedimenti». Attualmente pende presso il Tribunale di Salerno, Consigliere Istruttore, il dottor Pagano, un altro procedimento civile riguardante una servitù altius non tollendi (servitù di non edificare al di sopra di una determinata altezza) esistente contro il palazzone oramai già eretto.
La battaglia continua, le associazioni Italia Nostra di Salerno, Altura Delegazione Campania e I lupi dell’Appennino saranno sempre vigili su ulteriori sconci e attentati che verranno arrecati al nostro patrimonio naturale e culturale.